Gennaio 21st, 2025 Riccardo Fucile
SCRITTA UNA DELLE PAGINE PIU’ VERGOGNOSE IN QUELLA CHE FU LA PATRIA DEL DIRITTO… IL GOVERNO CEDE ALLE RICHIESTE LIBICHE PER NON PERDERE L’APPOGGIO DEI VERI TRAFFICANTI LIBICI CHE STANNO AL GOVERNO A TRIPOLI E FANNO IL LAVORO SPORCO SUI MIGRANTI
Scarcerato a meno di 48 ore dal suo arresto e già rientrato in Libia. Diventa un giallo
internazionale e soprattutto una nuova rogna diplomatica per l’Italia la vicenda del generale Almasri, fermato a Torino sabato sera su mandato di cattura della Corte penale internazionale de L’Aia per crimini di guerra e violazione dei diritti umani e rilasciato nel tardo pomeriggio di oggi. Ufficialmente per un cavillo ridicolo, un presunto“errore” nella formulazione del mandato di cattura.
Nordio: “Stiamo valutando”, ma il criminale libico era già in volo per Tripoli
Nel pomeriggio, uno stringato comunicato del ministro Nordio aveva reso noto che a via Arenula si stava valutando il complesso fascicolo di accuse a carico di Najeem Osema Almasri Habish, che in realtà avrebbe già dovuto essere passato ai giudici della Corte d’appello di Roma, come prevede la procedura.
E invece poche ore dopo la sorpresa, che era stata preceduta da una giornata di imbarazzanti silenzi da parte del governo subito rilevati dalle opposizioni. Almasri viene scarcerato e quasi immediatamente parte con un volo alla volta della Libia
“L’errore procedurale”
Secondo le prime ricostruzioni la mancata convalida dell’arresto sarebbe stata provocata da un presunto errore procedurale. Il mandato d’arresto era stato spiccato la mattina del 18 gennaio, lo stesso giorno dell’arresto del comandante. Ma per questo genere di arresti è necessaria l’interlocuzione con il ministero e la Corte d’Appello di Roma, interlocuzione che sarebbe mancata. Dopo l’arresto di Torino, infatti, gli atti sono stati inviati al minitro Nordio che, ricevuta la documentazione, non ha fatto pervenire alcuna richiesta formale alla Corte d’Appello. Di qui la decisione dei magistrati: scarcerazione immediata.
“Arresto indegno”
A Tripoli gli amici del “generale” avevano definito indegno il suo arresto e alcuni siti di informazione si erano spinti a dire che l’Italia aveva accettato di rimandarlo in Libia dove sarebbe stato detenuto e processato.
La grana per il governo
Certo è che l’arresto di Najeem Osema Almasri Habish, avvenuto sabato sera a Torino, per il governo Meloni sarebbe potuto diventare un’altra rogna: si sarebbe infatti ritrovato stretto tra i doveri nei confronti della Corte penale internazionale e le aspettative degli amici libici a cui l’Italia assicura sostegno e finanziamenti per bloccare i flussi migratori.
Le violazioni dei diritti umani
Almasri è chiamato a rispondere di crimini di guerra, violazioni di diritti umani, omicidi, stupri, violenze, rapimenti.
Dopo l’arresto non una parola da Palazzo Chigi, silenzio assoluto da Farnesina e Viminale. Abbottonatissimi gli investigatori anche su cosa ci facesse Osama Naijm a Torino, oltre a vedere la partita Juventus-Milan sabato sera, quando è stato fermato in compagnia di tre persone, tre libici che oggi sono subito stati espulsi dall’Italia perché entrati illegalmente o perché ritenuti pericolosi. Davvero il generale Almasri e i suoi amici erano arrivati a Torino solo per vedere la partita?
Le proteste delle opposizioni
Nel pomeriggio, prima che di diffondesse la notizia della scarcerazione, le opposizioni si erano rivolte cosi al ministro Nordio. “Siamo sorpresi”, ha detto Nicola Fratoianni di Avs, “dalle parole ‘sta valutando’. C’è ben poco da valutare e aspettiamo dal ministero della Giustizia parole chiare e inequivocabili che escludano ogni possibile dubbio sul fatto che la giustizia faccia il suo corso nei confronti di un trafficante di esseri umani”.
Sulla stessa linea Arturo Scotto del Pd. “La richiesta della Corte penale internazionale”, ha affermato, “va applicata. Parliamo di uno dei capi della mafia libica. L’Italia aderisce alla Cpi e dunque deve essere conseguente con i trattati internazionali. Da questo arresto arriva, se era necessario, la conferma che il sistema che gestisce i migranti in Libia è nelle mani criminali senza scrupoli”.
Il fondatore di Mediterranea Saving Humans, Luca Casarini, mette nel mirino il governo. “Il fatto che fosse in Italia”, ha sottolineato, “nonostante ricercato con un mandato di cattura internazionale, è dovuto al senso di completa impunità che hanno questi grandi trafficanti di esseri umani, che occupano posti di vertice nelle istituzioni libiche e intrattengono ottime relazioni con le nostre, oppure c’è dell’altro? Oltre alla partita di calcio, chi doveva incontrare o ha incontrato il libico qui in Italia? Il silenzio a volte spiega molto di più di tante parole”.
(da agenzie)
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Gennaio 21st, 2025 Riccardo Fucile
LA REGIONE SICILIANA AVEVA STANZIATO IN FRETTA E FURIA 510MILA EURO PER RIASFALTARE LE STRADE IN POCHE ORE
Hanno asfaltato anche i tombini. E così gli operai dell’azienda che aveva portato avanti i lavoratori si sono dovuti armare di metal detector per trovarli e liberarli dal bitume. Accade ad Agrigento, Capitale italiana della cultura.
Tutto questo per la necessità di sistemare in fretta le strade, in occasione della visita del presidente della Repubblica Sergio Mattarella di sabato scorso.
L’intervento urgente era stato richiesto dal sindaco Franco Micciché pochi giorni prima della cerimonia inaugurale alla presenza del capo dello Stato. Il governo regionale aveva così stanziato 510 mila euro per riasfaltare le strade in poche ore.
Due giorni dopo la cerimonia, gli operai sono tornati sulle strade appena riasfaltate alla ricerca dei tombini perduti. E per trovarli, hanno usato un metal-detector, scandagliando, centimetro dopo centimetro, il manto stradale nuovo di zecca.
Man mano che i tombini venivano rintracciati, si è proceduto alla rottura dell’asfalto, come è stato documentato dalle foto di tanti agrigentini. Scavati fossi anche profondi per raggiungere le grate. Dalla Regione fanno sapere che si tratta di interventi in qualche modo preventivabili, considerata l’eccezionalità dei lavori compiuti pochi giorni prima per mettere a posto le strade
(da agenzie)
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Gennaio 21st, 2025 Riccardo Fucile
IL 63% DEI MILIARDARI NOSTRANI HA EREDITATO IL PROPRIO PATRIMONIO (IL DOPPIO RISPETTO ALLA DI MEDIA MONDIALE, 36%) E IL FISCO SOTTRAE LORO BEN POCO … 71 MILIARDARI ITALIANI HANNO UNA QUANTITA’ DI SOLDI (272,5 MILIARDI) CHE PERMETTEREBBE DI COPRIRE L’INTERA SUPERFICIE DI MILANO CON BANCONOTE DA 10 EURO…DITE ALLA MELONI CHE IL SALARIO MINIMO È NECESSARIO, VISTO CHE 1,25 MILIONI DI LAVORATORI GUADAGNANO MENO DI 9 EURO L’ORA
La ricchezza dei miliardari in forte crescita, le condizioni dei poveri in deciso
peggioramento. La quota del 10% più abbiente degli italiani in 14 anni è passata dal 52,5% della ricchezza nazionale al 59,7%, mentre la quota del 50% più povero si è ridotta di quasi un punto percentuale, passando dall’8,3% di fine 2010 al 7,4% di metà 2024. L’incremento è stato più veloce per chi già stava in cima alla piramide: lo 0,1% più ricco degli italiani ha registrato un balzo di oltre il 70% tra il 1995 e il 2016.
La ricchezza, secondo “Disuguaglianza – Povertà ingiusta e ricchezza immeritata”, il rapporto che Oxfam ha presentato in apertura del meeting annuale del World Economic Forum a Davos, non è frutto di grandi abilità, ma di situazioni ampiamente favorevoli. I più ricchi beneficiano di un rendimento medio annuo dei patrimoni (5%) quasi doppio rispetto a chi ha poche risorse da investire, che al massimo ottiene tra il 2 e il 3%.
Se poi si arriva ai miliardari, il 63% ha ereditato il proprio patrimonio, una percentuale quasi doppia rispetto al 36% di media mondiale: il fisco sottrae ben poco nel passaggio. La ricchezza dei 71 miliardari italiani nel 2024 è aumentata di 61,1 miliardi di euro, raggiungendo i 272,5 miliardi. Un ammontare che «permetterebbe di coprire l’intera superficie della città di Milano con banconote da 10 euro», osserva Oxfam.
I poveri continuano ad essere i 5,7 milioni stimati dall’Istat: per loro si fa sempre meno. Il rapporto passa in rassegna le nuove misure a sostegno della povertà, bocciandole senza appello: «Rispetto al reddito di cittadinanza, l’Assegno di Inclusione (Adi) ha comportato una contrazione del 37,6% del numero dei nuclei beneficiari e uno scostamento maggiore – eccezion fatta per i nuclei con i minori – tra le famiglie che beneficiano del sussidio e quelle in povertà assoluta nel nostro Paese», afferma Mikhail Maslennikov, policy advisor sulla giustizia economica di Oxfam Italia
Peggio ancora per i disoccupati: «L’esperienza del Supporto per la Formazione ed il Lavoro va prefigurando, per i suoi percettori, una lenta transizione dall’occupabilità alla disperazione». Ma è l’intero sistema che contribuisce a rendere i poveri più poveri, sottraendo risorse a una classe sempre meno media: un fisco iniquo, che da un lato offre flat tax e concordato fiscale, e dall’altro non fa nulla per impedire il drenaggio delle retribuzioni dei dipendenti pubblici e privati, cresciute in media del 6-7% nel periodo 2019-2023, a fronte di un’inflazione superiore di almeno dieci punti.
L’indice di Gini, che misura la disuguaglianza, in Italia è passato da 0,33 nel 1991 a 0,38 nel 2021, ma nel resto del mondo non va meglio. Tre miliardi e mezzo di persone, il 44% dell’umanità, vivono con meno di 6,85 dollari al giorno, mentre l’1%, in quella che Oxfam definisce una “simmetria perversa”, possiede il 45% della ricchezza del pianeta. […]
Mentre il numero dei poverissimi, coloro che vivono con meno di 2,15 dollari al giorno, si riduce a un ritmo lentissimo: l’obiettivo dell’azzeramento della povertà estrema dell’Agenda 2030 dell’Onu appare ormai un miraggio. Anche in questo caso, come per l’Italia, non si tratta di una fatalità, ma del risultato di scelte precise che, rileva Oxfam, il Nord del mondo impone al Sud.
Un sistema che favorisce anche enormi disparità salariali: nel Sud del mondo sono inferiori in media tra l’87% e il 95% rispetto a quelle del Nord.
I lavoratori poveri in Italia sono almeno 1 milione e 255 mila, di cui 618 mila donne e 637 mila uomini. Ovvero il 10,7% dei dipendenti pubblici e privati nelle imprese dai 10 dipendenti in su che operano nei settori dell’industria e dei servizi. Istat aggiorna il dato, nel suo rapporto quadriennale sulle retribuzioni. Ma certo è un dato parziale che può solo salire, se si include l’agricoltura, gli autonomi e le micro imprese.
Rispetto all’ultimo report, quello relativo al 2018, la percentuale del lavoro povero cresce di quasi un punto: dal 9,8 al 10,7%. Come pure sale il livello di retribuzione oraria, pari a due terzi del valore mediano nazionale, al di sotto del quale il lavoro è considerato povero: da 8,5 a 8,9 euro all’ora. Sfiorando quei 9 euro di cui si discuteva nella proposta dell’opposizione per un salario minimo legale in Italia, affossata dal Cnel e dal governo Meloni.
Istat va anche oltre. E rivela che la percentuale di dipendenti a bassa retribuzione è più alta tra le donne: 12,2% (618 mila lavoratrici) dall’11,6% del 2018. Contro il 9,6% degli uomini dall’8,5% di quattro anni prima (637 mila lavoratori).
Tra i giovani under 29 i low-wage earners, i dipendenti poveri sono ora il 23,6%, quasi uno su quattro, quasi stabili (erano il 23,9% nel 2018): circa 371 mila. Va peggio tra quanti hanno titoli di studio inferiore al diploma: i poveri sono il 18% (dal 17,4% del 2018), circa 480 mila. Nelle attività commerciali e nei servizi, settori cruciali che negli ultimi anni hanno spinto l’occupazione post-Covid, i dipendenti poveri sono il 17,5%, circa 251 mila (dal 16,4% del 2018). Mentre oltre un terzo (33,3%) dei lavoratori non qualificati è povero, dal 31,3% di quattro anni prima.
Quando si lavora meno ore oppure con un contratto precario scende la retribuzione oraria. Chi ha un part-time viene pagato per la stessa ora di lavoro il 30,6% in meno di chi ha un full-time. Chi ha un contratto a tempo determinato riceve il 25% in meno: 12,9 euro contro 17,1 euro del contratto a tempo indeterminato. Una discriminazione odiosa. Precari e sottopagati. […] La retribuzione media annua lorda in Italia nel 2022 era 37.302 euro. Quella oraria a 16,4 euro.
(da La Repubblica)
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Gennaio 21st, 2025 Riccardo Fucile
GIORGIA MELONI POTREBBE COSTRINGERE LA MINISTRA DEL TURISMO A DIMETTERSI PER EVITARE UN CALVARIO GIUDIZIARIO DANNOSO PER IL GOVERNO
C’è una data che segnerà l’addio al governo di Daniela Santanchè: prima di partire per Washington, Giorgia Meloni l’ha consegnata a Giovanbattista Fazzolari e tramite il sottosegretario ai parlamentari di Fratelli d’Italia. Il 29 gennaio la Cassazione dovrà decidere sulla competenza tra Milano o Roma nel caso in cui la ministra del Turismo risponde di truffa aggravata ai danni dell’Inps per la vicenda della cassa integrazione in Visibilia durante il periodo del Covid.
Santanchè è sempre stata convinta che il trasferimento nella Capitale allungherebbe i tempi del rinvio a giudizio – il secondo, dopo quello del falso in bilancio. Ma è un’agonia che Meloni si vuole risparmiare.
Ma il 29 gennaio è anche il giorno dopo il rientro da un viaggio in Arabia Saudita e Bahrein che la premier ha in agenda tra il 26 e il 27 gennaio, e che, al momento, prevede in delegazione la presenza di Santanchè.
Sono fonti di primo livello di Fratelli d’Italia a confermarlo a La Stampa. La presidente del Consiglio, raccontano, è profondamente delusa dal comportamento di Santanchè, perché le aveva garantito un relativo ridimensionamento della sua odissea giudiziaria. Né le piace che stia trasmettendo la sensazione di voler rimanere a tutti i costi, nonostante la dimensione delle accuse.
Tanto più che le mozioni di sfiducia che ha presentato il M5S, e che Alleanza Verdi e Sinistra e Pd sono pronti a votare, rischiano seriamente di mettere in difficoltà la maggioranza di centrodestra in Parlamento.
Fino alla sera di domenica, prima del decollo di Meloni, attesa negli Stati Uniti al giuramento del presidente americano Donald Trump, dal partito si smentiva un colloquio con Santanchè. È stata una gelida dimostrazione di sfiducia che la ministra ha colto immediatamente. Come non ha potuto non sentire il peso del silenzio dei colleghi di partito.
Nessuno si è esposto per difenderla, nessuno ha detto che dovrebbe rimanere al suo posto fino ad almeno una condanna. La linea rossa è sempre stata il rinvio a giudizio e Meloni non può rimangiarsi quanto fatto filtrare per mesi ai giornali. «Anche perché quando era all’opposizione ha chiesto la rimozione di ministri per molto meno», ricorda Peppe De Cristofaro, senatore di Avs.
Ma c’è un silenzio pubblico che pesa più degli altri, quello di Ignazio La Russa. Il presidente del Senato è un amico da sempre, un sodalizio strettissimo che si è allargato alle famiglie, e ai rispettivi partner, coinvolti in un’indagine per la compravendita di Villa Alberoni, a Forte dei Marmi. La Russa è avvocato e ha dato consigli legali alla ministra, ma sulla gestione politica della vicenda può fare poco: «È tutto in mano a Giorgia», sta ripetendo a chi gli chiede cosa succederà.
(da La Stampa)
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Gennaio 21st, 2025 Riccardo Fucile
“CIVILTÀ FIORITE, SFIORITE E RIFIORITE”, “LOTTA CONTRO LA RAREFAZIONE DEL SENSO DELLO STATO CHE AFFLIGGE I NOSTRI TEMPI PRESENTI E PASSATI”, “AGRIGENTO PUÒ FINALMENTE INTERPRETARE IL SENSO DI UNA MEMORIA CONTINENTALE EURO-AFRICANA CONDIVISA”
Aveva un che di pirandelliano il ministro Alessandro Giuli, inaugurando l’anno di
Agrigento capitale italiana della Cultura, sabato passato. Forse era l’enfasi incomprensibile, tratto comune del resto anche a Gennaro Sangiuliano, il predecessore, dimessosi per affari di cuore.
Giuli ha parlato che erano passate poche ore dalle strade rifatte – per miracolo e per fortuna, con ben 500 mila euro stanziati in tempo record da Renato Schifani il “governatore” siciliano, così da arrivare senza scorno nella città dei Templi.
Un intervento lampo, colate di bitume pure sui tombini, a peggiorare la già drammatica erogazione d’acqua in città. Ma tant’è, quando bisogna mettere una toppa, non si va per il sottile. E c’erano già state polemiche – e che polemiche -, per l’acqua infiltrata dal tetto del teatro intitolato a Luigi Pirandello che, velocemente, è stato impermeabilizzato.
Agrigento quindi è la capitale italiana della Cultura 2025. E ascoltando le parole del presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, la scommessa si può vincere. Però il capo dello Stato ha avvertito: attenti a voi, “le inestimabili risorse rischiano di deperirsi senza cura adeguata” e la consapevolezza dell’intreccio tra natura, storia e cultura mai va dimenticato.
Ed ecco le parole del ministro Giuli, pirandelliano alquanto, per i riferimenti criptici alle “civiltà fiorite, sfiorite e rifiorite”; a Girgenti “modello di una Sicilia orgogliosamente speciale e al tempo stesso schierata in prima linea con le sue straordinarie personalità istituzionali, nella lotta contro la rarefazione del senso dello Stato che affligge i nostri tempi presenti e passati”;
Agrigento che “può finalmente interpretare il senso di una memoria continentale euro-africana condivisa e farne il fermento di un ritrovato benessere individuale di crescita collettiva”…
Ora, senza mancare di rispetto a nessuno, ma alle cose va dato il loro nome. Che è semplice, tipo: speculazioni edilizie, scempio dei beni culturali e delle bellezze paesaggistiche, collusione, mafia e questo a proposito della “rarefazione del senso dello Stato”.
(da La Repubblica)
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Gennaio 21st, 2025 Riccardo Fucile
POI, DURANTE LA CERIMONIA, SE L’È SPASSATA CON IL PRESIDENTE ARGENTINO, JAVIER MILEI, IN ULTIMA FILA… L’IRRITAZIONE EUROPEA DI CUI SI È FATTO PORTAVOCE IL PROSSIMO CANCELLIERE TEDESCO, FRIEDRICH MERZ: “BISOGNA RESTARE UNITI”
La funzione in chiesa, poco dopo le otto del mattino. Poi lo spostamento alla Rotonda di Capitol Hill, per assistere di persona, fra i 600 o poco più selezionati ospiti, al secondo giuramento di Donald Trump
Ci teneva così tanto a esserci la premier Giorgia Meloni, a segnare la propria presenza e accaparrarsi uno di quei pochissimi posti a sedere al cospetto del nuovo capo della Casa Bianca che per la seconda volta nel giro di poche settimane si decide all’ultimo minuto e organizza un’andata e ritorno dell’Atlantico in ventiquattr’ore: atterraggio domenica sera alle 23.30, ripartenza ieri pomeriggio dopo la cerimonia.
Un modo per provare ad accreditarsi come il ponte ideale tra l’Europa e il nuovo corso statunitense, e forse anche evitare che provi a prendere spazio nel cuore di Trump il suo vicepremier, Matteo Salvini.
Alla fine, come prevedibile in una giornata così intensa per Trump, al presidente rieletto riesce a strappare solo un breve saluto al momento della messa.
Alla vigilia della partenza, aveva chiamato la presidente della Commissione europea, Ursula Von der Leyen, non invitata alla cerimonia, per condividere con lei il senso di una visita quantomeno irrituale: solitamente, sono i diplomatici dei vari Paesi a essere invitati, non i capi di Stato o di governo.
E infatti, ieri, gli unici altri presenti erano il presidente argentino Javier Milei, che le siede accanto e con cui le telecamere accreditate la riprendono chiacchierare nell’attesa, e il vicepresidente cinese Han Zheng.
Un’irritualità, questa presenza di Meloni come unica leader europea, che aveva irritato anche qualche alleato, a sentire il candidato cancelliere della Cdu Friedrich Merz che nei giorni scorsi aveva raccomandato ai Paesi della Ue di «restare uniti» per riuscire a «essere rispettati nel mondo e negli Stati Uniti». Mentre ieri il cancelliere uscente Olaf Scholz raccomandava a tutti di «tenere sempre la schiena dritta» nel rapporto con gli Usa.
Nell’attesa dell’inizio della cerimonia, mentre poco a poco la Rotonda si riempiva fino all’entrata finale del nuovo inquilino della Casa Bianca, la premier, sistemata a poche file di distanza dagli ex presidenti, ha cercato di tessere qualche rapporto: una chiacchiera con il segretario di Stato designato, Marco Rubio; un’altra con il nuovo consigliere per la Sicurezza nazionale, Michael Waltz.
Oltre a un saluto caloroso con Elon Musk, il plurimiliardario che dovrà sforbiciare le spese pubbliche nel governo Trump, con l’acronimo di Doge. L’esponente della nuova amministrazione a cui è forse più vicina, già da tempo: ospite due anni fa ad Atreju, la sua festa di partito, fu lui a consegnarle il premio dell’Atlantic council qualche mese fa a New York.
Il pranzo successivo è dedicato ai rappresentanti del Congresso americano. Lei va in un caffè del centro della città, una breve sosta e la ripartenza per l’Italia.
(da La Stampa)
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Gennaio 21st, 2025 Riccardo Fucile
“IL CORPO DI GIULIO ERA COPERTO DA UN TELO. CHIESI DI POTER VEDERE ALMENO I PIEDI. UNA SUORA MI DISSE ‘SUO FIGLIO È UN MARTIRE’. LÌ CAPII CHE ERA STATO TORTURATO”
“Quando ho dovuto riconoscere il corpo di Giulio ho potuto vedere solo il suo viso: ho
visto la brutalità, la bestialità, sul corpo di nostro figlio. Era coperto da un telo e chiesi di poter vedere almeno i piedi ma una suora mi disse ‘suo figlio è un martire’. Lì capii che era stato torturato”. E’ quanto afferma Paola Deffendi, la madre di Giulio Regeni, nel corso della sua audizione davanti ai giudici della prima Corte d’Assise di Roma nell’ambito del processo a carico di quattro 007 egiziani accusati del sequestro e dell’uccisione del ricercatore friulano.
Nel corso dell’audizione, la madre del ricercatore ha raccontato dell’ultima volta in cui parlò con il figlio. “L’ultima volta lo abbiamo visto, tramite Skype, è stato il 24 gennaio 2016. Ci disse del 25 gennaio, di cosa significasse al Cairo quella data. Gli dissi ‘Mi raccomando stai a casa’. Lui ci spiegò di aver fatto la spesa per più giorni, ci rassicurò”. La mamma di Regeni ha poi ha aggiunto che il 27 gennaio arrivò la notizia della scomparsa.
“Mio marito mi ha chiamato con una voce mai sentita – ha detto -. A casa mi disse che Giulio era scomparso. Quando sentii la console chiesi perché non ci avessero avvisato prima”. La donna ha ricordato che suo figlio già era stato in Egitto. “Andò nel periodo del colpo di Stato di al-Sisi, quando ci tornò nel 2015 ci disse che la situazione era più calma e si sentiva tutelato in quanto ricercatore straniero. Non espresse mai alcun timore. Il 15 gennaio era il suo compleanno e gli mandai gli auguri e lo sentii felice e rilassato”
La madre di Giulio ha reso noto di avere incontrato assieme al marito, per caso, l’ambasciatore egiziano in aeroporto. “Non l’ho mai detto prima. Ci siamo seduti accanto a lui, chiedendo se sapeva che c’era un processo in Italia sul caso Regeni, lui disse di sì”.
(da agenzie
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Gennaio 21st, 2025 Riccardo Fucile
SUI SOCIAL C’È CHI L’HA PARAGONATA AD HAMBURGLAR, UN PERSONAGGIO DELLE PUBBLICITÀ DI MCDONALD’S O CHI SOSTIENE CHE L’ISPIRAZIONE LE SIA VENUTA OSSERVANDO IL LOGO DELLA CATENA PIZZA HUT
La mise scelta da Melania Trump – e soprattutto il cappello indossato dalla First Lady anche a tavola – nel giorno dell’insediamento del marito ha scatenato ironie e sarcasmi sia in casa che fuori. Se Donald Trump ha scherzato che “con quel cappello stava per prendere il volo”, la rete è esplosa a colpi di meme che hanno paragonato il copricapo disegnato dall’americano Eric Javits a quello di Carmen Sandiego, la popolare protagonista dell’omonimo gioco per bambini anni Novanta, o a quello di Hamburglar, un personaggio delle pubblicità di McDonald’s.
C’è poi chi ha visto nell’ispirazione del cappello blu con nastro bianco e larga tesa il logo della catena di pizzeria Pizza Hut, chi ha ripescato il personaggio interpretato nel 1994 da Jim Carrey in The Mask. Paragoni irriverenti sono arrivati anche sui media tradizionali: la fashion editor del Washington Post ha paragonato il look di Melania sulle passerelle della politica di Washington come quello di “una vedova di mafia, o a una rappresentante di alto rango di un misterioso ordine religioso con un pizzico di My Fair Lady”.
(da agenzie)
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Gennaio 21st, 2025 Riccardo Fucile
IL FACT CHECKING DELLA “CNN”: TRUMP HA RIPETUTO LA MENZOGNA SECONDO CUI NANCY PELOSI HA RIFIUTATO LA PROTEZIONE, OFFERTA DA THE DONALD, DI 10 MILA MILITARI IL GIORNO DELL’ASSALTO AL CONGRESSO IL 6 GENNAIO 2021 … LA FROTTOLA DEI MIGRANTI ARRIVATI NEGLI USA DA CARCERI E ISTITUTI PSICHIATRICI STRANIERI DURANTE L’AMMINISTRAZIONE BIDEN E SULL’ECONOMIA…
In Spagna i principali media hanno segnalato che il presidente degli Stati Uniti Donald
Trump ha confuso il Paese iberico con un membro dei Brics, l’organizzazione multilaterale che riunisce le economie emergenti, e ha promesso di imporre “dazi al 100%” a questo gruppo. Il video è diventato virale rapidamente sui social.
Nel video si vede Trump nello Studio Ovale, mentre gli viene chiesto da un giornalista della spesa militare dei diversi Paesi dell’Alleanza Atlantica. Il presidente afferma che la spesa della Spagna è molto “bassa”, e poi associa il Paese iberico ai Brics minacciando per questo gruppo dazi del 100%.
Il Presidente Donald Trump ha fatto solo un’infarinatura di affermazioni false nel suo discorso inaugurale di lunedì, attenendosi per lo più a una retorica vaga, ad affermazioni soggettive e a promesse d’azione incontrollabili. Ma poi si è lanciato in una serie di bugie.
In un secondo discorso non scritto di lunedì, rivolto ai sostenitori che si erano riuniti nella Sala dell’Emancipazione del Capitol Visitor Center degli Stati Uniti, Trump ha fatto affermazioni false sulle elezioni, sull’immigrazione e sulla rivolta del Campidoglio del 6 gennaio 2021, tra gli altri argomenti. Ha poi fatto altre affermazioni false in un terzo discorso a ruota libera alla Capital One Arena di Washington e di nuovo parlando ai giornalisti mentre firmava ordini esecutivi nello Studio Ovale. Ecco una verifica di alcune delle sue affermazioni di lunedì.
I dazi di Trump sulla Cina: Nello Studio Ovale, Trump ha ripetuto la sua falsa affermazione che gli Stati Uniti hanno “incassato centinaia di miliardi di dollari dalla Cina” attraverso le tariffe imposte durante la sua prima presidenza. Gli importatori statunitensi pagano le tariffe, non la Cina, e uno studio dopo l’altro ha rilevato che gli americani hanno sostenuto la stragrande maggioranza del costo delle tariffe di Trump sulla Cina; è facile trovare esempi specifici di aziende che hanno trasferito il costo delle tariffe ai consumatori statunitensi.
I presidenti precedenti e le tariffe sulla Cina: Trump ha ripetuto la sua frequente e falsa affermazione che nessun presidente precedente aveva imposto tariffe sulle importazioni cinesi, affermando che “fino al mio arrivo, la Cina non ha mai pagato 10 centesimi a questo Paese”.
A parte il fatto che gli importatori statunitensi pagano le tariffe, gli Stati Uniti stavano in realtà generando miliardi all’anno di entrate dalle tariffe sulle importazioni cinesi prima che Trump entrasse in carica; infatti, gli Stati Uniti hanno tariffe sulle importazioni cinesi dal 1789. Il predecessore di Trump, Barack Obama, ha imposto ulteriori tariffe sulle merci cinesi
Tariffe: Nel suo discorso inaugurale, Trump ha detto: “Invece di tassare i nostri cittadini per arricchire altri Paesi, tasseremo e tasseremo i Paesi stranieri per arricchire i nostri cittadini”. Ma questa descrizione delle tariffe è falsa. Le tariffe imposte dal governo statunitense sono pagate dagli importatori americani, non dai Paesi stranieri.
Tassi di inflazione: Durante il suo discorso inaugurale, Trump ha falsamente affermato che gli Stati Uniti hanno registrato “un’inflazione record” durante l’amministrazione Biden. Trump potrebbe affermare che il tasso d’inflazione degli Stati Uniti ha raggiunto un massimo di 40 anni nel giugno 2022, quando era del 9,1%, ma non era vicino al record di tutti i tempi del 23,7%, stabilito nel 1920. (E da allora il tasso è crollato. L’ultimo tasso di inflazione disponibile al momento del discorso di Trump era del 2,9% a dicembre).
Commercio con l’Unione Europea: Nello Studio Ovale, Trump ha ripetuto le sue false affermazioni secondo cui l’Unione Europea non “prende” prodotti agricoli, automobili o “quasi tutto” dagli Stati Uniti.
Sebbene l’UE abbia certamente alcune barriere commerciali che rendono più difficile per le aziende statunitensi esportarvi prodotti, è un’enorme esagerazione dichiarare categoricamente che non accetta “quasi nulla”. Nel 2023 gli Stati Uniti hanno esportato nell’UE beni e servizi per un valore di oltre 639 miliardi di dollari.
Il governo statunitense afferma che l’UE ha acquistato 12,3 miliardi di dollari di esportazioni agricole statunitensi nell’anno fiscale 2023, diventando così il quarto mercato di esportazione per i prodotti agricoli e affini degli Stati Uniti, dopo Cina, Messico e Canada.
Sebbene le case automobilistiche statunitensi abbiano spesso faticato ad affermarsi in Europa, secondo un rapporto del dicembre 2023 dell’Associazione europea dei costruttori di automobili, l’UE è il secondo mercato per le esportazioni di veicoli statunitensi – importando 271.476 veicoli statunitensi nel 2022, per un valore di quasi 9 miliardi di euro. (Alcuni di questi sono veicoli prodotti da case automobilistiche europee presso stabilimenti negli Stati Uniti).
Carceri e istituti psichiatrici: In tutti e tre i discorsi Trump ha parlato di migranti provenienti da carceri e istituti psichiatrici stranieri e giunti negli Stati Uniti sotto il presidente Joe Biden, un ritornello frequente durante la sua campagna per il 2024. Nel primo discorso, ha detto che “molti” migranti dell’era Biden provengono da tali strutture; nel secondo discorso, ha detto: “Non vogliamo che le carceri di ogni Paese del mondo vengano virtualmente depositate negli Stati Uniti”; nel terzo, ha detto: “In tutto il mondo stanno svuotando le loro prigioni nel nostro Paese; stanno svuotando i loro istituti mentali nel nostro Paese”.
Tutto questo non è corroborato. Trump e la sua campagna presidenziale non hanno mai corroborato l’affermazione che “molti” migranti dell’era Biden provengano da carceri o istituti psichiatrici, anche se è ovviamente possibile che alcuni migranti abbiano trascorso del tempo in tali strutture. E la campagna di Trump non è riuscita a corroborare le sue storie su numerosi Paesi stranieri che avrebbero aperto tali strutture per portare in qualche modo le persone che vi si trovavano negli Stati Uniti.
Il presidente ha talvolta cercato di sostenere la sua narrazione affermando che la popolazione carceraria mondiale è in calo. Ma questo non è corretto. La popolazione carceraria mondiale registrata è aumentata dall’ottobre 2021 all’aprile 2024, passando da circa 10,77 milioni di persone a circa 10,99 milioni di persone, secondo la World Prison Population List compilata da esperti del Regno Unito.
“Faccio una ricerca quotidiana sulle notizie per vedere cosa succede nelle carceri di tutto il mondo e non ho visto assolutamente nessuna prova che qualche Paese stia svuotando le proprie carceri per mandarle tutte negli Stati Uniti”, ha dichiarato a giugno Helen Fair, co-autrice dell’elenco della popolazione carceraria e ricercatrice presso l’Institute for Crime & Justice Policy Research di Birkbeck, Università di Londra.
Venezuela e migrazione: Nel discorso all’arena Trump ha parlato di membri di bande che sono stati “tolti dalle strade del Venezuela e depositati nel nostro Paese”, sostenendo che la criminalità in Venezuela è crollata “perché hanno preso i loro criminali e li hanno dati a noi attraverso una politica di frontiere aperte della precedente amministrazione”.
Trump non ha mai corroborato le sue affermazioni sulla presunta pratica del Venezuela di portare in qualche modo intenzionalmente i suoi criminali indesiderati negli Stati Uniti sotto Biden, e gli esperti hanno detto alla CNN, a PolitiFact e a FactCheck.org che non conoscono alcuna prova a riguardo.
Costruzione del muro di confine: Nel suo discorso post-inaugurale, Trump ha ripetuto la falsa affermazione di aver fatto costruire “571 miglia di muro” sul confine meridionale durante la sua prima amministrazione. Si tratta di un’esagerazione significativa; i dati ufficiali del governo mostrano che sotto Trump sono stati costruiti 458 miglia, compresi sia i muri costruiti dove prima non esistevano barriere, sia quelli costruiti per sostituire le barriere precedenti.
Cittadinanza di nascita: Nello Studio ovale, Trump ha ripetuto la falsa affermazione che gli Stati Uniti sono “l’unico Paese al mondo” con la cittadinanza di nascita. La CNN e diverse altre testate hanno sfatato questa affermazione quando Trump l’ha fatta durante la sua campagna presidenziale nel 2015, durante la sua prima presidenza nel 2018 e durante la sua transizione presidenziale nel 2024. Circa tre dozzine di Paesi offrono la cittadinanza automatica alle persone nate sul loro territorio, tra cui i vicini statunitensi Canada e Messico e la maggior parte dei Paesi sudamericani.
Pelosi e il 6 gennaio 2021: nel discorso post-inaugurale, Trump ha ripetuto le sue false affermazioni secondo cui l’ex presidente della Camera Nancy Pelosi avrebbe rifiutato la sua offerta di 10.000 soldati della Guardia Nazionale per proteggere il Campidoglio il 6 gennaio 2021, e che Pelosi “lo ha ammesso in un nastro, fatto da sua figlia”. Ha ripetuto l’affermazione più tardi nello Studio Ovale.
Non ci sono prove che Pelosi abbia rifiutato un’offerta del genere – ed è il presidente, non lo speaker, che è responsabile della Guardia Nazionale del Distretto di Columbia, quindi Pelosi non avrebbe avuto il potere di rifiutare l’offerta anche se le fosse stata fatta, cosa che Pelosi dice non essere avvenuta. Inoltre, la Pelosi non è stata registrata per ammettere che la storia di Trump è corretta.
In un video registrato dalla figlia regista, Alexandra Pelosi, il 6 gennaio e successivamente ottenuto dai Repubblicani della Camera, che ne hanno pubblicato un frammento di 42 secondi sui social media a giugno, la Pelosi è stata mostrata mentre esprimeva la sua frustrazione per l’inadeguatezza della sicurezza al Campidoglio e a un certo punto ha detto: “Mi assumo la responsabilità di non averli fatti preparare di più”. Ma questa dichiarazione generale non è chiaramente un’ammissione specifica di aver rifiutato l’offerta di Trump di 10.000 soldati.
In effetti, un’altra parte del video sembra minare le frequenti affermazioni di Trump secondo cui sarebbe stata Pelosi a rifiutare la presenza della Guardia Nazionale prima del 6 gennaio. Ha detto: “Perché la Guardia Nazionale non era lì fin dall’inizio?”.
Dopo che Trump ha iniziato a fare riferimento a questo video a giugno, il portavoce della Pelosi, Aaron Bennett, ha dichiarato in un’e-mail alla CNN: “Numerosi fact-checkers indipendenti hanno confermato più volte che la Presidente Pelosi non ha pianificato il proprio assassinio il 6 gennaio. I filmati scelti a caso e fuori contesto non cambiano il fatto che la Presidente della Camera non è responsabile della sicurezza del Campidoglio, né il 6 gennaio né in qualsiasi altro giorno della settimana”.
I rivoltosi del Campidoglio: Trump ha detto nello Studio Ovale che crede che “in molti casi” i rivoltosi del 6 gennaio fossero “agitatori esterni”, suggerendo che non fossero veri e propri sostenitori di Trump. (Ha aggiunto una nota di umiltà, dicendo: “Che ne so, giusto?”, ma poi ha ribadito: “Ma credo che lo fossero”).
La convinzione di Trump è infondata. Sebbene un uomo condannato per il suo ruolo nella sommossa abbia ammesso che il suo obiettivo era quello di fomentare i sostenitori di Trump, non ci sono prove che ci fossero “molte” persone di questo tipo tra la folla, né per la teoria cospirativa promossa da Trump secondo cui i membri di sinistra di Antifa sarebbero responsabili dell’attacco. Quasi tutte le oltre 1.500 persone accusate per la sommossa erano ferventi sostenitori di Trump.
Il comitato e i documenti del 6 gennaio: Nel suo discorso post-inaugurale, Trump ha parlato del comitato ristretto della Camera che ha indagato sull’attacco del 6 gennaio al Campidoglio, i cui membri sono stati graziati da Biden in uno dei suoi ultimi atti da presidente. Trump ha falsamente affermato che “hanno distrutto e cancellato tutte le informazioni, tutte le audizioni, praticamente non è rimasto nulla”. È tornato sull’argomento più tardi nello Studio ovale, sostenendo falsamente che “hanno distrutto tutti i documenti, hanno cancellato tutte le informazioni, non ci sono informazioni”.
C’è stata una lunga disputa tra repubblicani e democratici sullo stato di alcuni documenti della commissione che, secondo i repubblicani, avrebbero dovuto essere archiviati e che, secondo il presidente della commissione democratica Bennie Thompson, non dovevano essere archiviati, ad esempio perché non erano utili alle indagini della commissione. Ma non c’è alcuna base per l’affermazione di Trump che “tutte” le informazioni e i documenti sono stati scartati.
Come ha riferito FactCheck.org lunedì, il 6 gennaio la commissione ha pubblicato non solo un rapporto finale di oltre 800 pagine, ma anche le trascrizioni delle interviste a più di 140 testimoni – e, secondo Thompson, lo staff della commissione ha collaborato con la National Archives and Records Administration e altri enti governativi “nel preparare gli oltre 1 milione di documenti del comitato ristretto per la pubblicazione e l’archiviazione”.
La legittimità delle elezioni del 2020: Nel suo discorso post-inaugurale ai sostenitori, Trump è tornato a mentire sul fatto che le elezioni del 2020 “erano totalmente truccate”; ha ripetuto l’affermazione “truccata” nel discorso dell’arena. Trump ha legittimamente perso un’elezione libera e corretta contro Biden.
I Democratici e le elezioni del 2024: Nel suo discorso post-inaugurale, Trump ha falsamente affermato che non meglio precisati avversari hanno “tentato” di truccare le elezioni del 2024, ma non ci sono riusciti. Anche questa è una sciocchezza: Trump ha battuto l’ex vicepresidente Kamala Harris in un’elezione libera e corretta.
La California e le elezioni del 2024: Nel discorso post-inaugurale, Trump ha detto: “Penso che avremmo vinto lo Stato della California” se lo Stato avesse avuto leggi più severe sull’identificazione degli elettori. L’affermazione è semplicemente priva di fondamento: non c’è traccia di frodi di massa in California e Trump ha perso contro Harris con oltre 3 milioni di voti.
Il margine di vittoria di Trump in Alabama: Nel discorso post-inaugurale, Trump ha falsamente affermato: “Abbiamo vinto in Alabama di 48 punti”. Trump ha vinto lo Stato conservatore con un ampio margine, ma non così ampio come ha affermato; ha battuto Harris di circa 30,5 punti percentuali.
Trump e il “voto dei giovani”: Come il giorno prima dell’inaugurazione, Trump ha falsamente affermato nel suo discorso nell’arena lunedì che “abbiamo vinto il voto dei giovani di 36 punti” nelle elezioni del 2024. Non ha detto come definiva il “voto dei giovani” – il suo team di transizione non ha risposto alla richiesta di chiarimento della CNN di domenica – ma non c’è alcuna base per la sua affermazione, per nessuna ragionevole definizione.
Sebbene i giovani elettori, in particolare gli uomini, si siano spostati verso Trump rispetto alle elezioni del 2020, i dati degli exit poll pubblicati dalla CNN hanno rilevato che Harris ha battuto Trump per 54% a 43% tra gli elettori di età compresa tra i 18 e i 24 anni, per 53% a 45% tra gli elettori di età compresa tra i 25 e i 29 anni e per 51% a 45% tra gli elettori di età compresa tra i 30 e i 39 anni. Anche se i margini effettivi di Harris fossero più ridotti – i dati degli exit poll sono spesso errati – non c’è alcun segno che Trump abbia dominato Harris tra i giovani elettori.
La Cina e il Canale di Panama: Nel suo discorso inaugurale, Trump ha giurato che gli Stati Uniti si riprenderanno il Canale di Panama – e ha falsamente affermato che “soprattutto la Cina gestisce il Canale di Panama”. Nello Studio Ovale ha aggiunto che “la Cina controlla il Canale di Panama”.
Ci sono validi interrogativi sull’influenza cinese sulle infrastrutture del Canale di Panama e dei suoi dintorni. In particolare, una filiale di una società con sede a Hong Kong gestisce un porto a ciascuna estremità della via d’acqua, avendo vinto la gara d’appalto per il contratto negli anni Novanta. Ma Panama gestisce da sola il canale da quando gli Stati Uniti lo hanno consegnato al Paese nel 1999. In particolare, il canale è gestito dall’Autorità del Canale di Panama, il cui amministratore, il vice amministratore e il consiglio di amministrazione di 11 membri sono panamensi scelti dal governo di Panama.
La stragrande maggioranza dei suoi dipendenti è panamense. È Panama a decidere quali società si aggiudicano i contratti per la gestione dei porti sul canale. Altri porti del canale sono gestiti da società non cinesi, tra cui una joint venture americano-panamense.
“Il Canale è e continuerà ad essere di Panama e la sua amministrazione continuerà ad essere sotto il controllo panamense nel rispetto della sua neutralità permanente”, ha dichiarato lunedì il presidente panamense José Raúl Mulino in un comunicato. Senza menzionare direttamente la Cina, Mulino è sembrato anche respingere l’affermazione di Trump secondo cui la Cina starebbe gestendo il canale, dicendo: “Non c’è alcuna presenza di alcuna nazione al mondo che interferisca con la nostra amministrazione”.
Gli acquisti di petrolio della Cina dall’Iran: Nel discorso dell’arena, Trump ha ripetuto la sua falsa storia su come avrebbe fatto pressioni sulla Cina per fermare gli acquisti di petrolio dall’Iran durante la sua prima presidenza. Le importazioni di petrolio dall’Iran da parte della Cina sono brevemente crollate sotto Trump nel 2019, l’anno in cui l’amministrazione Trump ha fatto uno sforzo concertato per scoraggiare tali acquisti, ma non si sono mai fermate – e poi sono aumentate di nuovo bruscamente mentre Trump era ancora presidente. “L’affermazione è falsa, perché le importazioni cinesi di greggio dall’Iran non si sono affatto fermate”, ha dichiarato alla CNN Matt Smith, analista capo del settore petrolifero per le Americhe presso la società di intelligence di mercato Kpler nel 2023.
Le statistiche ufficiali della Cina non hanno registrato acquisti di greggio iraniano nell’ultimo mese parziale di mandato di Trump, gennaio 2021, e nemmeno nella maggior parte del primo anno di presidenza di Biden. Ma questo non significa che le importazioni cinesi siano effettivamente cessate; gli esperti del settore affermano che è ampiamente noto che la Cina ha utilizzato una serie di tattiche per mascherare le sue continue importazioni dall’Iran.
Kpler ha rilevato che la Cina ha importato circa 511.000 barili al giorno di greggio iraniano nel dicembre 2020, l’ultimo mese completo di mandato di Trump. Il punto più basso sotto Trump è stato il marzo 2020, quando la domanda globale di petrolio è crollata a causa della Covid-19. Anche allora, la Cina importò circa 87.000 barili al giorno, secondo Kpler. (Poiché i dati sulle esportazioni di petrolio iraniano si basano sul monitoraggio dei carichi da parte di varie società e gruppi, altre entità potrebbero avere dati diversi).
Iran e gruppi terroristici: Nel discorso dell’arena, Trump ha ripetuto la sua imprecisa vanteria secondo cui l’Iran “non aveva soldi per Hamas” e “non aveva soldi per Hezbollah” durante la sua presidenza. Nello Studio Ovale ha sottolineato che l’Iran “non aveva soldi” per i due gruppi. I finanziamenti iraniani a questi gruppi sono diminuiti nella seconda metà della sua presidenza, in gran parte perché le sanzioni all’Iran hanno avuto un forte impatto negativo sull’economia iraniana, ma i finanziamenti non sono mai cessati del tutto, come hanno dichiarato quattro esperti alla CNN nel 2024. Infatti, la stessa amministrazione Trump ha dichiarato nel 2020 che l’Iran continuava a finanziare gruppi terroristici, tra cui Hezbollah. È possibile leggere un fact checking più lungo qui.
Spagna e BRICS: Nello Studio Ovale Trump ha falsamente affermato che la Spagna è un membro dell’organizzazione internazionale nota come BRICS, dicendo a un giornalista: “La Spagna è una nazione BRICS. Sapete cos’è una nazione BRICS? Lo scoprirete”. La Spagna non è un membro dei BRICS; la “S” sta per Sudafrica, che si è unito al gruppo precedentemente noto come BRIC – Brasile, Russia, India e Cina – nel 2010.
(da La Presse)
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