Giugno 16th, 2025 Riccardo Fucile
“COLPA DI RIFORME NON SEMPRE CENTRATE E BEN SCRITTE E DI PROGETTI SELEZIONATI PER RAGIONI POLITICHE” … PER “MR SPENDING REVIEW” I RITARDI NELLA MESSA A TERRA SONO ORMAI INCOLMABILI: “C’E’ IL RISCHIO CHE NON ARRIVI L’ULTIMA RATA, QUELLA DEL GIUGNO 2026, CHE VALE 28 MILIARDI”
“Il Pnrr? Dubito che ci possa essere una proroga”, sostiene in una intervista alla “Stampa” l’economista Carlo Cottarelli. Che a un anno dalla scadenza del Piano fa il punto della situazione: “Il Pnrr – spiega in questa intervista – ha funzionato nel sostenere la ripresa nei primi due anni, quello che e’ mancato e’ l’aspetto della resilienza, tant’e’ che adesso siamo tornati allo zero virgola, la nostra crescita di sempre”.
Colpa di riforme “non sempre centrate e ben scritte” e progetti, a partire da quelli degli enti locali, “selezionati essenzialmente per ragioni politiche”.
Il Piano avanza ancora in ritardo, tant’e’ che, unici in Europa, stiamo ipotizzando addirittura una quinta revisione: “Chiariamo innanzitutto una cosa: il Pnrr e’ nato come Piano nazionale di ripresa e di resilienza e credo che tra i soldi che sono arrivati e l’effetto di fiducia legato al fatto che finalmente l’Europa si muoveva insieme di fronte all’emergenza del 2020 e del 2021, assieme ai fondi che sono arrivati alla Banca centrale europea, il Pnrr abbia certamente aiutato la ripresa.
Questo non dobbiamo dimenticarcelo, altrimenti vediamo tutto in negativo, mentre l’Italia in quel periodo e’ cresciuta piu’ del resto dell’Europa”.
La ripresa quindi c’e’ stata, e la resilienza “certamente e’ mancata. Perche’ si puntava ad aumentare il tasso di crescita
medio del Paese in modo tale che in presenza di un altro choc non ci sarebbe stato bisogno di richiedere di nuovo il sostegno dell’Unione europea e questa seconda parte del Piano in Italia pero’ non ha funzionato. Dopo quattro anni, infatti, siamo sempre allo zero virgola. E’ vero – continua – che negli ultimi due anni siamo cresciuti con la media europea, ma solo perche’ questa media e’ stata abbassata dalla crisi della Germania, non perche’ noi abbiamo accelerato. Adesso siamo allo 0,7 per cento, piu’ o meno sui livelli attorno all’1 per cento che l’Italia ha registrato in passato anche in assenza di shock macroeconomici”.
E se non si riesce a recuperare terreno “c’e’ il rischio che non arrivi l’ultima rata, quella del giugno 2026, che vale 28 miliardi. Ma con le precedenti revisioni del piano siamo stati molto furbi perche’ per quella data dovremo completare opere per 70 miliardi, mentre se non le completiamo ne perdiamo appunto solo 28. In pratica, la Ue ci ha dato soldi per opere che potremmo anche non terminare”.
Potrebbe essere un sacrificio accettabile perdere l’ultima rata: “In termini finanziari si’, perche’ con l’attuale livello dei tassi di interesse non ci sarebbe una grossa differenza attingendo ad altri fondi per poi completare le opere con piu’ tempo a disposizione. Perdere questi 28 miliardi non sarebbe un disastro di proporzioni bibliche, ma sarebbe meglio se non accadesse”.
Per quanto riguarda gli investimenti, c’e’ anche un problema della loro qualita’: “Sono state messe assieme tante cose e si e’ dovuto tener conto anche di vincoli politici. Ad esempio,
nessuno ha mai spiegato perche’ e’ stata data priorita’ all’alta velocita’ della Salerno-Reggio Calabria piuttosto che, sempre per restare al Sud, a quella tra Ancona e Bari.
Perche’ una si’ e l’altra no? Poi sono stati adottati tanti progetti per rispondere alle pressioni politiche degli enti locali: nel Pnrr – osserva infine l’economista – sono stati inseriti una marea di microprogetti per rendere le citta’ piu’ vivibili, progetti che vanno anche bene per quello scopo ma che pero’ non aumentano la capacita’ potenziale di crescita dell’economia italiana. E poi ci sono stati errori di disegno, quello piu’ evidente riguarda Transizione 5.0” conclude Cottarelli.
(da agenzie)
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Giugno 16th, 2025 Riccardo Fucile
IN TEMA DI POLITICA ESTERA LA DUCETTA SI È ECLISSATA SUL MEDIO ORIENTE, CON BUONA PACE DEI SOGNI DEL “PROTAGONISMO MEDITERRANEO” ANNUNCIATO COL PIANO MATTEI E SULL’UCRAINA GALLEGGIA TRA MILLE TIMORI CHE RIGUARDANO TRUMP
Ops, Giorgia Meloni ha ricominciato a fare un po’di politica in casa. Anche perché questo
«protagonismo italiano» nel mondo non c’è. Anzi, da quando è arrivato Donald Trump, rispetto alla fase precedente, la nostra premier con ogni evidenza si barcamena. Si è eclissata sul Medio Oriente, con buona pace dei sogni di un «protagonismo Mediterraneo» annunciato col piano Mattei e si è messa a bassa intensità sull’Ucraina.
Tiene la posizione, ma tra mille timori che riguardano l’inquilino della Casa Bianca e quello di apparire «guerrafondaia» agli occhi di certa opinione pubblica. E, dietro qualche elogio dovuto a Trump, si tiene rigorosamente alla larga dal commentarne il terremoto, dai dazi alla crociata contro le libere università a Guantanamo.
Insomma, ha capito che, se si lascia fagocitare da Trump, possono essere dolori. Come accaduto in altre parti del mondo, ci sta che la gente si arrabbia se capisce che queste intemperanze sono dannose per il proprio destino. Ma, dal suo punto di vista, sono dolori anche se arriva una scomunica da Washington.
Proprio sul fronte interno non sono banali le iniziative messe in campo dalla premier negli ultimi tempi. Quasi un tentativo di mettersi al riparo dalle montagne russe riprendendo un registro più tradizionale e domestico. Certo, le consuete promesse sull’abbassamento delle tasse, e qui siamo al sempreverde
terreno degli annunci. Certo, il terzo mandato e il chiacchiericcio sulla legge elettorale, misure entrambe buone per far impazzire il centrosinistra, l’una sul fronte dei governatori, l’altra sul punto più spinoso del candidato premier comune.
E qui siamo sul terreno delle manovre tattiche. Ma anche la discussione sul fine vita e la nomina dell’ex segretario della Cisl Luigi Sbarra come sottosegretario al Sud. E qui siamo sul terreno, si sarebbe detto una volta, di ricerca dei moderati.
Sia l’una che l’altra rappresentano il chiaro tentativo di andare oltre il proprio recinto tradizionale in termini valoriali e di blocco sociale, sia pur senza strappi. Segno che Giorgia Meloni è entrata in modalità squisitamente elettorale.
Non è la sola, mettetevi comodi: col referendum, come si è capito dal dibattito pre e post, l’intera politica si è tarata sull’orizzonte delle prossime elezioni.
Mancano due anni, ma quella scadenza già orienta le dinamiche politiche. E così Giorgia Meloni ha colto l’attimo. L’uno glielo ha fornito la rottura, sul referendum, dell’unità sindacale e lo schiacciamento del Pd sulle posizioni della Cgil.
L’altro la discussione sul suicidio assistito, che ha accompagnato il primo caso in Toscana. È tutto da vedere se la legge, che approderà al Senato a metà luglio, si farà e come: il tema delle cure palliative, i compiti del «comitato etico nazionale», il ruolo del servizio sanitario nazionale.
E tuttavia è la prima volta, da più lustri a questa parte, che il centrodestra si misura con l’esigenza e con la ricerca di un equilibrio, per intenderci, tra il principio della «vita indisponibile», caro ai cattolici più intransigenti, e l’eutanasia. Finora il tema è stato un tabù.
Il no all’accanimento è entrato nel senso comune anche del grosso dei cattolici. Però l’operazione politica non è irrilevante, per come la pensano da quelle parti, da Matteo Salvini alle frange più conservatrici del suo partito. È la ricerca di un «compromesso» possibile, parola sempre bandita dal melonismo che predica «coerenza» e pratica bandiere identitarie, soprattutto su questi temi. L’esito misurerà il tasso di convinzione.
(da La Stampa)
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Giugno 16th, 2025 Riccardo Fucile
IL MOTIVO? LE SOCIETÀ DELLO STATO EBRAICO ESPONGONO “ARMAMENTI OFFENSIVI”, COME QUELLI IN USO A GAZA, REAZIONE ISTERICA DI ISRAELE…L’ERRORE E’ STATO AVER CONCESSO GLI STAND A UN GOVERNO GUIDATO DA UNA BANDA DI CRIMINALI
Il governo francese ha ordinato di vietare l’accesso agli stand di cinque industriali israeliani attivi nel campo degli armamenti presenti al 55/o Salone aeronautico di Le Bourget, che si è aperto oggi a Parigi: è quanto affermano fonti concordanti citate dalla stampa francese.
Gli stand di Israel Aerospace Industries (IAI), Rafael, Uvision, Elbit e Aeronautics sono stati ricoperti da grossi teloni neri da parte delle autorità francesi, che in questo mondo hanno di fatto chiuso gli stand. Secondo fonti francesi, le cinque imprese dello Stato ebraico esponevano “armamenti offensivi”, come quelli potenzialmente in uso a Gaza.
Il ministro della Difesa israeliano denuncia una ”decisione scandalosa e senza precedenti” quella del governo francese di oscurare 5 stand di Israele al Salone aeronautico di Le Bourget, che crea una forma di ”segregazione” nei confronti degli espositori israeliani.
Il ministero, citato da Times of Israel, accusa Parigi di nascondersi dietro “considerazioni politiche” per mettere da parte le tecnologie israeliane che competono con le industrie di difesa francesi, soprattutto perché Israele sta conducendo quella che ha definito una “guerra necessaria e giusta”
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Giugno 16th, 2025 Riccardo Fucile
“SALVINI È UNO CHE ENTRA IN UN BAR E DICE LA PRIMA CAZZATA CHE GLI PASSA PER LA TESTA. IL VERO PROBLEMA È CHE FA IL VICEPREMIER”… “PENSO CHE ANCHE GIORGIA MELONI SIA DISPERATA, MA LUI RESTA SEMPRE LÌ, PACIOSO E TRANQUILLO. CHE GLI FREGA, BACIA I PROSCIUTTI E SALUTA LE MUCCHE, FA ATTIVITÀ VARIE”
Matteo Salvini? “Un commentatore da bar“, come “un ubriaco che spara la prima cosa che
gli passa per la testa dopo tre grappe”. Non usa mezzi termini Carlo Calenda, leader di
Azione, che ospite a L’aria che tira su La7, demolisce l’intervento del ministro dei Trasporti ai microfoni di Rtl 102.5.
Salvini si è mostrato entusiasta di un’apertura del presidente degli Usa Donald Trump all’idea che Vladimir Putin possa giocare un ruolo di mediazione nel conflitto tra Israele e Iran.
“A differenza dei soloni italiani che danno di Trump del dittatore, razzista, fascista, Trump resta il presidente della più grande democrazia del mondo. Se fa una proposta del genere, non sarà campata in aria. Magari ha degli elementi”, ha affermato Salvini in diretta. E ha espresso il suo auspicio: “Se si apre un dialogo tra Zelensky e Putin, sarebbe la notizia più importante del mondo”.
Una posizione che manda su tutte le furie Calenda. “Il bello – attacca – è che Salvini non è mai responsabile di ciò che dice. Parla come un ubriaco al bar che, dopo tre bicchieri di grappa, spara la prima sciocchezza che gli viene in mente.
Umberto Eco diceva che i social hanno dato voce ai pazzi ubriachi del bar. Ecco, Salvini è l’incarnazione perfetta di quella roba lì”.
E rincara la dose: “Lui non è un solone, purtroppo. È uno che dice la prima cazzata che gli passa per la testa. Non esiste nessun accordo tra Zelensky e Putin: il primo vuole la tregua, il secondo no. Salvini parla a vanvera. Gli avrebbero potuto chiedere pure un’opinione sul prosciutto di Parma. È un futurista della politica. Ma il vero problema è che fa il vicepremier. Ecco perché la democrazia italiana è messa così: abbiamo uno così al governo”.
“Fa il commentatore: oggi parla del Milan, domani dell’Inter, poi posta una foto di un crimine, poi le biciclette, poi le piste ciclabili. Avete presente uno che entra in un bar e chiede: ‘Di che parliamo oggi? Di X-Factor, di calcio?’ Ecco, Salvini è così: cazzeggia”.
Il leader di Azione si dice certo che anche Giorgia Meloni non ne possa più di Salvini, “ma lui resta sempre lì, pacioso e tranquillo. Che gli frega se i treni arrivano in ritardo? Lui parla, bacia i prosciutti e saluta le mucche”.
(da agenzie)
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Giugno 16th, 2025 Riccardo Fucile
LE DOMANDE PER IL “BUY NOW PAY LATER” (COMPRA OGGI, PAGA DOMANI), SONO PIÙ CHE RADDOPPIATE RISPETTO ALL’ANNO SCORSO … ALMENO UN QUARTO DEGLI ITALIANI HA PRESO IN CONSIDERAZIONE IL “BNPL” (CON UN IMPORTO FINO A 3MILA EURO, SE DILAZIONATO IN RATE DA 12 MESI) PER PAGARSI LE FERIE
In un’estate italiana che si preannuncia piena di rincari, risale la domanda di credito al consumo. Stando ai dati elaborati per La
Stampa da Experian, azienda data tech leader nelle soluzioni per il settore finanziario, nel mese di maggio è aumentata soprattutto la richiesta di prestiti “personali”: 11,12% in più nell’ultimo mese e 9,67% rispetto a un anno fa. Anche i «prestiti finalizzati», destinati all’acquisto di un determinato bene o servizio, crescono del 5,15% (sebbene in lieve calo rispetto a maggio 2024).
Il vero “boom”, però, riguarda il Bnpl (Buy-now-pay-later) ovvero l’acquisto rateizzato (il più delle volte, a interessi zero). Ebbene, in un anno, il ricorso alla formula «compro ora, pago dopo» è più che raddoppiato: +55% rispetto a maggio 2024 (+7% nell’ultimo mese).
L’analisi del «Rapporto sul credito italiano» di Experian mostra che la domanda di prestiti nell’ultimo mese lievita in tutte le aree della penisola, ma è più solida nelle regioni meridionali e al Nord-Ovest. «Il nostro Osservatorio individua un trend di ripresa netta per il credito al consumo nel mese scorso» sottolinea a La Stampa Giulio Mariani, Director Data di Experian.
Il focus sulle grandi città rileva che la richiesta di «prestiti finalizzati» è più alta a Napoli mentre quella di «personali» a Roma. Rispetto a maggio 2024, però, l’aumento è più marcato a Venezia e Torino. Quanto agli acquisti a rate, salgono più della
media nazionale a Napoli e a Torino (rispettivamente, +56,84% e +56,61% nell’ultimo anno). Venendo all’importo, un italiano chiede un «prestito personale» in media di 9.976 euro, in lieve calo rispetto al passato. Sale, invece, la cifra per i «finalizzati» (+8,28% nel mese di maggio) e si attesta su una media di 1.710 euro: più alta al Nord-Est (1.953 euro) e al Nord-Ovest (1.785).
Tra le principali motivazioni dei «prestiti finalizzati», nell’ultimo mese, predomina l’acquisto di automobili nuove o usate: oltre il 42% del totale delle richieste. Diminuisce, invece, la domanda per gli smartphone. […] Continua l’espansione, come detto, del Bnpl. Secondo l’Osservatorio Innovative Payments del Politecnico di Milano, nel 2024, il valore complessivo delle transazioni in Italia è salito a 6,8 miliardi di euro (in crescita del 46%)
Un’indagine effettuata a marzo da SWG-Osservatorio Compass del gruppo Mediobanca, rileva che circa il 20% degli italiani ha già usato il Bnpl e la stragrande maggioranza (81%) si dichiara propensa a questa soluzione, soprattutto nelle grandi città e fra i più giovani, per spese superiori a mille euro. Un italiano su quattro lo ha preso in considerazione per prenotare la vacanza di quest’estate (diversi operatori e anche grosse catene alberghiere hanno siglato accordi per offrire questa opzione): disponibilità a un importo fino a 3 mila euro, se dilazionato in rate da 12 mes
Per il 38% degli italiani, infatti, il «compro ora, pago dopo» è un’opportunità per concedersi il “lusso” di un prodotto di fascia alta. Il 62%, però, la vede come una soluzione utile per acquisti necessari. Giudizio che accomuna soprattutto donne, ceti fragili, nuclei con figli minori, Generazione X e Zoomer. Insomma, chi ha lavori saltuari, contratti precari o salari troppo bassi.
I dati di Experian, infatti, segnalano che la rateizzazione è molto amata dalle donne (56,68% del mercato nazionale), al Sud (38,6% del mercato nazionale) e al Nord-Ovest (24,7%). Il 30% dei richiedenti, inoltre, è rappresentato da giovani fra i 18 e i 29 anni ovvero la “Gen Z”, una fascia d’età più “nativa digitale” ma anche con minore potere d’acquisto.
«La crescita del Bnpl riflette l’onda lunga del cambiamento delle abitudini di acquisto partite durante la pandemia», spiega ancora Giulio Mariani di Experian. «È una forma di finanziamento che ha ormai generato diversi miliardi di euro per il mercato del credito italiano. Si tratta per lo più di giovani e
donne, in genere meno valorizzati».
(da agenzie)
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Giugno 16th, 2025 Riccardo Fucile
E ANCHE LAVORARE NON BASTA: UNA PERSONA SU QUATTRO, DI QUELLE CHE SI RIVOLGE ALLA CARITAS, APPARTIENE ALLA CATEGORIA “WORKING POOR”: LAVORA, MA LO STIPENDIO NON È SUFFICIENTE PER CAMPARE (IN ITALIA NEGLI ULTIMI 5 ANNI LE RETRIBUZIONI SONO DIMINUITE DEL 4,4%)
Sono oltre 5,6 milioni i poveri assoluti in Italia. Lo si legge nel terzo report statistico
nazionale 2025 di Caritas Italia. “Istat – si legge nel report – rileva che quasi un residente su dieci vive in uno stato di povertà assoluta (il 9,7% della popolazione). Oggi si contano complessivamente 5 milioni e 694 mila poveri assoluti, per un totale di 2 milioni e 217 mila famiglie, che non dispongono delle risorse necessarie per una vita dignitosa, impossibilitati cioè ad accedere a un paniere di beni e servizi essenziali, quali ad esempio alimentazione adeguata, abbigliamento, abitazione”.
Per quanto riguarda il contesto europeo si evidenzia che “il 21% della popolazione vive in una condizione di rischio povertà o esclusione sociale; si tratta di oltre 93 milioni di individui – più di un europeo su cinque- che sperimentano condizioni di grave deprivazione materiale/sociale o che sono penalizzati sul fronte del reddito o da una condizione di bassa intensità lavorativa. L’Italia è il settimo Paese per incidenza di persone a rischio povertà o esclusione sociale (al 23,1%, in aumento rispetto al 22,8% del 2023): solo Bulgaria, Romania, Grecia, Spagna, Lettonia e Lituania registrano valori più alti”.
Negli ultimi 10 anni l’incremento delle persone assistite da Caritas è stato del 62,6%. Lo si legge nel report di Caritas Italiana. “I territori con l’aumento più marcato delle richieste di aiuto – si sottolinea – sono quelli del Nord Italia (+77%), seguiti da quelli del Mezzogiorno (+64,7%). Tali trend, evidenziano l’effetto cumulativo delle molteplici crisi che hanno attraversato il Paese negli ultimi anni: dalla crisi finanziaria del 2008, a quella del debito sovrano, fino alla pandemia da Covid-19 e alle
recenti tensioni internazionali”. Rispetto al 2023 “il numero degli assistiti è aumentato del 3%”. Complessivamente “nel 2024 – si legge ancora nel report – le persone accolte e sostenute dai Centri di Ascolto e servizi informatizzati della rete Caritas in Italia sono state 277.775.
Si tratta di un numero che corrisponde ad altrettanti nuclei familiari, poiché l’intervento degli operatori e dei volontari mira sempre a rispondere ai bisogni dell’intera famiglia. Le informazioni provengono da 3.341 servizi, attivi in 204 diocesi (pari al 92,7% delle diocesi italiane) e distribuiti in tutte le 16 regioni ecclesiastiche, rappresentando circa la metà delle strutture promosse e/o gestite dalle Caritas diocesane e parrocchiali. L’aiuto della rete ha raggiunto circa il 6 per mille dei nuclei familiari residenti in Italia e circa il 12% delle famiglie in povertà assoluta”.
“L’età media – si legge nel report – delle persone accompagnate è 47,8 anni, in aumento rispetto al passato. Sebbene le statistiche ufficiali mostrino una situazione in cui gli anziani risultano meno colpiti dalla povertà rispetto alle fasce più giovani della popolazione, i dati raccolti dalla rete Caritas evidenziano una costante crescita della componente anziana tra le richieste di aiuto: se nel 2015, infatti, gli ultrasessantacinquenni rappresentavano appena il 7,7% oggi la loro incidenza è praticamente raddoppiata raggiungendo il 14,3%. Rimangono invece pressoché stabili e strutturali le difficoltà delle famiglie con figli che costituiscono circa i due terzi degli assistiti (63,4%), molti dei quali con figli minori”.
DISUGUAGLIANZA ECONOMICA
Povertà: Caritas, cresce emergenza casa, è crisi strutturale e trasversaleL’emergenza casa rappresenta uno dei pilastri delle nuove vulnerabilità. Lo rileva il report 2025 di Caritas Italiana.
“Il problema abitativo in Italia rappresenta una delle sfide sociali più urgenti e trasversali del nostro tempo – si legge -. Non si tratta più di un’emergenza temporanea, bensì di una crisi strutturale con radici economiche, sociali e urbanistiche profonde. Continuare a trattarla come una situazione contingente impedisce l’elaborazione di strategie di lungo periodo e soluzioni sistemiche. Non riguarda soltanto le situazioni estreme come quella delle persone senza dimora, ma coinvolge un numero crescente di famiglie che incontrano difficoltà nel trovare o mantenere un alloggio dignitoso e accessibile.
Secondo Istat, nel 2024 il 5,6% della popolazione italiana vive in condizioni di grave deprivazione abitativa1 e 5,1% è in sovraccarico rispetto ai costi abitativi, ovvero la quota di reddito spesa per la casa risulta eccessiva”. Tra le persone seguite nel 2024 dalla rete Caritas, “il 33% manifesta almeno una forma di disagio abitativo”. In particolare “il 22,7% vive una grave forma di grave esclusione abitativa (persone senza casa, senza tetto, in condizione di insicurezza abitativa, in condizioni abitative inadeguate, persone sotto sfratto, persone accolte presso dormitori, servizi di accoglienza, alloggi temporanei), mentre il 10,3% presenta difficoltà legate alla gestione o al mantenimento dell’alloggio (per lo più rispetto al pagamento di bollette e affitti).
Particolarmente significativo è il dato secondo cui, tra le persone in povertà assistite da Caritas, il tasso di sovraccarico dei costi abitativi è quasi doppio rispetto alla media nazionale riportata da Istat, segnalando un livello di vulnerabilità ben più accentuato nelle fasce più fragili della popolazione”. Per quanto riguarda il profilo delle persone in difficoltà in relazione all’emergenza casa Caritas rileva che questo problema risulta
più diffuso “tra le donne rispetto agli uomini”.
Quasi 1 persona su 4 accompagnata da Caritas Italiana appartiene al mondo dei ‘working poor’. Lo rileva il terzo report statistico nazionale 2025 di Caritas Italiana. “Un fattore che accomuna la gran parte delle persone accompagnate riguarda la fragilità occupazionale – si legge -, che si esprime per lo più in condizioni di disoccupazione (47,9%) e di ‘lavoro povero’ (23,5%).
Non è solo dunque la mancanza di un impiego che spinge a chiedere aiuto: di fatto quasi un beneficiario su quattro rientra nella categoria del working poor, con punte che superano il 30% nella fascia tra i 35-54 anni. Quindici anni fa i disoccupati rappresentavano i due terzi dell’utenza e gli occupati appena il 15%; questo descrive con chiarezza quanto sia mutato il profilo dell’utenza Caritas nel corso degli ultimi tre lustri, riflettendo al contempo una profonda trasformazione del fenomeno stesso della povertà”.
“Nonostante la Costituzione Italiana riconosca la tutela della salute come diritto fondamentale e il Servizio Sanitario Nazionale (SSN) abbia un’impronta universalistica, ancora oggi molti cittadini incontrano ostacoli nell’accesso alle cure”. Lo si legge nel report 2025 di Caritas Italiana sulla povertà. “Nel 2024 – si legge ancora – secondo l’Istituto Nazionale di Statistica, il 9,9% della popolazione, circa 6 milioni di persone, ha dovuto rinunciare a prestazioni sanitarie ritenute necessarie (visite specialistiche, esami diagnostici come radiografie, ecografie, risonanze magnetiche, ecc.).
Le principali cause sono riconducibili a due fattori: da un lato le lunghe liste d’attesa, dall’altro i costi che molte famiglie non riescono a sostenere. Il fenomeno appare in crescita rispetto al 2023 e al periodo pre-pandemico, a causa del peggioramento delle condizioni di accesso e delle difficoltà nella prenotazione”. “Tra le persone che si rivolgono alla rete Caritas, già segnate da fragilità economiche e sociali, la situazione appare ancora più critica.
I dati raccolti nel 2024 mostrano infatti che il 15,7% degli assistiti vive una condizione di vulnerabilità sanitaria, spesso legata a patologie gravi e alla mancanza di una risposta adeguata da parte del sistema pubblico2. Molti di questi soggetti chiedono esplicitamente aiuto alla rete Caritas, che diventa per loro un punto di riferimento e un presidio alternativo di ascolto e supporto.
Altri, invece, non formulano richieste specifiche: ciò lascia presumere che il fenomeno delle rinunce sia ampiamente sottostimato, soprattutto tra i più marginalizzati, che spesso sfuggono ai circuiti statistici e sanitari formali”. Per quanto riguarda la tipologia di interventi di Caritas in ambito sanitario il 57,2% ha riguardato i farmaci. Il 28,9% di interventi, invece, ha riguardato le visite mediche.
“Tra il 2019 e il 2024 le retribuzioni reali in Italia sono diminuite del 4,4%; dal 2008 al 2024, la perdita complessiva del potere d’acquisto dei salari è stata dell’8,7%, dato peggiore tra tutti i Paesi del G20 (fonte: ILO)”. Lo si legge nel report 2025 di Caritas Italiana sulla povertà
“L’istruzione – rileva il report – si conferma ancora un importante fattore protettivo: la povertà assoluta colpisce il 13% delle famiglie con bassi titoli di studio, mentre scende al 4,6% tra quelle in cui almeno un membro possiede un diploma. Al contrario, il lavoro smette di rappresentare un’efficace barriera: il 16,5% degli operai o figure assimilate sperimenta condizioni di povertà assoluta e complessivamente il 21% dei lavoratori ha un reddito troppo basso per vivere in modo adeguato.
Pesante nel corso degli anni l’effetto del “caro vita” che ha progressivamente eroso il potere d’acquisto delle famiglie, rendendo sempre più difficile il far fronte alle spese quotidiane. Anche se l’inflazione nel 2024 ha rallentato la propria crescita (+1%) rispetto al 2022 e 2023 (rispettivamente +8,1% e +5,7%), questo non si è tradotto in una diminuzione dei costi ma, al contrario, in una crescita più contenuta, innestatasi su livelli generali di prezzi divenuti insostenibile per molti nuclei familiari”.
Nel 2024, in Italia, è cresciuto il numero di persone in uno stato di povertà cronica. Lo rileva il report Caritas Italiana 2025. In particolare la percentuale è del 26,7% rispetto al 25,5% del 2023. Per quanto riguarda le persone assistite da Caritas delle 277.775 il 56,2% è di nazionalità straniera, il 42,1% di nazionalità italiana.
Tra gli italiani assistiti – rileva il report – “1 su 4 è anziano”, il 14,3%. Quasi il doppio rispetto al 2015 quando la percentuale di persone anziane era pari al 7,7%. Per quanto riguarda invece gli assistiti stranieri il report evidenzia la “singolare la crescita
delle persone provenienti dal Perù: passati dalla 7° alla 2° posizione”.
(da agenzie)
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Giugno 16th, 2025 Riccardo Fucile
PREVALE L’AMICHETTISMO, LA RETE DI RELAZIONI E QUESTO È UN PROBLEMA CHE RIGUARDA ANCHE GLI ALTRI CAMPIONI DEL MONDO DEL 2006 CHE SI CIMENTANO COME ALLENATORI SENZA VINCERE MAI, IN PRIMIS PIRLO E CANNAVARO
Il presidente della Figc Gabriele Gravina ha scelto Gennaro Gattuso come nuovo ct della Nazionale italiana. Era stato fatto presente che poteva esserci un Mancini-bis, ma a quanto pare il capo delegazione Gigi Buffon ha minacciato le dimissioni in caso di ritorno del Mancio. È quanto scrive il quotidiano La Sicilia.
Infatti, secondo quanto riportato dal quotidiano La Sicilia: Una parte consistente dello spogliatoio – incluso alcuni dei senatori – aveva espresso il desiderio di rivedere Roberto Mancini sulla panchina azzurra, individuandolo come unica figura in grado di ricostruire autorità e coesione dopo il declino degli ultimi mesi.
Ma il ritorno di Mancini è stato bloccato da Gigi Buffon. L’ex portiere, oggi capodelegazione con poteri di fatto crescenti, ha posto un veto netto, arrivando – secondo più fonti – a minacciare le dimissioni in caso di reintegro dell’ex ct campione d’Europa.
E la Federazione, invece di comporre le fratture, ha scelto di seguirlo. Resta ora da capire chi si assumerà la responsabilità di questo azzardo. Non a caso in maniera del tutto irrituale è stato Buffon ad annunciare l’arrivo di Gattuso sulla panchina della Nazionale. Prosegue il quotidiano: E sullo sfondo, ancora una volta, la figura di Gabriele Gravina.
§È lui il regista silenzioso di un puzzle senza logica, l’artefice di una gestione che da anni si regge su equilibrismi, nomine personali e cortocircuiti tra politica e sport. La Nazionale, anziché essere ricostruita su basi solide, viene affidata a un compromesso tra ex compagni e vecchie conoscenze, in un clima da ultima Repubblica del calcio. E l’Italia rischia di pagarne, ancora una volta, il prezzo più alto.
(da Dagoreport)
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Giugno 16th, 2025 Riccardo Fucile
“CONTE DOVREBBE DIRE ‘HO FATTO UNA CAVOLATA, INVECE HA PENSATO DI GIUSTIFICARSI: ‘AH IO HO SPIATO CASARINI, NON I GIORNALISTI’”… “HA LA CODA DI PAGLIA. MI RICORDO BENE: A DEFINIRCI I ‘TAXI DEL MARE’ E’ STATO DI MAIO”
«Sono bipartisan, democratico, mi faccio spiare da tutti». Luca Casarini è il capomissione
della ong Mediterranea, che con la sua nave fa i salvataggi in mare. Ha da poco saputo che Giuseppe Conte da premier è stato il primo ad autorizzare i servizi segreti a intercettare il suo telefono, prima che venisse utilizzato il software Graphite, della società israeliana Paragon, con il via libera di questo governo.
Non riesce a digerirlo: «Conte dovrebbe dire: scusate tanto ho fatto una cavolata, però adesso discutiamo dell’invadenza dei Servizi, del decreto Sicurezza. Invece ha pensato di giustificarsi: “Ah io ho spiato Casarini non i giornalisti”».
Le storie di spionaggio di Casarini e degli attivisti della ong le ha ricostruite il Copasir. E lui ha fatto suoi quei documenti: «Era dicembre del 2019 (governo «giallorosso», ndr) quando Conte ha firmato l’autorizzazione. La nostra nave Mare Jonio aveva cominciato a operare da ottobre del 2018 e già da quel momento eravamo finiti nel mirino, con Salvini ministro dell’Interno che fece un decreto “ad navem”, contro di noi».
Conte aveva ammesso di aver autorizzato da premier le intercettazioni di Casarini e di Beppe Caccia, negando di aver mai dato il via libera verso giornalisti come Francesco Cancellato: «Alla base c’era il clima sulla gestione dei flussi» migratori e indagini, anche della Procura, per chiarire se i salvataggi «avvenissero o meno in piena conformità con i regolamenti e i trattati internazionali».
Ammissioni al centro anche di uno scontro con la vicepresidente dem del Parlamento Ue Pina Picierno. Ma nei
documenti del Copasir c’è scritto anche altro, continua Casarini: «Il 5 settembre 2024 Alfredo Mantovano ha autorizzato i servizi segreti a usare gli spyware di Paragon. È stata Meta ad avvisarmi, il 31 gennaio del 2025».
È stato molto turbato Casarini da quello spionaggio. «Con Paragon si può fare tutto, il telefono è totalmente in mano loro. E hanno anche la possibilità di mettere nel tuo telefono quello che vogliono».
E, appunto, adesso ha potuto fare i conti facilmente: «Grazie al Copasir ho scoperto che mi spiano da 5 anni, cosa vogliono trovare ancora? Si sono trincerati dicendo: “Già la magistratura stava indagando”. Ma i dossier dei servizi segreti, per legge, non possono essere usati dalla magistratura. E mi chiedo: allora perché fate i dossier? A che servono?».
Casarini ha alle spalle un passato turbolento nei movimenti antagonisti, adesso però si è avvicinato alla Chiesa ed era molto vicino a papa Francesco. «Non faccio nulla di male. Anzi sì: disobbedisco alle leggi che vogliono che non si soccorra la gente in mare o che si diano i soldi ai lager in Libia».
Si sente orfano, in queste ore: «Ci vorrebbe un’opposizione degna di questo nome per prendere posizione contro l’abuso dei Servizi, di cui la destra sta ampliando i poteri. Ci vorrebbe un dibattito. Ma l’opposizione ha la coda di paglia».
Vorrebbe cancellare questo episodio di Conte: «Vorrei andare da lui e dirgli, dai prendiamoci un caffè, guardiamo avanti, dobbiamo discutere sul ruolo dei servizi in questo Paese. Invece ho paura che dentro ci sia un po’ di rivendicazione. Mi ricordo bene: a definirci i “taxi del mare” non è stata la Meloni, bensì Luigi Di Maio».
(da Corriere della Sera)
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Giugno 16th, 2025 Riccardo Fucile
LA “PROTETTA” DI LA RUSSA ERA SOSPESA DFALLO STIPENDIO DA SETTEMBRE 2024
Si è dimessa Rosanna Natoli, avvocata che a settembre era stata sospesa dal Consiglio superiore della magistratura a seguito di un’indagine per rivelazione di segreto d’ufficio nei suoi confronti. La legale, che notoriamente ha un rapporto di amicizia con il presidente del Senato Ignazio La Russa, era stata eletta dal Parlamento al Csm come componente laica in quota di Fratelli d’Italia. Faceva parte della Sezione disciplinare, quella che si occupa degli illeciti commessi dai magistrati in ambito deontologico.
A luglio 2024 era emerso che Natoli aveva incontrato in privato Maria Fascetta Sivillo, giudice che doveva apparire proprio davanti Sezione disciplinare, e l’aveva aiutata con la sua strategia difensiva. L’avvocato di Fascetto Sivillo, Carlo Taormina, aveva consegnato una registrazione dell’incontro alla Sezione disciplinare del Csm: era stata la giudice a effettuarla, di nascosto. Immediatamente il vicepresidente del Csm aveva rimandato la questione alla Procura di Roma, e Natoli si era dimessa dalla Sezione disciplinare, ma non dal Consiglio superiore della magistratura.
Era partita un’indagine per abuso d’ufficio e per rivelazione di segreto d’ufficio. Questa era poi stata spostata a Catania, e l’ipotesi di abuso d’ufficio era saltata perché la riforma Nordio
aveva cancellato il reato. Nel frattempo, a settembre, Natoli era stata sospesa dalla carica senza stipendio, ma non si era dimessa. Un ricorso al Tar non era servito: anche il tribunale amministrativo aveva confermato la sospensione. Sabato, dopo mesi, la lettera di dimissioni è arrivata. È circolata l’ipotesi, senza conferme ufficiali, che l’avvocata sperasse che l’indagine a suo carico fosse archiviata velocemente; cosa che, in ogni caso, non è avvenuta.
Natoli ha annunciato le sue dimissioni con una lettera al presidente del Senato La Russa e al presidente della Camera Fontana. Il testo è stato anticipato da Il Dubbio. La legale ha parlato di una scelta “obbligata e non frutto della mia libera volontà”, ma determinata dalla “situazione in cui mi ritrovo a distanza di quasi un anno dalla sospensione”, per la quale “non sono prevedibili imminenti soluzioni giudiziarie”.
Il problema per Natoli è che, nonostante sia sospesa, fa tecnicamente ancora parte del Csm e quindi non può neanche praticare come avvocata. In sostanza, è rimasta senza stipendio. E, come ha affermato lei, è stata privata “di uno dei diritti costituzionalmente garantiti: il diritto al lavoro”. Questo starebbe non solo avendo “intuibili conseguenze economiche”, ma anche danneggiando “la mia immagine di professionista, la mia dignità personale”, con un “grave danno all’equilibrio psico-fisico mio e della mia famiglia”. L’accusa è che averla sospesa senza averle permesso, nel frattempo, di fare l’avvocata, “di fatto equivale a un provvedimento espulsivo, in quanto mi costringe ad assumere l’odierna decisione di dimettermi, non potendo più attendere i tempi dell’iter giudiziario”
Le dimissioni non vanno comunque prese come un’ammissione
di colpevolezza, specifica l’avvocata: “Sono certa che dimostrerò la mia estraneità ai fatti e, conseguenzialmente, l’illegittimità della mia sospensione ed indiretta espulsione dal Consiglio superiore della magistratura”. Ora toccherà al Parlamento scegliere un altro componente laico per il Csm. Per eleggerlo serve una maggioranza dei tre quinti, quindi potrebbe servire un compromesso tra la maggioranza e parte dell’opposizione (più facile che ci si arrivi con le forze centriste, come Italia viva e Azione). Un profilo probabilmente diverso da quello di Natoli, che invece come detto aveva stretti rapporti con Ignazio La Russa e Fratelli d’Italia. Alle elezioni del 2022 era stata anche candidata con il partito di Giorgia Meloni.
(da agenzie)
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