Gennaio 22nd, 2025 Riccardo Fucile
“IL NOSTRO PAESE FINANZIA QUELLE PERSONE DA ANNI”… “LA POLIZIA HA FATTO IL SUO DOVERE, ARRESTANDOLO. NON E’ VERO CHE LA CORTE D’APPELLO NON POTEVA CONVALIDARE L’ARRESTO, E’ UNA SUA LIBERA INTERPRETAZIONE”… C’E’ UNA NORMA CHE REGOLA I RAPPORTI TRA CORTE PENALE INTERNAZIONALE E ITALIA PER CUI “SI APPLICANO LE DISPOSIZIONI DEL CODICE DI PROCEDURA PENALE, OVE NON DIVERSAMENTE DISPOSTO”, QUINDI LA PROCEDURA ERA VALIDA E L’ARRESTO CONFERMATO”
Applausi e grida di felicità hanno accolto Najeem Osema Almasri Habish, influente capo
della Polizia Giudiziaria libica, accusato di torture e gravi violazioni dei diritti umani all’interno del lager di Mitiga. Conosciuto anche come Almasri, l’uomo era stato arrestato dalla Digos, domenica scorsa a Torino, su richiesta della Corte Penale Internazionale (CPI), che lo ritiene responsabile di crimini di guerra, torture e violenze sistematiche.
A causa di quello che viene chiamato “cavillo procedurale”, Almasri è stato tuttavia rilasciato e immediatamente espulso dall’Italia. L’arresto era rimasto segreto fino a lunedì 20 gennaio, quando il procuratore generale di Roma ha chiesto alla Corte d’Appello di non convalidare la detenzione. Secondo il procuratore, l’arresto di Almasri sarebbe infatti avvenuto senza consultare adeguatamente il Ministero della Giustizia, responsabile dei rapporti con la Corte Penale Internazionale.
Di conseguenza, mancava la necessaria validazione formale dell’arresto. Pur riconoscendo la gravità delle accuse, la Corte d’Appello di Roma ha annullato immediatamente la detenzione, definendola non conforme alle procedure, e ha ordinato il rilascio immediato dell’uomo, che è così tornato indisturbato a Tripoli e ai gravi crimini per i quali pende procedimento davanti alla Corte penale internazionale. Gli anni di abusi e torture commessi nel lager di Mitiga restano quindi ancora molto lontani da un’aula di giustizia internazionale.
Fanpage.it ha discusso il caso con Luca Masera, penalista e docente esperto di diritto internazionale e membro dell’Associazione per gli Studi Giuridici sull’Immigrazione (ASGI), per approfondire le implicazioni legali e le criticità emerse da questa vicenda.
Il capo della polizia libica, Almasri, è stato arrestato a Torino sotto mandato della Corte Penale Internazionale (CPI), subito dopo aver assistito alla partita Juve-Milan. Come è possibile che un torturatore accusato di crimini contro l’umanità si trovasse in Italia, apparentemente libero di muoversi?
Partiamo dal fatto che si tratta di un mandato di arresto emesso dalla CPI che non era stato reso noto. In alcuni casi la Corte lo fa per evitare che il sospettato, sapendo di essere ricercato, non si muova dal suo paese. La Libia non collabora con la CPI, quindi purtroppo, anche come avvenuto in altri casi con altri soggetti, non si può far nulla fino a che sta nel proprio Paese. La Corte non ha una forza militare, ma si serve della cooperazione degli Stati. Quando il soggetto si trova in uno Stato che ha sottoscritto lo Statuto della Corte, lo Stato deve arrestarlo. Fino a che non usciva dalla Libia, l’arresto di Almasri non si poteva eseguire.
Erano giorni che però Almasri si trovava in Italia. Di chi è la responsabilità?
Dal punto di vista di chi è la responsabilità di questo fallimento, non è sicuramente della polizia. Certo, era in Italia da due giorni, ma in due giorni la polizia è riuscito a individuarlo e ad arrestarlo. Ha fatto il suo dovere. Ci sono stati invece una serie di elementi davvero inquietanti, che meritano di essere indagati.
Il ministro Nordio ha dichiarato che “il complesso carteggio è in valutazione per la trasmissione formale della richiesta della CPI al Procuratore generale di Roma”, ma nel frattempo Almasri è stato liberato. Si tratta davvero di un “cavillo tecnico”? Era possibile trattenere Almasri con un’altra procedura?
Sicuramente si. Per prima cosa, voglio precisare che quello che viene chiamato “cavillo”, è un’interpretazione molto discutibile della Corte d’Appello di Roma, che ritiene che non sia applicabile ai casi di esecuzione del mandato di arresto della Corte Penale Internazionale, la procedura che si applica invece in caso di estradizione, in cui la polizia può procedere di propria iniziativa all’arresto. Questo, per quanto riguarda il punto giuridico. Si può invece sostenere che, visto che c’è una norma della legge relativa alla Corte Penale Internazionale e i rapporti con l’Italia, che dice che si applicano tutte le disposizioni del codice di procedura penale, ove non diversamente disposto, si poteva benissimo argomentare che questa procedura era valida.
E il ministero?
Il ministero avrebbe potuto procedere a seguire ciò che diceva la Corte. Cioè chiedere al procuratore generale, e quest’ultimo alla Corte d’appello, di predisporre l’arresto. C’era benissimo, insomma, la possibilità di chiedere l’arresto. Se c’era la volontà politica di farlo.
Risulta che la notizia della scarcerazione sia arrivata nel pomeriggio, mentre Almasri era già stato liberato da ore e si trovava già su un volo per Tripoli. Perché è stata data solo la sera la notizia della sua scarcerazione? Il Ministro Nordio dice di essere stato informato tardi, è una ricostruzione plausibile?
Il Ministro diceva che stava valutando le carte, quando in realtà l’aereo italiano era già partito. E questa è una cosa gravissima. Almasri è accusato di crimini gravissimi contro l’umanità, torture, violenze, abusi sessuali. Il governo italiano, in particolare il governo Meloni, ha più volte dichiarato di voler combattere gli scafisti in tutto il mondo. Tuttavia, in questo caso, sembra che Almasri sia stato rapidamente rimandato in Libia, persino con un aereo italiano e delle scuse.
Credo sia importante mettere in luce infatti chi è questo soggetto, che ha una posizione apicale all’interno di una banda di, sostanzialmente, assassini e torturatori, che il nostro Paese finanzia da anni. Che tutti i governi hanno finanziato. Questo è l’elemento. Quindi è evidente che era interesse assoluto di tutti.
La rapidità con cui si è conclusa questa vicenda è indicativa di una scelta politica?
Si, parliamo di un personaggio che ha sulle mani la morte di centinaia di migliaia di persone. Parliamo di torture, violenze, abusi sessuali. Non è un pesce piccolo. Fa parte di quelle persone con cui il nostro Paese collabora, a cui rimandiamo le persone che facciamo soccorrere dalla Guardia Costiera Libica. Nelle loro mani e nei centri di tortura.
(da Fanpage)
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Gennaio 22nd, 2025 Riccardo Fucile
A CHI GLI HA CHIESTO QUALE PAESE ANDREBBE AGGIUNTO A UN DIRETTORIO FRANCO-TEDESCO, HA CITATO LA POLONIA, GUIDATA DAL POPOLARE DONALD TUSK… LA DUCETTA PREFERISCE ACCUCCIARSI AI PIEDI DI WASHINGTON (CHE VUOLE VASSALLI, NON ALLEATI ALLA PARI) CHE RITAGLIARSI UN RUOLO IN EUROPA
C’era una volta il treno per Kiev con a bordo Mario Draghi, Emmanuel Macron e Olaf Scholz. Un’immagine simbolo dell’Europa a trazione italo-franco-tedesca, che in due anni e mezzo è diventata archeologia.
L’ex presidente della Bce, sostituito a Palazzo Chigi da Giorgia Meloni, si è ritagliato il ruolo del vecchio saggio, il grande “ideologo” dell’Europa come dovrebbe essere (ma forse non sarà mai).
Emmanuel Macron, che ancora si crede Napoleon, lancia inutili appelli per un’Europa più forte, ma è sempre più debole in patria: il governo di Bayrou si regge sulla non sfiducia di Marine Le Pen, e la sua egomania ha travolto ogni possibile successore: nel 2027 lascerà solo macerie nel suo partito, Reinassance.
Se Macron piange, Scholz è in una valle di lacrime. E’ il cancelliere tedesco più impopolare a memoria d’uomo e ha infilato il Paese in una crisi senza uscita, tanto economica quanto politica: la Germania è in recessione, l’industria manifatturiera è esangue, e i nazisti di Afd, sostenuti oltreoceano dai tweet di Elon Musk, diventeranno la seconda forza politica del Paese.
Insomma, della foto della “trilateral” Draghi-Macron-Scholz, restano solo sbiaditi ricordi. Il mondo è completamente cambiato e bisogna rimboccarsi le maniche per adattarsi ai mutamenti di scenario. E questo vale soprattutto per i leaderini dell’Ue.
Il dato più eclatante, innanzitutto, è che in Europa l’Italia è sparita. Anzi, si è chiamata fuori. Giorgia Meloni preferisce volare a Washington per coccolare il nuovo tecno-potere di Donald Trump e Elon Musk. La Ducetta considera più importante accucciarsi ai piedi degli Stati uniti (che vogliono vassalli, non alleati alla pari) che ritagliarsi un ruolo decisivo in quella Unione europea che ha sempre visto come “matrigna”. E verso cui ha manifestato spesso insofferenza.
Il risultato è che la Sora Giorgia trumpizzata è divenuta, agli occhi dell’establishment europeo, una krumira. Anzi, una “collaborazionista” del tycoon. Con il risultato di depotenziare l’Ue nell’inevitabile scontro a distanza con la Casa bianca nelle future sfide, a partire dai dazi commerciali.
Un sentimento di diffidenza e ostilità reso evidente a Davos da Friedrich Merz, leader della Cdu e probabile futuro cancelliere tedesco.
Come ricorda oggi Federico Fubini sul “Corriere della Sera”: “A chi gli ha chiesto quale Paese andrebbe aggiunto a un direttorio franco-tedesco nell’Ue, ha subito citato la Polonia. Il prossimo leader tedesco ha anche aggiunto che bisogna dialogare di più con Meloni, ma ha avvertito: i leader europei che vanno da Trump devono prima coordinarsi con gli altri, invece di cercare di spuntare piccoli vantaggi per sé”.
Qualche giorno fa, Merz ha incontrato Antonio Tajani a Berlino e ha puntato i piedi: “Non ci alleremo mai con Afd” (i neonazisti che a Washington sedevano vicino alla Meloni e tanto cari a Elon Musk), per poi aggiungere: “Sui dazi non accetteremo che Trump tratti con i singoli stati dell’Ue”. Un “pizzino” alla Ducetta che spera di poter ammorbidire eventuali misure sulle merci italiane in virtù del suo rapporto speciale con la Casa bianca.
A ridimensionare la ribalta transatlantica di Giorgia Meloni, è arrivato anche Paolo Gentiloni, ex commissario europeo e dunque vicino al deep state brussellese: “Se Giorgia Meloni usa i suoi buoni rapporti per evitare una guerra commerciale va bene, ma bisogna stare attenti perché se i contrasti diventano robusti, fra mediatori e vasi di coccio la distanza è poca…”.
(da Dagoreport)
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Gennaio 22nd, 2025 Riccardo Fucile
LA DURA NOTA DELL’AJA: “LA CORTE STA CERCANDO, E NON HA ANCORA OTTENUTO, UNA VERIFICA DA PARTE DELL’AUTORITA’ ITALIANA SUI PASSI COMPIUTI”
«Njeem Osama Almasri Habish è stato localizzato a Torino il 19 gennaio ed è stato
arrestato con successo. L’indagato è stato tenuto in custodia in attesa del completamento delle procedure necessarie per la sua consegna alla Corte. Su richiesta e nel pieno rispetto delle autorità italiane, la Corte si è deliberatamente astenuta dal commentare pubblicamente l’arresto. Il 21 gennaio, senza preavviso o consultazione con la Corte, Almasri sarebbe stato rilasciato e riportato in Libia. La Corte sta cercando, e non ha ancora ottenuto, una verifica da parte delle autorità sui passi compiuti».
Queste le parole della Corte Penale Internazionale sul caso del comandante libico fermato questa domenica a Torino, in esecuzione di un mandato di arresto internazionale e rilasciato subito dopo.
Habish viene da molte fonti indicato come il responsabile della prigione di Mitiga (Tripoli), struttura, dove avvengono torture, in cui finiscono in cella oppositori politici e terroristi dello Stato Islamico. Si trovava in Italia per seguire una partita di calcio.
Il caso sta diventando politico. Oggi il senatore Matteo Renzi, nelle dichiarazioni di voto dopo la relazione di Nordio sull’amministrazione della giustizia, ha commentato: «Signor ministro ieri gli è capitato sul tavolo uno di questi trafficanti che la Cpi ci dice che è un pericoloso criminale e voi non gli date la caccia, anzi lo portate a casa con un aereo dei Servizi. Sono solo io a dire che siete ammattiti? Possibile che nessuno si alza e dice che non va?».
(da agenzie)
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Gennaio 22nd, 2025 Riccardo Fucile
L’AMBASCIATA ITALIANA ERA STATA INFORMATA, IL VIAGGIO DALLA GERMANIA, AMNESTY INTERNATIONAL INDIGNATA: “LO STATUTO DI ROMA OBBLIGA A COOPERARE CON LA CORTE PENALE INTERNAZIONALE”, LE DIMISSIONI DI NORDIO UN ATTO DOVUTO IN QUALSIASI PAESE CIVILE
«La rapidità con cui l’arrestato è stato rilasciato e rimandato nel suo paese d’origine non ha lasciato il tempo di correggere un’eventuale irregolarità procedurale interna. Tuttavia, questa irregolarità non avrebbe rappresentato una violazione dei diritti dell’arrestato».
Le parole di Riccardo Noury, portavoce di Amnesty International Italia, in relazione alla scarcerazione di Najeem Osema Almasri Habish, il capo della polizia giudiziaria libica che era stato arrestato a Torino su mandato della Corte penale internazionale, sottolineano tutta «la gravità del fatto che le istituzioni italiane, nel loro complesso, non abbiano rispettato l’obbligo di cooperare con la Cpi, come previsto dallo Statuto di Roma. Una cosa vergognosa».
Rispetto alla vicenda, intanto, va segnalato che sabato scorso Almasri si trovava in Germania, dove si era presentato ad un autonoleggio per chiedere se poteva riconsegnare a Fiumicino l’auto che avrebbe preso a noleggio. Lo stesso giorno la Corte penale internazionale aveva spiccato il mandato d’arresto nei suoi confronti.
In quelle ore un funzionario della Corte dell’Aja aveva preso contatto con un funzionario di sicurezza dell’ambasciata italiana in Olanda per comunicargli che Almasri sarebbe entrato in Italia, dove è stato poi arrestato la sera del 19.
Il mandato d’arresto per il comandante libico – a quanto si apprende da fonti informate – è stato chiesto dal procuratore della Corte penale internazionale lo scorso 2 ottobre. La decisione di procedere con il “warrant of arrest” (il mandato d’arresto), è stata presa, a maggioranza, sabato scorso dalla Camera dell’organismo avendo deciso che ci sono «ragionevoli motivi» per ritenere che Njeem abbia commesso crimini che ricadono nella giurisdizione della Corte e che il suo arresto “appare necessario”.
«Siamo qui per ribadire la gravità inaudita» del caso Almasri, «un criminale di guerra su cui pendeva un mandato di arresto della Cpi che è stato prima arrestato, poi rilasciato, poi accompagnato con un volo di Stato a Tripoli. Lo ha detto Nicola Fratoianni (Avs) durante la conferenza stampa con la segretaria del Pd Elly Schlein e rappresentanti di +E, Iv, M5s, Azione.
Fratoianni ha parlato di «complicità del nostro governo, del ministro» competente e «della presidenza del Consiglio» e annunciato che «i capigruppo delle opposizioni stanno inviando a Fontana una lettera congiunta per chiedere che Meloni venga in Parlamento».
Le immagini sono fastidiose. Fastidiosa la festa a Tripoli davanti all’aereo italiano che ha riportato a casa Njeem Osama Elmasry Habish, capo della polizia giudiziaria libica conosciuto come Almasri – arrestato domenica a Torino su mandato di arresto della Corte penale internazionale.
Da torturatore a eroe. Inutile dire che il video su X in cui si vede il torturatore libico portato in trionfo spalla a spalla dai suoi sostenitori, sta creando polemiche, così pure l’utilizzo dell’aereo di Stato.
Dall’arresto su mandato della Corte dell’Aja per crimini contro l’umanità alla liberazione e alla festa a Tripoli. Almasri è in Libia. Il governo non parla. E Avs chiede le dimissioni di Nordio.
(da Avvenire)
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Gennaio 22nd, 2025 Riccardo Fucile
SECONDO UN GINECOLOGO INTERPELLATO DAL SETTIMANALE, LA VENDITRICE DI ABITI DA SPOSA SEMBREREBBE ESSERE AL SESTO MESE. IL CHE DATA IL CONCEPIMENTO AI PRIMI DI LUGLIO. IL 16 DI QUEL MESE, CI FU LA FAMOSA LITE DA CUI SANGIULIANO USCÌ CON LO SBRECO NELLA CAPOCCIA… QUANDO LA BOCCIA CHIAMAVA GENNY “SUPER BABBO”
Compare sulla cover del nuovo numero di «Oggi» con una maglia nera che evidenzia il
pancione. Le foto esclusive la ritraggono mentre è in giro per Pompei, in un negozio di articoli casalinghi non distante dalla sua abitazione.
Maria Rosaria Boccia, che ad agosto era finita al centro delle cronache per il suo ruolo accanto all’ex ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano, «è incinta?». «La pancia sembra molto naturale – precisa un noto ginecologo milanese consultato dal giornale – in base alla mia esperienza, dovrebbe essere di sei mesi. Il concepimento dovrebbe risalire ai primi di luglio».
Se così fosse, vorrebbe dire che nei giorni in cui i giornali si occupavano del «caso Boccia», lei era già in dolce attesa. Da qui la domanda: «Chi è il padre?».
La domanda non è banale – precisa «Oggi» – in quanto il tema della gravidanza era già stato trattato ai primi di settembre del 2024 dallo stesso ministro. Al tempo, Sangiuliano ha presentato un esposto contro Boccia, in cui scriveva: «La notizia (della gravidanza, ndr) mi ha sconvolto e ha in me confusamente ingenerato sentimenti di timore e allo stesso tempo di protezione: la vita non mi ha concesso la gioia di un figlio, e questo lei lo sapeva bene».
A quella querela Sangiuliano avrebbe anche allegato una mail, datata 23 agosto 2024, in cui Boccia lo chiama «un super Babbo» per poi aggiungere: «Noi scappiamo, domani abbiamo la visita di controllo».
(da il Corriere della Sera)
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Gennaio 22nd, 2025 Riccardo Fucile
IL TG1 SMARRISCE 175MILA SPETTATORI IN UN ANNO, IL TG2 DELLA SERA SCENDE SOTTO IL MILIONE DI SPETTATORI. MALE ANCHE TUTTI I CANALI NON GENERALISTI, DA RAI SPORT A RAI STORIA. ORMAI LA RAI LA GUARDANO QUASI SOLO GLI ANZIANI”… “NUOVI PROGRAMMI CON ASCOLTI BASSI. IL GOVERNO STA LAVORANDO PER LA CONCORRENZA?”
“Telemeloni in caduta libera”. Si intitola così l’ultima offensiva del Pd sulla Rai. Una serie di cartelli pronti a essere pubblicati sui profili social del partito per evidenziare quello che viene definito “l’anno nero” della tv pubblica.
Nel 2024 i canali Rai hanno fatto registrare un calo dello share, cioè della media dei telespettatori sintonizzati, del 35%. A fronte di una crescita del 38% di quella dei canali Mediaset. Un travaso di ascolti che si riflette anche sui principali telegiornali, con il Tg1 che smarrisce 175mila spettatori in un anno e il Tg2 della sera che perde il 9% e scende sotto quota un milione di spettatori. Male anche tutti i canali non generalisti, da Rai Sport a Rai Storia, con la scomparsa di oltre 600mila ascoltatori.
Ma la tv pubblica perde terreno anche sul fronte digitale, con meno della metà delle connessioni attive rispetto a Mediaset e, in particolare, un’evidente fuga del pubblico giovane. In confronto a tutte le reti concorrenti, per la Rai l’età media degli spettatori è più alta. La guardano quasi solo gli anziani. Il tutto, attaccano dal Pd, a causa di scelte sbagliate da parte dei dirigenti di viale Mazzini: nuovi programmi deludenti e con ascolti bassi (alcuni chiusi in anticipo o spostati di orario), che hanno penalizzato i palinsesti
«Il governo sta forse lavorando per la concorrenza?», si chiedono con ironia i dem. Di certo, la maggioranza di centrodestra non sta facendo nulla per eleggere il nuovo presidente della Rai: stallo totale sul nome di Simona Agnes e questa mattina i parlamentari di centrodestra diserteranno, per l’ennesima volta, la riunione della Commissione di Vigilanza.
(da la Stampa)
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Gennaio 22nd, 2025 Riccardo Fucile
“SALVINI È IL PIÙ GRANDE SABOTATORE DELLE FERROVIE DELLO STATO, IN PRINCIPIO FU IL CHIODO, POI IL LUCCHETTO, POI IL PANTOGRAFO, POI L’UOMO CHE CAMMINAVA SUI BINARI. RICORDA LA SCENA DI JOHN BELUSHI, IN ‘BLUES BROTHERS’, QUANDO URLA ‘NON È STATA COLPA MIA'”
“Oggi si è vestito da Trump, prossima volta mi aspetto si vesta come i Village People”:
inizia così l’intervento di Matteo Renzi al Senato dopo l’informativa sulla situazione della rete ferroviaria nazionale.
“In principio fu il chiodo, poi il lucchetto, poi il pantografo, poi l’uomo che camminava sui binari – ha aggiunto -.
Lei ricorda un’altra grande scena americana, quella di John Belushi quando urla ‘Non è stata colpa mia’, lei ricorda lui, solo che i Blues Brothers facevano ridere e lei fa piangere”.
“Il sabotatore è il suo ghost writer, che le fa pestare bucce di banana – ha proseguito Renzi -. Nel 2014 il ministro delle Infrastrutture era Lupi” e ha ricordato “che quell’anno la puntualità dei Frecciarossa era del 96%”. “Lei è il più grande sabotatore delle Ferrovie dello Stato”, ha accusato Renzi.
“Lei è riuscito in una grande impresa: doveva fare il blocco navale ha fatto quello ferroviario, chapeau”.
Così il leader di Iv Matteo Renzi, nel suo intervento in aula al Senato nel corso dell’informativa del ministro dei Trasporti Matteo Salvini sulla situazione della rete ferroviaria nazionale.
(da agenzie)
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Gennaio 22nd, 2025 Riccardo Fucile
NEGLI APPARTAMENTI DEL 40ENNE, ORIGINARIO DELLE AZZORRE E SOSTENITORE DEL DITTATORE SALAZAR, SONO STATI TROVATI ALCUNI DEI BAGAGLI SCOMPARSI
Miguel Arruda, originario delle Azzorre e deputato a Lisbona per il partito di estrema destra Chega, da martedì è ufficialmente indagato e i suoi appartamenti a Lisbona e sull’isola di São Miguel sono stati oggetto di perquisizione da parte della polizia.
L’accusa, però, sta destando più stupore che indignazione nell’opinione pubblica portoghese: il deputato quarantenne è accusato del furto di valigie dal nastro bagagli degli aeroporti di Lisbona e Ponta Delgada (capoluogo delle Azzorre).
Dopo una serie di denunce di bagagli smarriti sempre sulla stessa tratta aerea, gli investigatori, grazie anche ai filmati delle videocamere di sorveglianza, hanno puntato le attenzioni su Arruda e i risultati delle perquisizioni confermerebbero i sospetti: le valigie sarebbero state in parte ritrovate nelle due case del deputato dell’ultradestra, noto per i suoi tweet a favore del dittatore Salazar e del militante neonazista Mário Machado (più volte condannato, quest’ultimo, per crimini di odio e violenza).
Il Parlamento dovrà ora votare l’autorizzazione a procedere nei suoi confronti, per la quale si è già detto favorevole anche il leader dello stesso partito, André Ventura, con un video trasmesso ieri sulle reti sociali dagli Stati Uniti.
(da agenzie)
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Gennaio 22nd, 2025 Riccardo Fucile
CANONI E PREZZI D’ACQUISTO CONTINUANO A SALIRE
Non si arresta la crescita dei prezzi degli affitti nelle città italiane, costringendo un
numero sempre maggiore di giovani a dover scegliere tra l’indipendenza e una maggiore stabilità economica. Non va meglio ai prezzi di acquisto, che salgono quasi ovunque, con picchi di aumento del 24% rispetto al 2019. Uno scenario nel quale i più penalizzati sono studenti e giovani lavoratori. I primi spesso non hanno un reddito, e gravano sulle tasche delle proprie famiglie, i secondi uno stipendio ce l’hanno, ma non di rado si rivela insufficiente per poter vivere da soli, anche con lauree richieste come quella in Medicina. Un medico specializzando, infatti, guadagna tra 1.600 e 1.700 euro al mese. Cifre comunque ben sopra la media, dato che i lavoratori under 30 si fermano in media a 14 mila euro l’anno.
Gli affitti dei monolocali nelle città italiane
La città più cara rimane Milano, dove un monolocale costa in media 820 euro al mese. Seguono Roma (670), Firenze (650) e Bologna (640). A fornire i dati è il centro studi di Tecnocasa, che confronta i canoni mensili della prima parte del 2024 con lo stesso periodo del 2023, rilevando aumenti medi del +3,9% per i monolocali, + 4,0% per i bilocali e +3,0% per i trilocali. Fatto 100 il prezzo degli affitti nel 2014, oggi i canoni delle grandi città toccano la quota di 133, e quelli in provincia di 122. In termini assoluti, significa che anche nelle città più economiche difficilmente si scende sotto i 400 euro per un monolocale. Le più economiche sono Palermo e Genova, dove un alloggio indipendente si affitta a 340 euro al mese.
Gli affitti delle stanze sempre più cari
Così, giovani lavoratori e studenti anziché monolocali cercano stanze, in case in cui convivere con coinquilini. Ma nemmeno quelle sono accessibili. Secondo Immobiliare.it, la media nazionale per una stanza in affitto è 461 euro al mese, in crescita del 7% rispetto al 2023 anche alla luce della domanda, che sale del 27% nello stesso periodo. Anche in questo caso, il triste primato va a Milano dove una stanza costa in media 637 euro al mese. Subito sotto, Bologna (506) e Roma (503). Prezzi che mettono in difficoltà soprattutto gli studenti. Secondo quanto riporta il Corriere della Sera, sono 900 mila i fuorisede in Italia, a fronte di appena 45 mila posti letto negli studentati pubblici. In altre parole, il 95% degli studenti si deve arrangiare. I costi eccessivi nelle grandi città spingono sempre più studenti a scegliere università in centri più piccoli. Così anche a Bari (+207%), Napoli (+185), Pavia (+180) e Brescia (+160) gli affitti volano alle stelle.
Il mercato è inaccessibile
«Durante la pandemia il problema sembrava risolto, ma si è ripresentato con maggiore veemenza», commenta al Corriere Luca Dondi, consigliere esecutivo di Nomisma, società di ricerca e consulenza. «Sul mercato della locazione – aggiunge – c’è un eccesso di domanda a fronte di un’offerta che si è ridotta perché oggi c’è meno interesse a mettere a disposizione gli immobili». Le cause? «Un po’ perché c’è la prospettiva di una maggiore redditività con gli affitti brevi, un po’ perché i proprietari hanno deciso in maniera sempre più consistente di tenere a disposizione una parte del proprio patrimonio immobiliare». Dunque, di fatto, «il mercato di fatto è diventato inaccessibile per una quota crescente di popolazione».
Comprare casa costa sempre di più
Rimane l’opzione dell’acquisto, ma anche quella si è fatta ben più ardua che in passato. Gli stipendi sono gli stessi di 30 anni fa o quasi, mentre il prezzo delle case sale vertiginosamente. Per un’abitazione di 70 metri quadrati si spendono in media 379 mila euro a Milano (+24% rispetto al 2019), 240 mila a Roma (+8%), 248 mila a Bologna (+19%) e 302 mila a Firenze (+6,8%). Molto più accessibili Torino, Palermo e Genova, tutte sotto i 150 mila euro per la stessa metratura.
(da la Repubblica)
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