Gennaio 19th, 2025 Riccardo Fucile
HA CONDIVISO UN ARTICOLO CON LA FOTO DEL CONTE ALLENATORE INVECE CHE DELL’EX PREMIER
Gaffe su X del senatore della Lega Claudio Borghi, che ha usato un articolo di giornale
per lanciare una frecciatina a Giuseppe Conte, leader del Movimento 5 Stelle, sbagliando però persona.
L’articolo condiviso dal leghista, infatti, non faceva riferimento all’ex premier ma a un’altra persona, che con il leader dei 5 Stelle condivide solo il cognome. Ovvero Antonio Conte, ex calciatore e attualmente allenatore del Napoli.
“Io quando penso che la volta che c’era l’occasione d’oro di fare un governo rivoluzionario i 5 Stelle come Premier ci portarono costui”, ha scritto il senatore allegando al suo tweet, appunto, un articolo in cui però la persona ritratta è Antonio Conte, che con un megafono parlava ai tifosi azzurri accorsi in massa ieri sera all’aeroporto di Capodichino per festeggiare il successo in campionato contro l’Atalanta.
Migliaia di tifosi napoletani infatti hanno accolto con entusiasmo i calciatori del Napoli, con il loro mister, all’aeroporto per festeggiare la vittoria per 3-2 contro l’Atalanta a Bergamo che ha confermato il Napoli al vertice della Serie A. Mister Antonio Conte è stato protagonista della festa tanto che con un megafono si è rivolto ai tifosi: “Sempre uniti, forza Napoli”, ha detto tra l’entusiasmo generale.
Ma Borghi evidentemente deve aver seguito poco il campionato di calcio o comunque ha creduto che quell’uomo col megafono sui giornali fosse l’ex presidente del Consiglio, tanto da usare la vicenda per lanciargli una frecciatina.
Poco dopo, evidentemente comprendendo l’errore, si è corretto: “Aggiunta, magari ci avessero portato questo Conte qui, purtroppo ci portarono Giuseppi. Scusate, dalla foto pensavo fosse Giuseppi”, ha scritto riconoscendo di aver sbagliato persona.
(da Fanpage)
argomento: Politica | Commenta »
Gennaio 19th, 2025 Riccardo Fucile
“HO SCRITTO ANCHE A MATTARELLA: VOLEVO RAPPRESENTARGLI L’AMAREZZA DI UNA CITTADINA CHE HA CERCATO DI RISPETTARE LE REGOLE”
Dalla denuncia di Federica Bottiglione è partita l’inchiesta per truffa che ha portato a processo la ministra Daniela Santanchè con l’accusa di false comunicazioni sociali nella gestione di Visibilia, una delle società del gruppo da lei fondato e dal quale ha poi dismesso le cariche. A processo con la ministra altre 16 persone – tra loro anche il compagno Dimitri Kunz, la sorella Fiorella Garnero e la nipote Silvia Garnero, l’ex compagno della senatrice Canio Giovanni Mazzaro che hanno avuto ruoli all’interno della spa – oltre alla società Visibilia srl, ora in liquidazione. Bottiglione ha raccontato di aver scoperto di essere stata impiegata in cassa integrazione a zero ore senza saperlo, mentre continuava a lavorare per Visibilia e anche come consulente dell’attuale presidente del Senato Ignazio La Russa, fatturando a Palazzo Madama. Oggi, in un’intervista rilasciata a La Stampa, spiega di trovarsi da due anni senza un impiego, sospesa in una causa civile che sembra non avere fine. Tanto da considerare di lasciare l’Italia.
“Ho inviato decine di curricula, ma ogni colloquio si interrompe quando viene fuori il motivo per cui sono disoccupata”, racconta. Anche trovare un avvocato disposto a difenderla è stato un incubo: “Per mesi ho cercato uno studio legale, ma tutti hanno rifiutato”, spiega, precisando che qualcuno le ha addirittura chiesto di “fare finta di non essersi mai sentiti”. Le difficoltà, sostiene lei nell’intervista, sono aggravate dal ruolo pubblico di Santanchè. “Pesa il suo ruolo pubblico e il fatto che mi sono esposta in prima persona”, dichiara. Nonostante questo, non si pente: “Rifarei tutto in nome della mia onestà”, afferma.
L’isolamento sociale e professionale è il prezzo più alto e dolorosi. “Sono rimasta completamente isolata anche dalle istituzioni”, sottolinea, aggiungendo di aver scritto anche una lettera al Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ma senza ricevere risposta. “Volevo solo rappresentargli l’amarezza di una cittadina che ha cercato di rispettare le regole”, spiega. Con il futuro incerto in Italia, Bottiglione ha annunciato di valutare seriamente l’idea di trasferirsi in Francia, un Paese che considera “democraticamente maturo”, a differenza dell’Italia. Per cercare nuove opportunità, lontano da un sistema che, accusa, non tutela chi ha il coraggio di denunciare.
(da ilfattoquotidiano.it)
argomento: Politica | Commenta »
Gennaio 19th, 2025 Riccardo Fucile
NON FU UN PROBLEMA FINCHÉ IL FUHRER NON INIZIÒ A PENSARE CHE GLI UOMINI DI ROHM FOSSERO UNA MINACCIA ALLA SUA DITTATURA… ALLORA ORDINÒ DI LIQUIDARE LE SA NELLA NOTTE DEI LUNGHI COLTELLI. CON LA SCUSA DELL’OMOSESSUALITÀ DECADENTE DEI CAPI DELLE MILIZIE
Estratto da “Berlino. Storia della città che ha segnato un secolo”, 
Adolf Hitler, che negli anni Venti si mostrava aperto e rilassato nei confronti dell’orientamento sessuale del comandante delle SA, Ernst Röhm, suo amico fin dai primordi del movimento. Röhm – uomo corpulento, crudele, sopravvissuto alla guerra e alla spagnola – non faceva mistero della propria omosessualità.
Nel nazismo riconosceva una forma di iper-mascolinità, mentre vedeva nel bolscevismo l’anarchia e l’ «indisciplina» tipicamente femminili. Ai suoi occhi, anche la Repubblica di Weimar era un’incarnazione di femminea decadenza.
L’uomo moderno, diceva, doveva essere libero dalla pruderie: «La lotta contro la finzione, l’inganno e ‘ipocrisia di questa società deve prendere il via da ciò che c’è di più basilare nella vita, le pulsioni sessuali; soltanto allora la si potrà condurre con successo in ogni aspetto della vita umana. Se la lotta in quest’ambito riesce, allora si potrà strappare la maschera delle illusioni in ogni sfera dell’ordine umano sociale e giuridico».
Preoccupato che il gran numero di ausiliari agli ordini di Röhm rappresentasse una minaccia per la sua dittatura, il Führer approvò la liquidazione dei vertici delle SA. Quando quello che si rivelò un massacro – la Notte dei lunghi coltelli – divenne di dominio pubblico, i nazisti spiegarono la purga come una reazione all’omosessualità decadente dei capi delle milizie.
Non era che una scusa, ma Hitler la sfruttò con veemenza, proclamando di fronte al Reichstag: «La vita che il capo di stato maggiore e una certa cerchia intorno a lui avevano iniziato a condurre era intollerabile da ogni punto di vista nazionalsocialista». Da quel momento la persecuzione nazista degli omosessuali accelerò; divennero indesiderabili da identificare, epurare e mandare nei campi di concentramento.
Allo stesso Röhm fu offerta la possibilità di suicidarsi, lasciandolo solo in una cella con una pistola. Lui rifiutò, dichiarando che, se doveva essere ucciso, lo stesso Hitler avrebbe dovuto premere il grilletto. Quel grilletto fu premuto, ma da qualcun altro
argomento: Politica | Commenta »
Gennaio 19th, 2025 Riccardo Fucile
“RESTITUISCO ALLA COMUNITA’ CIO’ CHE MI HA DATO QUANDO SONO ARRIVATA”… 4 NEGOZI. 35 DIPENDENTI, IL 95% SONO DONNE
Nella devastazione causata dagli incendi a Los Angeles, che hanno quasi raso al suolo interi quartieri, si moltiplicano le iniziative di solidarietà per portare un aiuto concreto, ma anche un sorriso alle persone colpite. Come quella di Patrizia Pasqualetti, maestra gelatiera orvietana, che da anni si è trasferita negli Stati Uniti dove ha aperto quattro locali, di cui uno proprio nella metropoli della California.
Da giorni regala gelati ai vigili del fuoco che hanno combattuto ininterrottamente contro le fiamme, e ai bambini, per dare loro un po’ di normalità. “È il minimo che possiamo fare di fronte a questa catastrofe umana, c’è gente che ha perso anni, decenni di vita e a noi addolora molto. Ci siamo sentiti non in dovere, ma di più, di portare un piccolo ristoro”, racconta a Il Gusto, spiegando che “da subito abbiamo iniziato a offrire il gelato e un sorriso alle famiglie che arrivavano con i loro bambini nel punto vendita Gelato by Patrizia Pasqualetti presso Eataly a Century City. Sono venuti numerosi, abbiamo cercato argomenti divertenti per i piccoli, per cercare di dargli un attimo di distrazione”.
Quindi il team di Los Angeles ha iniziato a distribuire confezioni di gelato nelle varie stazioni dei pompieri dell’Lafd.
“Credo profondamente che sia giusto restituire alla comunità alla quale appartengo parte di ciò che l’America mi ha dato, ed è per questo che ho deciso di portare il nostro gelato nelle caserme dei vigili del fuoco delle zone più colpite – prosegue l’artigiana – È stato un gesto semplice, ma fatto col cuore, ho pensato che potesse offrire un piccolo momento di sollievo, magari rinfrescando anche le gole provate dai fumi dei fuochi”. Dice di aver imparato dal padre Giuseppe il valore della solidarietà: “Quando ho visto la distruzione causata dagli incendi ho sentito il bisogno di fare qualcosa. Noi cerchiamo di mettere a disposizione il nostro prodotto, che porta gioia a tutte le persone”. E presto ha intenzione di arrivare nei luoghi che ospitano gli sfollati:
“La mia squadra ha proposto di creare dei banchi ristoro di gelato presso i centri dove si trovano le famiglie che hanno perso la casa, così da offrire loro un piccolo gesto di conforto in un momento di grande dolore. Ci stiamo organizzando, ma non vogliamo essere invadenti e aspettiamo che ci diano indicazioni precise”.
Pasqualetti racconta che la sua famiglia è nel mondo del gelato da 45 anni e tre generazioni: suo padre nel 1980 aprì il suo primo punto vendita a Orvieto, in Umbria, e da metà degli anni 2010 Patrizia si è trasferita nella California settentrionale e ha iniziato a esportare quello che oggi è un marchio riconosciuto a livello internazionale.
“Continuiamo a fare il gelato in maniera artigianale e con prodotti di qualità – dice Patrizia – Abbiamo scelto di lavorare con i prodotti locali, della terra che ci ospita. Gli Stati Uniti hanno ingredienti fantastici… il latte, la frutta, ed è un linguaggio piaciuto molto gli americani perché in qualche modo c’è un senso di appartenenza”.
Arrivata a San Francisco per una consulenza, si è innamorata della città, e poi ha conosciuto quello che oggi è suo marito, con cui ha fondato la società Gelato By Patrizia Pasqualetti.
“Abbiamo iniziato questa avventura all’interno degli Eataly, aprendo nella Silicon Valley, poi a Los Angeles, a New York e a Boston – spiega – Siamo degli esterni quindi io gestisco il mio negozio, ho il mio laboratorio, i miei dipendenti. E adesso siamo pronti a trasmettere la cultura del gelato in altre location”.
Patrizia si dice molto orgogliosa che la sua azienda sia anche ‘al femminile’, e del fatto che degli attuali 35 dipendenti, il 95% sono donne. “Portiamo il know how e l’accoglienza italiana con un prodotto estremamente popolare che io definisco socialmente sostenibile, un’espressione in cui c’è tutta la mia filosofia – conclude – Parliamo di crescere ed espanderci, ma per noi la cosa più importante è non perdere l’autenticità del progetto, che è donare un sorriso, il piacere, e la cultura del gelato”.
(da agenzie)
argomento: Politica | Commenta »
Gennaio 19th, 2025 Riccardo Fucile
MA SONO NUMEROSE LE ASSENZE, COMPRESI ORBAN E MARINE LE PEN
La cerimonia inaugurale della seconda presidenza di Donald Trump, che si terrà a
Washington lunedì 20 gennaio, sarà anche l’occasione per il leader eletto di chiamare a raccolta i suoi interlocutori amici e alleati. Dagli archivi del Dipartimento di Stato non si ricordano altre cerimonie inaugurali a cui erano presenti leader stranieri, ma per il presidente eletto questa potrebbe essere la prima occasione di far capire al mondo chi saranno i suoi ‘interlocutori eletti’.
Tra i leader invitati spiccano il presidente argentino Javier Milei, la premier italiana Giorgia Meloni. Non dovrebbe esserci il premier ungherese Viktor Orban.
Ha confermato la sua presenza il populista Milei, che ha ricevuto numerose lodi da Trump dall’inizio della sua presidenza nel 2023, e in uno dei bigliettini di invito all’inaugurazione è stato presentato come ”titano della riforma economica”.
”Confermo che mi fa piacere esserci, lo sto valutando sulla compatibilità di agenda con le moltissime cose che dobbiamo fare ma se riesco volentieri partecipo”, aveva detto invece la leader di Fratelli d’Italia, definita ”donna fantastica” dal tycoon.
Orban – con cui il presidente eletto condivide posizioni simili sul conflitto ucraino – ha invece già fatto sapere che non potrà essere presente all’evento. Karoline Leavitt, futura portavoce della Carta Bianca, aveva rivelato a Fox News che sarebbe stato invitato anche il presidente cinese Xi Jinping, per la ”volontà di Trump di avere un dialogo aperto” con lui. Da Pechino non sono tuttavia mai arrivate conferme di aver ricevuto l’invito o una risposta di Xi.
Il breve preavviso avrebbe comunque reso – di fatto – impraticabile il viaggio del leader cinese anche se avesse voluto partecipare; Pechino impone infatti una pianificazione quasi militaresca ai viaggi all’estero dei suoi alti dirigenti, con dietro mesi di complessa organizzazione. Tuttavia, secondo il Financial Times, Xi starebbe pensando di fare un passo verso Trump inviando a Washington un alto funzionario a lui vicino: tra i candidati figurano il vicepresidente Han Zheng e il ministro degli Esteri Wang Yi.
E poi tanta destra europea. Ci sarà il leader del Reform Party e ‘arci-brexiteer’ Nigel Farage, che ha confermato la sua presenza nonostante i recenti dissapori con il fidato consigliere di Trump, Elon Musk.
Gli unici francesi presenti saranno il politico anti-immigrazione e autore del bestseller apocalittico ”Il suicidio francese”, Zemmour, e la sua compagna, la legislatrice europea Sarah Knafo, esponente del partito di estrema destra Reconquête.
Ci sarà poi una delegazione dell’estrema destra tedesca Alternativa per la Germania (AfD), guidata dal co-leader del partito Tino Chrupalla. Presenti infine l’ex premier polacco Morawiecki – da poco eletto leader dei conservatori europei – Santiago Abascal del partito ultranazionalista spagnolo Vox, e il portoghese André Ventura, leader della destra populista Chega.
Qualche spunto anche dalla lista dei ‘non invitati’. Secondo quanto riferito dal suo portavoce, la presidente della Commissione europea Von der Leyen non sarebbe stata invitata. Stesso trattamento per Marine Le Pen – volto dell’estrema destra francese del Rassemblement National – e per il presidente del partito, Jordan Bardella. I rapporti tra Trump e le Pen si sono raffreddati negli ultimi anni, e secondo Politico, il tycoon potrebbe non aver apprezzato i freddi ”auguri di successo” che la leader di Rn gli ha dedicato dopo la sua vittoria elettorale.
Ci saranno infine il ministro degli Esteri indiano, Subrahmanyam Jaishankar, e l’omologo giapponese, Takeshi Iwaya. Il team di Trump ha esteso gli inviti anche al presidente salvadoregno Nayib Bukele (presenza ancora da confermare) e al presidente ecuadoriano Daniel Noboa, che parteciperà alla cerimonia. Anche l’ex presidente brasiliano Jair Bolsonaro ha ricevuto un invito, ma per partecipare dovrà prima ottenere la restituzione del passaporto che gli è stato ritirato lo scorso febbraio dai magistrati che lo stanno indagando per il tentato golpe di due anni fa.
(da agenzie)
argomento: Politica | Commenta »
Gennaio 19th, 2025 Riccardo Fucile
“QUESTO ACCORDO SI DOVEVA FARE OTTO MESI FA”
«Spero che il governo crolli il prima possibile» e «questo accordo si doveva fare otto mesi fa». Lo ha detto l’ex premier israeliano Ehud Olmert – collegato in diretta al programma condotto da Monica Maggioni, In mezzo’ora su Rai Tre – definendo un «pessimo governo» l’esecutivo di Benjamin Netanyahu. «Si è perso tempo. Abbiamo perso la vita di molti ostaggi israeliani, di molti soldati israeliani, di molti palestinesi a Gaza – afferma – Prima il governo israeliano cambierà meglio sarà per noi e per tutta la regione».
E dopo che il ministro della Sicurezza nazionale, Itamar Ben-Gvir, ha confermato le sue dimissioni dal governo, insieme agli altri esponenti del partito ultra conservatore Otzma Yehidit, Olmert sintetizza: «Ben Gvir è contrario all’accordo e Israele è contrario a lui».
« E’ arrivato il momento di avere una leadership che abbia coraggio, che abbia determinazione e che abbia una visione che possa guardare oltre le difficoltà immediate – ha incalzato Olmert – Non è impossibile, io sono convinto sia possibile e deve essere fatto».
«Nel nostro Paese vogliamo vivere nella pace. Pensiamo di poter vivere in pace con i palestinesi, con uno stato palestinese al fianco di quello israeliano e la pace è il passo preliminare per un nuovo assetto, per un asse di amici, sostenitori e partner in Medio Oriente che possa includere anche i sauditi, gli Emirati, il Bahrein, l’Egitto, la Giordania, la Palestina, Israele e molti altri Paesi musulmani che non fanno parte del Medio Oriente».
«Un momento davvero unico nella vita di questa Nazione». Per Olmert, primo ministro di Israele dal 2006 al 2009, «è l’inizio di quello che auspicabilmente porterà nello Stato di Israele tutti gli ostaggi che sono ancora detenuti da Hamas e questo metterà fine anche alla guerra a Gaza». «È ora di mettere fine alla guerra a Gaza – afferma – è ora di porre fine alle sofferenze, è ora di riportare a casa tutti gli ostaggi, è ora di liberare tutti gli ostaggi che devono essere liberati».
Per Olmert, «è ora che noi israeliani iniziamo un processo di guarigione nazionale concentrandoci sull’esperienza terribile che viviamo da più di 15 mesi, cercando di ricostruire una solidarietà, una fiducia tra le diverse fazioni della società israeliane e allo stesso tempo avviare un processo di pace tra noi e i palestinesi». «La pace non serve solo ai palestinesi, prima di tutto serve a noi – afferma – Serve a noi perché è arrivato il momento di porre fine a conflitto, allo spargimento di sangue, ai combattimenti che caratterizzano questa regione da molti anni e dopo l’esperienza che abbiamo avuto nell’ultimo anno, sia i palestinesi, sia noi abbiamo capito che la guerra non porta nulla di positivo. Invece, l’alternativa rappresenta un futuro migliore per tutti noi».
(da agenzie)
argomento: Politica | Commenta »
Gennaio 19th, 2025 Riccardo Fucile
LA SOLITA FAKE NEWS: E’ PROVATO CHE OTTO MEZZI TRASPORTARONO 73 BARE
Il Comune di Bergamo ha deciso di querelare il poliziotto sindacalista Antonio Porto,
accusato di falsa testimonianza davanti alla Commissione parlamentare d’inchiesta sul Covid. Intervenuto il 19 novembre 2024, il capo del sindaco Osa polizia aveva sostenuto che a marzo 2020 i camion militari a Bergamo avrebbero trasportato una sola bara per mezzo. Porto sarebbe convinto che quella scena sarebbe stata creata solo per trasmettere «forte drammaticità».
Una fake news ampiamente smentita già allora e su cui il comune di Bergamo, sostenuto dai familiari delle vittime, ha deciso di reagire.
Quel 18 marzo 2020 partirono dal cimitero di Bergamo otto mezzi dell’Esercito con a bordo 73 bare, divisi in tre carovane, destinate ai forni crematori di altre città: un gruppo di mezzi è andato a Bologna con 34 defunti, un altro a Modena con 31 defunti e uno a Varese con otto defunti.
Alla querela del Comune, l’assessore Giacomo Angeloni ha anche allegato documenti e foto che dimostrano il trasporto di un numero ben maggiore di bare per camion, rispetto a quanto sostiene il sindacalista.
(da agenzie)
argomento: Politica | Commenta »
Gennaio 19th, 2025 Riccardo Fucile
IL PD DI ELLY SCHLEIN E’ RISALITO NEI CONSENSI GRAZIE ALLA DISCONTINUITA’ CON IL PASSATO
A leggere giornali, commenti, interviste, retroscena che riempiono i giornali in questi giorni sembra che i cosiddetti cattolici del Partito Democratico non abbiano mai letto le encicliche Lumen Fidei, Laudato Sì e Fratelli Tutti. Nei convegni paralleli di Milano e Orvieto lo spirito delle parole di Francesco non sembra essere di casa.
Elly Schlein ha preso il Partito Democratico nel suo momento più difficile, dopo una tornata elettorale che ha consegnato il paese al governo più di destra della storia repubblicana, con le opposizioni divise e un partito in crisi di consensi e di identità.
Oggi il PD forse non sta benissimo, ma sta sicuramente molto meglio. La segretaria ha costruito un profilo politico meno ondivago, ha affrontato gli appuntamenti elettorali riportando diverse vittorie, non si è fatta intrappolare nell’eterno dibattito sul campo largo esercitando il ruolo naturale del PD, quello di baricentro di una coalizione progressista.
I cattolici e i moderati del partito lamentano una mancanza di dibattito interno. Si lamentano in sostanza del fatto che la segretaria che ha vinto, e che ha messo fine all’emorragia di consensi dei dem, abbia imboccato la strada promessa, con una revisione politiche che hanno portato al disastro del 2022. Ha insomma virato a sinistra, gradualmente e con grande attenzione a tutelare l’unità del suo partito.
Orvieto e Milano si ascolta invece la litania di sempre. “Si vince al centro”, quando una società sempre più polarizzata indica che si vince a sinistra o a destra. “Anche in Italia serve una maggioranza Ursula”, quindi governare con Forza Italia e Fratelli d’Italia?
“La sicurezza non è un tema di destra”, ma basta, pietà, ancora?
Come si può dire questo mentre il governo si appresta a varare un Ddl Sicurezza che ci porta dritti dritti alla svolta autoritaria, non per dire ma davvero.
Il sostegno ai governi tecnici, le larghe intese, la passione idolatrica per Mario Draghi, sono stati la tomba del Partito Democratico, trasformato nel guardiano di scelte impopolari e di una politica ridotta a tecnocrazia.
Tante cose si possono rimproverare a Elly Schlein. Le scelte comunicative, i silenzi, la difficoltà a rispondere ad alcune domande. Quello che non le si può rimproverare è di aver intrapreso una traiettoria vincente (anche se vincere le elezioni è un altro paio di maniche) e di stare facendo quello che aveva promesso: discontinuità, autocritica, messa in discussione di alcune scelte operate dai governi del centrosinistra.
La segretaria vuole parlare di lavoro e sanità. Vuole parlare solo ed esclusivamente dei temi che “interessano le persone”, delle “difficoltà delle famiglie”. E se la ricetta per trasformare proposte e dichiarazioni in una connessione sentimentale forse ancora non è stata trovata, è sempre meglio procedere per tentativi su questa strada che tornare indietro sulla via che ha segnato la rovina del PD.
È vero, al Partito Democratico servono i cattolici, quelli disposti a mettere in politica la teologia di Papa Francesco.
(da Fanpage)
argomento: Politica | Commenta »
Gennaio 19th, 2025 Riccardo Fucile
È CONSENTITO PRELEVARE I BAMBINI DALLE LORO FAMIGLIE SE SI RITIENE CHE SIANO IN UNA “SITUAZIONE SOCIALMENTE PERICOLOSA”… UTILIZZARE I FIGLI COME STRUMENTO PER ATTACCARE GLI OPPOSITORI NON È UNA NOVITÀ DALLE PARTI DI MINSK
Alexander Lukashenko ha introdotto quello che suona come l’ultimo attacco agli
oppositori del presidente, in carica ininterrottamente dal 1994.
Dall’inizio dell’anno è in vigore il decreto ministeriale che permette di identificare come soggetti «in pericolo» i bambini esposti a materiale definito «estremista». Tradotto, una norma che guarda dritto negli occhi i figli dei dissidenti politici, dal momento che in Bielorussia è pratica assai frequente evocare lo spettro dell’estremismo contro chi si oppone a Lukashenko, indicato da più parti come l’ultimo dittatore d’Europa.
Secondo i dati forniti direttamente dal ministero dell’Informazione, a partire dallo scorso settembre in Bielorussia è stato vietato l’accesso a circa 14mila siti web: tra questi, cinquemila sono bollati come estremisti e riguardano per lo più argomenti politici che contrastano con la propaganda governativa. Secondo quanto stabilito dal decreto, chiunque riceva una condanna con l’accusa di aver favorito la distribuzione di materiali estremisti o perfino dopo l’assoluzione rischia che i propri figli vengano individuati come soggetti in una “situazione socialmente pericolosa”.
Un’etichetta che sa di condanna ulteriore e che spalanca ai più piccoli le porte al sistema di protezione statale: in virtù di un vecchio decreto risalente al 2006 alle autorità locali è consentito infatti prelevare i bambini dalle loro famiglie e tenerli lontani per un periodo che può arrivare anche a sei mesi, senza che ci sia bisogno di un’ordinanza da parte di un giudice.
«Il regime minaccia di togliere i figli ai genitori etichettati come oppositori del dittatore. Questo è il massimo della crudeltà: far soffrire i bambini perché i loro genitori osano aspirare alla libertà». La voce più critica contro il decreto arriva tramite il social network X da parte di Sviatlana Tsikhanouskaya, la leader dell’opposizione bielorussa che dal 2020 vive in esilio entro i confini dell’Unione europea. Anche lei, come molti oppositori, sono stati costretti a lasciare il proprio Paese per sfuggire alle politiche liberticide di Lukashenko e tutelare i propri figli, come fatto dalla stessa Tsikhanouskaya durante la campagna elettorale di quattro estati fa.
Utilizzare i bambini come strumento per attaccare gli oppositori, del resto, non è una novità dalle parti di Minsk. Era il 2010 quando le autorità tentarono di strappare allo sfidante di Lukashenko, Andrei Sannikau, e alla giornalista Iryna Khalip il loro bambino di appena tre anni.
Una sorte toccata anche alla prigioniera politica Yelena Maushuk, condannata a sei anni di carcere e successivamente punita con la revoca dei suoi diritti parentali, mentre il figlio dell’attivista Alena Lazarchyk è stato prelevato mentre si trovava a scuola
(da “Corriere della Sera”)
argomento: Politica | Commenta »