Giugno 20th, 2025 Riccardo Fucile
LE OPPOSIZIONI: “MELONI NON PUO’ PIU’ TACERE”
Lo scandalo Paragon si allarga. E la Procura di Roma ha disposto accertamenti tecnici irripetibili sui dispositivi telefonici in uso a sette persone, parti lese nell’indagine: il fondatore di Dagospia Roberto D’Agostino e i giornalisti Eva Vlaardingerbroek, Francesco Cancellato e Ciro Pellegrino. L’accertamento riguarda anche i dispositivi degli attivisti di Mediterranea Saving humans Luca Casarini, Giuseppe Caccia e don Mattia Ferraris. I magistrati vogliono verificare se nei cellulari c’è traccia del software Graphite prodotto dalla società di Tel Aviv Paragon Solutions o se invece ci sono altri tipi di spyware. L’attività tecnica, in base a quanto si apprende, è svolta in coordinamento con i pm della procura di Napoli che sulla vicenda hanno avviato un fascicolo.
Il conferimento dell’incarico verrà affidato lunedì. Nell’indagine si procede, al momento contro ignoti, per accesso abusivo a sistema informatico e quanto previsto all’articolo 617 del codice penale su reati informatici, cognizione, interruzione o impedimento illecito di comunicazioni o conversazioni telegrafiche o telefoniche e installazioni abusiva di apparecchiature atte ad intercettare. L’ordine dei giornalisti e la Federazione Nazionale Stampa Italiana, costituitisi nel procedimento, potranno nominare loro consulenti per questi accertamenti.
«Cronache dall’Italia all’olio di ricino: Dagospia finisce spiata! – si
legge sul sito di Dagospia – Lo scandalo delle intercettazioni illegittime si allarga, nel disinteresse collettivo: dopo Francesco Cancellato, direttore di Fanpage, spiato per più di cinque mesi con il software Graphite, anche Roberto D’Agostino e Dagospia sono finiti nell’inchiesta delle procure di Roma e Napoli sul caso di spionaggio».
E se dagli accertamenti del Copasir, il comitato parlamentare che monitora l’operato degli 007 italiani, è emerso che le intercettazioni agli attivisti dell’ong dei servizi segreti esterni sono state preventive e autorizzate, resta l’interrogativo su chi ha spiato i giornalisti.
Ed è polemica politica. Matteo Renzi, leader di Italia viva, attacca: «Lo scandalo intercettazioni illegittime esplode ogni giorno di più. Se davvero anche Dagospia è stata messa sotto controllo, come sembra, siamo davanti a una svolta clamorosa». Sui social scrive: «Io non sono un fan di Roberto D’Agostino e con lui ho avuto scontri molto duri, in tutte le sedi. Ma se anche Dagospia è stata spiata e il governo italiano continua a far finta di nulla, siamo in presenza di un fatto gravissimo – spiega sui social – Nelle democrazie non si spiano i giornalisti. Se si spiano i direttori delle testate giornalistiche non è più democrazia. Tutti zitti anche stavolta? #ItalianWatergate». L’europarlamentare Sandro Ruotolo, responsabile informazione nella segreteria Pd, Debora Serracchiani, capogruppo Dem della commissione giustizia alla Camera e Stefano Graziano, capogruppo Pd della commissione Difesa alla Camera, aggiungono: «La presidente Meloni e il sottosegretario Mantovano non possono più tacere. Se i servizi segreti italiani continuano a sostenere la loro estraneità nell’intercettare i giornalisti, il governo deve dirci chi è stato. Chi ha avuto accesso ai loro telefoni? Chi ha installato lo spyware? E con quali finalità? Il caso non è chiuso, si
sta allargando».
(da agenzie)
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Giugno 20th, 2025 Riccardo Fucile
I PRESUNTI NEMICI DELLA SEDICENTE DESTRA
I più vivi complimenti al senatore Filippo Sensi per il suo intervento a Palazzo Madama, più
da stand up comedian che da politico, nel quale ha fatto l’elenco (interminabile) dei nemici, veri e presunti, della destra.
Ovvero delle istituzioni, dei ruoli, delle persone che secondo il racconto autoconsolatorio della maggioranza farebbero da ostacolo
malevolo alle sorti gloriose del governo. Se ve lo siete perso cercatelo in rete, ne vale la pena.
La parola politica muore di retorica, e ultimamente anche di aggressività. E la retorica e l’aggressività non sono mai ingredienti seducenti, quando si prende la parola in pubblico. Annoiano. Sono prevedibili. Sensi ha scelto il registro satirico, lo ha fatto con molta asciuttezza, e l’efficacia del suo intervento (per quella sparuta fetta di italiani che ancora seguono le cronache politiche) è dieci volte maggiore delle invettive tonanti e delle lagne recriminatorie.
L’aspetto più ridicolo della destra di potere è continuare a fingersi (da posizione di potere) vittima, minoranza anticonformista, animosa pattuglia che si ribella al pensiero mainstream.
Ma il pensiero mainstream (da molto tempo) è il loro, loro l’egemonia nell’informazione, la maggioranza è loro e il governo è loro: solo che prenderne atto significherebbe assumersi responsabilità adulte e adottare un tono da vincitori responsabili, non più da sconfitti ribelli. Vuoi mettere come è più comodo il ruolo della vittima?
L’intervento di Sensi dice esattamente questo, ma senza dirlo. Solo mostrandolo. Si chiama satira, e quando non è dileggio becero, o pestaggio volgare, è un linguaggio formidabile.
(da La Repubblica)
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Giugno 20th, 2025 Riccardo Fucile
QUANDO L’OBBEDIENZA CIECA E ASSOLUTA VA IN CORTOCIRCUITO
Una piccola notizia di cui si è parlato poco, eppure a me continua a sembrare pazzesca. Martedì, alla Camera, la maggioranza ha votato un emendamento dell’opposizione, nonostante il parere contrario del governo. L’emendamento riguardava i cervelli in fuga, ma stavolta a preoccupare sono certi cervelli rimasti a casa. Quelli dei tanti onorevoli, centocinquanta, che hanno votato compatti contro sé stessi.
Perché, delle due l’una: o i parlamentari governativi sapevano ciò che stavano facendo e quindi siamo in presenza di un clamoroso ribaltone. Oppure non lo sapevano e allora non si capisce che cosa ci stiano a fare in quell’Aula.
Gli interessati sostengono di aver capito che il parere del governo era favorevole.
Ma se anche così fosse (e non è), la cosa avrebbe dovuto insospettirli
o quantomeno incuriosirli. Meloni e Salvini che invitano a votare un emendamento presentato da Italia Viva e appoggiato dal Pd. Curioso, no? Talvolta persino auspicabile, ma certo meritevole di approfondimento. Bastava ascoltare, bastava leggere, bastava chiedere. Invece non c’è stato un solo parlamentare della maggioranza che abbia espresso un dubbio.
Siamo all’obbedienza cieca, sorda e muta che va in cortocircuito e si trasforma in disobbedienza. Resto un fan del Parlamento e deploro il suo declassamento ad assemblea di pigiatori di bottoni. Però di questo passo i leader di partito non si limiteranno a imporre i loro deputati. Li rimpiazzeranno direttamente con dei robot, che almeno stanno più attenti.
(da il Corriere della Sera)
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Giugno 20th, 2025 Riccardo Fucile
ARRIVA LA REPRESSIONE DI REGIME: PENSANO GIA’ A DENUNCIARLI IN BASE AL NUOVO DECRETO SICUREZZA… E’ GENTE CHE DA UN ANNO ASPETTA IL RINNOVO DEL CONTRATTO, PENSATE A CACCIARE I POLITICI SOVRANISTI CORROTTI INVECE CHE PERSEGUIRE I LAVORATORI
Sfilano in corteo a Bologna le tute blu per lo sciopero indetto a livello nazionale, vengono da
tutta la regione, diecimila metalmeccanici (numeri della questura) arrabbiati che invadono la tangenziale reclamando il nuovo contratto a Federmeccanica. Le trattative sono ferme da oltre un anno. E immediatamente scatta il provvedimento del nuovo e contestato decreto
Sicurezza con la questura che annuncia denunce.
Per la giornata i sindacati hanno indetto otto ore di sciopero a livello nazionale e hanno organizzato manifestazioni in tutta Italia. A quella di Bologna, con concentramento al Parco Nord, partecipa il segretario generale della Fim Cisl Ferdinando Uliano.
Il corteo è partito prima delle 10 e ha invaso la tangenziale bloccando il traffico. Tragitto che non era stato autorizzato, diversamente da quanto appreso in un primo momento e annunciato dagli stessi manifestanti. C’è stata una lunga trattativa. Lo spiega la questura di Bologna, annunciando che i manifestanti saranno denunciati: “Anziché seguire il percorso concordato con l’autorità di pubblica sicurezza, hanno deciso di fare ingresso in tangenziale dall’ingresso 7 in direzione San Lazzaro nonostante lo schieramento dei reparti inquadrati della polizia che, per scongiurare il verificarsi di ulteriori situazioni di pericolo, hanno evitato respingimenti con l’uso della forza”.
La questura ha concesso ai manifestanti un tempo di 45 minuti per poter mettere in scena la protesta lungo un percorso di circa quattro chilometri. “I manifestanti – continua la nota – disattendendo le prescrizioni, hanno fatto ingresso in tangenziale creando il blocco della circolazione stradale. I dimostranti verranno denunciati penalmente, anche alla luce della recente normativa introdotta dal decreto Sicurezza in materia di blocchi stradali”.
Poco dopo le 11 il tratto interessato dal corteo compreso tra lo svincolo 7 Bologna Centro e lo svincolo 8 Fiera in direzione Bologna San Lazzaro è stato riaperto.
Paglia: “Protesta giusta”
“Protesta giusta, siamo solidali con i lavoratori”, aveva detto alla partenza del corteo Giovanni Paglia, assessore regionale al Lavoro presente alla manifestazione. “Ho sempre sostenuto che
in Italia ci sia una questione salariale da affrontare, soprattutto nella parte operaia del paese. Ci sono condizioni salariali e di lavoro che devono essere migliorate e lo strumento adatto a farlo è il contratto collettivo nazionale”. Per Paglia “gli imprenditori hanno ragione nel chiedere alla politica che si agisca sul lato degli investimenti e dell’innovazione, perché c’è un problema evidente di produttività in Italia che non può essere trascurato. Si può però più scaricare sul costo del lavoro il tema della competitività. Io mi auguro che si possano aprire delle riflessioni con le imprese emiliano romagnole”.
(da agenzie)
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Giugno 20th, 2025 Riccardo Fucile
LA PROMOZIONE DI GEMMATO È AL’OCCASIONE GHIOTTA PER METTERE DEFINITIVAMENTE LE MANI SULLE LEVE DEL MINISTERO DELLA SALUTE, GUIDATO DA SCHILLACI, VOLUTO DA ARIANNA MELONI…, L’EX RETTORE DELL’UNIVERSITÀ DI ROMA TOR VERGATA SCONTA IL PECCATO ORIGINALE: È UN PROFILO TECNICO, NELLA LOGICA DI FDI È SEMPRE MEGLIO ASSEGNARE MAGGIORI POTERI A UN FEDELISSIMO
Altro che dimissioni, come chiesto dalle opposizioni dopo le rivelazioni sui conflitti di interessi. Secondo quanto è in grado di anticipare Domani, nelle prossime ore (al più tardi venerdì mattina) il sottosegretario alla Salute, Marcello Gemmato sarà promosso – salvo frenate last minute – nel ruolo di viceministro, scalando un altro gradino della sua carriera politica. Sarà davvero il ministro ombra alle spalle di Orazio Schillaci.
Un blitz in piena regola, orchestrato in gran segreto da palazzo Chigi, con il sottosegretario Giovanbattista Fazzolari nelle vesti di regista. Gli alleati sono stati avvisati a decisione assunta, hanno potuto solo prenderne atto, come spesso accade con gli incarichi assegnati nel governo.
L’operazione prevede la contestuale nomina a sottosegretario di Andrea Costa, considerato un premio per Noi Moderati, il partito centrista di Maurizio Lupi. Giorgia Meloni ha sempre apprezzato la lealtà dell’ex ministro dello Sviluppo, l’unico tra gli alleati a non creare veri grattacapi. Così Costa si prepara a occupare la poltrona che era stata sua nel governo Draghi.
Ma la promozione di Gemmato è anche l’occasione ghiotta per mettere definitivamente le mani sulle leve del ministero della Salute, guidato da Schillaci, voluto da Arianna Meloni. L’ex rettore dell’università di Roma Tor Vergata sconta il peccato originale: è un profilo tecnico sebbene di area centrodestra. Nella logica di Fratelli d’Italia è sempre meglio assegnare maggiori poteri a un fedelissimo.
Gemmato è infatti un meloniano doc: è uno dei pochi a poter condividere i giorni di vacanza con le sorelle Meloni, che del resto amano trascorrere le ferie in Puglia, regione natia dell’attuale sottosegretario.
Insomma, Gemmato è pronto a passare all’incasso, puntando a portare a casa qualche delega ulteriore nell’ambito del ministero, oltre al titolo di vice. Sostanza oltre la forma. Fatto sta che il governo ha ignorato i conflitti di interessi emersi – fin dalla nomina nella compagine dell’esecutivo – con le quote in una società di sanità privata, la Therapia srl, che peraltro ha fatto pubblicità negativa al sistema sanitario nazionale, che Gemmato deve promuovere e migliorare nel ruolo di sottosegretario. E ancora di più come viceministro.
Farmacista di professione, Gemmato ha poi sempre mostrato particolare attenzione nei confronti della categoria. Aveva scatenato polemiche la norma inserita nel ddl Semplificazioni, ancora in esame in parlamento, per rendere le farmacie dei piccoli laboratori di analisi, senza chiedere il rispetto dei requisiti prescritti ai centri diagnostici. Ha fatto discutere pure il tentativo, non andato in porto, di nominare Danilo Lozupone, proprietario di una farmacia a Bari, nella commissione tecnica dell’Aifa.
Il risvolto è dunque politico. Fratelli d’Italia vuole mettere del tutto le mani sul ministero della Salute, accerchiando Schillaci, molto apprezzato a palazzo Chigi, ma che ha un altro difetto di formazione: professa una fede favorevole ai vaccini; posizione che non scalda i cuori degli eredi della fiamma. Gemmato necessita di strumenti per marcare più stretto il ministro, giocando di sponda con i tecnici che riferiscono direttamente a palazzo Chigi.
Su tutte spicca la figura di Rita Di Quinzio, potentissima capa della segreteria di Schillaci, piazzata dalle sorelle Meloni. Di Quinzio conosce da anni entrambe. Ora ha un ruolo centrale: è la referente di palazzo Chigi per il ministero della Salute passando ai raggi X tutti i dossier fondamentali
C’è, infine, l’ultima parte del tridente che si è formato intorno al ministro. Maria Rosaria Campitiello, compagna del viceministro degli Esteri, Edmondo Cirielli, è a capo del dipartimento Prevenzione. E dopo una rapida ascesa è sempre più influente nella macchina ministeriale.
(da editorialedomani.it)
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Giugno 20th, 2025 Riccardo Fucile
LE E’ STATO CHIESTO COME E’ STATO POSSIBILE CONCEDERE L’ACCREDITAMENTO E STIPULARE CONTRATTI PER GESTIRE I MINORI STANIERI NON ACCOMPAGNATI A UN SOGGETTO CHE NON AVEVA I REQUISITI NECESSARI
L’ex assessora alle Politiche sociali Lorenza Rosso è stata sentita come persona informata
sui fatti dagli investigatori della squadra mobile nell’ambito dell’inchiesta sulla corruzione che ha coinvolto l’ex assessore Sergio Gambino.
Rosso è stata audita per circa due ore il giorno stesso in cui sono scattate le perquisizioni. L’assessorato alle Politiche sociale infatti è competente in tema gestione di migranti e di minori
non accompagnati, insieme a quello della protezione civile che faceva capo a Gambino. Tra martedì e ieri sono stati auditi anche alcuni funzionari del Comune. Rosso, di professione avvocata, si era ricandidata alle ultime comunali nel gruppo Vince Genova ma non è stata eletta.
All’ex assessora gli investigatori hanno chiesto fra le altre cose se non avesse destato dubbi il fatto che uno dei soggetti che avevano ottenuto l’accreditamento e i contratti con il Comune di Genova per la gestione dei minori stranieri non accompagnati non ne avesse i requisiti.
La pm Arianna Ciavattini nel decreto di perquisizione e sequestro ha spiegato che “dall’esame degli atti amministrativi rilevanti per l’indagine ed in particolare delle procedure, anche d’urgenza, sono emersi significativi profili di violazione di legge, che per necessità implicano la sussistenza di responsabilità concorrenti con quella del pubblico ufficiale indagato e che ricadono su agenti pubblici che avessero la gestione diretta dei procedimenti amministrativi, con l’adozione dei pertinenti atti”. Procedimenti “riconducibili come capofila all’assessorato alle Politiche sociali. E ciò a motivo del fatto che se non è in dubbio l’attivazione concludente a fronte di remunerazione di Gambino nell’interesse dei privati corruttori, è altrettanto certo che la redazione materiale degli atti amministrativi e dei contratti oggetto dell’indagine è avvenuta da parte di agenti pubblici appartenenti alla sfera di competenza funzionale del plesso amministrativo deputato ex lege a condurre le istruttorie procedimentali, correi o compiacenti nei confronti dell’assessore indagato”.
(da Genova24)
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Giugno 20th, 2025 Riccardo Fucile
UN USO COMPULSIVO DEL CELLULARE È ASSOCIATO A UN RISCHIO MAGGIORE DI COMPORTAMENTI O PENSIERI SUICIDI, MENTRE L’USO COMPULSIVO DELLE PIATTAFORME SOCIAL AUMENTA DI QUASI IL 240% IL RISCHIO DI COMPORTAMENTI SUICIDI
Dipendenza da social media o telefoni cellulari e loro uso compulsivo per quasi un terzo dei giovanissimi a partire dall’età di 11 anni. Dall’aumento di questa modalità ossessiva emerge una possibile associazione a rischi per la salute mentale, fino ad arrivare a pensieri suicidi. È quanto rileva uno studio pubblicato sulla rivista Jama che ha coinvolto 4.285 giovanissimi di età media di 10 anni monitorati per quattro anni nell’uso di telefonini, social, videogiochi.
Condotto tra Weill Cornell Medicine/NewYork-Presbyterian, University of California, Berkeley, lo studio lancia l’allarme sul trend in crescita dell’uso compulsivo dei social media, dei videogiochi e dei telefoni da parte di bambini e adolescenti. In particolare è emerso che nel campione, il 31,3% ha aumentato l’uso compulsivo dei social media e il 24,6% dei telefoni cellulari nell’arco del periodo condiserato. Un uso compulsivo elevato o in aumento è stato associato ad un rischio maggiore di comportamenti o pensieri suicidi rispetto a un uso compulsivo basso.
Per quanto riguarda i social media, l’uso compulsivo con picchi elevati si collega a un rischio del quasi 240% maggiore di comportamenti suicidi, ovvero un rischio più che raddoppiato mentre la dipendenza elevata dai videogiochi si associa a ‘sintomi interiorizzanti’, ovvero difficoltà emotive, ansia, depressione, ritiro sociale. Nel complesso, concludono gli autori, per il benessere psichico dei giovani non è tanto importante il tempo totale trascorso davanti agli schermi, ma piuttosto è l’aumento anno dopo anno dell’uso compulsivo di questi media a fare la differenza.
(da agenzie)
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Giugno 20th, 2025 Riccardo Fucile
I PIÙ VULNERABILI SONO I GIOVANI: L’11% DEGLI ADOLESCENTI HA COMPORTAMENTI PROBLEMATICI LEGATI AI SOCIAL MEDIA E TRA I RAGAZZI DI ETÀ COMPRESA TRA I 15 E I 29 ANNI, IL SUICIDIO È LA PRIMA CAUSA DI MORTE
Una persona su sei in Europa convive con un disturbo di salute mentale. Eppure, una su tre
tra coloro che ne soffrono non riceve il trattamento di cui avrebbe bisogno.
Ancora più drammatico è il dato relativo alla psicosi: una persona su quattro che ne è affetta non ha accesso a cure né a un percorso assistenziale. È in questo contesto che si è tenuta a Parigi una conferenza organizzata dall’Organizzazione mondiale della Sanità Europa e dal ministero della Salute francese.
L’incontro ha visto i rappresentanti di 31 Paesi sottoscrivere un impegno comune: rendere la salute mentale una componente
strutturale di tutte le politiche pubbliche. Con la pandemia di Covid19 i casi di ansia e depressione sono aumentati del 25%. Nella Regione europea dell’Oms, le ripercussioni sono visibili soprattutto tra le fasce più vulnerabili: l’11% degli adolescenti ha comportamenti problematici legati ai social media, una ragazza su quattro di 15 anni dichiara di sentirsi sola quasi sempre, e lo stesso vale per un ove 60 su quattro.
Tra i giovani di età compresa tra i 15 e i 29 anni, il suicidio è la prima causa di morte. A fronte di questo resta una forte carenza di professionisti della salute mentale. Durante la conferenza di Parigi, i delegati hanno adottato la “Paris Statement”, un documento che traccia le linee guida condivise. La salute mentale, è il messaggio che emerge, viene riconosciuta come una responsabilità collettiva, che richiede azioni coordinate nei settori dell’istruzione, del lavoro, dell’urbanistica, dei media, della giustizia e della cultura.
Tra le priorità: includere i pazienti nei processi decisionali, promuovere spazi pubblici che favoriscano l’inclusione e il benessere mentale, e garantire l’alfabetizzazione digitale per un uso sicuro di web e social. “Quando intrecciamo il benessere mentale in ogni decisione, facciamo molto più che alleviare la sofferenza: accendiamo dignità, speranza e opportunità per tutti”, ha dichiarato il direttore regionale dell’Oms, Hans Henri P. Kluge.
(da agenzie)
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Giugno 20th, 2025 Riccardo Fucile
A CHIUNQUE VENGA TROVATO IN POSSESSO DI CONTENUTI “A SOSTEGNO DI TERRORISTI STRANIERI O A VIOLENZE ANTISEMITE” VERRÀ NEGATO L’ACCESSO NEL PAESE (IN REALTA’ SE PARLI MALE DI TRUMP)
Gli studenti stranieri che chiedono un visto per frequentare scuole e università americane dovranno rendere accessibili i propri profili social, per consentire ai diplomatici degli Stati Uniti di esaminare la loro attività online prima di ottenere visti per motivi di studio o di scambio. Lo ha annunciato il Dipartimento di Stato americano. Chi si rifiuterà sarà sospettato di voler nascondere tali attività alle autorità statunitensi.
Le nuove linee guida incaricano i diplomatici Usa di esaminare la presenza online di chi fa domanda per individuare “eventuali segnali di ostilità verso i cittadini, la cultura, il governo, le istituzioni o i principi fondanti degli Stati Uniti”. Un messaggio ottenuto separatamente da Politico istruisce inoltre i diplomatici a segnalare qualsiasi “forma di propaganda, aiuto o sostegno a terroristi stranieri e ad altre minacce alla sicurezza nazionale
degli Stati Uniti”, nonché “sostegno a molestie o violenze antisemite illegali”.
Il controllo delle attività “antisemite” rispecchia indicazioni analoghe fornite all’Ufficio per la cittadinanza e l’immigrazione degli Stati Uniti (Uscis), che fa capo al Dipartimento della Sicurezza interna, ed è stato criticato come un tentativo di reprimere l’opposizione alla condotta di Israele nella guerra a Gaza. I nuovi controlli sono rivolti a studenti e altri richiedenti visti delle categorie F, M e J, che comprendono l’istruzione accademica e professionale, nonché gli scambi culturali.
“Gli americani si aspettano che il loro governo faccia tutto il possibile per rendere il Paese più sicuro, ed è esattamente ciò che l’amministrazione Trump sta facendo ogni singolo giorno”, ha dichiarato un alto funzionario del Dipartimento di Stato, aggiungendo che il segretario di Stato Marco Rubio “sta contribuendo a rendere l’America e le sue università più sicure, portando allo stesso tempo il Dipartimento di Stato nel XXI secolo”.
(da agenzie)
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