400 MILIARDI E’ UN CONTO SALATO CHE RICHIEDE GARANZIE PER I CONTRIBUENTI CHE PAGANO
A CHI VANNO? COME? PERCHE?… IN UN PAESE DOVE SI E’ SPECULATO SUI TERREMOTI, SIAMO COSI’ CERTI CHE I PRESTITI FINIRANNO NELLE MANI DI IMPRENDITORI ONESTI CHE ONORERANNO IL DEBITO?… PERCHE’ SE NON PAGANO PAGHEREMO TUTTI NOI
Certamente è apprezzabile che il governo immetta ingenti risorse per sostenere la ripresa dopo una crisi, anche economica, più o meno senza precedenti. Si tratta di risorse che pagheremo di tasca nostra, aggravando il già pesantissimo debito che grava su tutti noi, sui nostri figli e le generazioni a venire, delle quali dovremmo occuparci un po’ di più di quanto quelle dei nostri padri abbiano fatto con le nostre.
Ma ci sono importanti alternative rispetto all’utilizzo delle risorse così drenate e al loro pagamento. Da quest’ultimo punto di vista dobbiamo trovare modalità di finanziamento che gravino soprattutto sui grandi patrimoni e sui redditi più elevati, andando nella direzione opposta a quella della “flat tax”, per recuperare una maggiore progressività , come prevede l’art. 53 della Costituzione e come il nostro sistema prevedeva almeno fino alla fine degli anni Settanta.
Almeno altrettanto importante, però, è sapere come queste (nostre) risorse verranno spese, non solo in generale, ma anche in particolare.
A chi vanno? Come? E perchè?
Infatti, da questo punto di vista, forti preoccupazioni ci vengono dal passato, che ci racconta di ruberie e speculazioni ai danni, per esempio, dei poveri terremotati e di tutti noi che abbiamo sostenuto le spese.
Ma, mentre su questo nessuno sembra avere molta voglia di richiamare l’attenzione, sentiamo ripetere ossessivamente le solite dichiarazioni a favore della velocità , della semplificazione delle regole e addirittura — tanto per cambiare — della necessità di riformare la Costituzione.
Partendo dalla fine, occorre ribadire che la Costituzione non c’entra nulla con la burocrazia. A meno che non si ritenga un inutile impaccio anche il rispetto del principio di legalità , senza il quale, però, retrocediamo a prima dello Stato di diritto.
Per questo, sentire tirare in ballo per l’ennesima volta la riforma della Costituzione, oltre a essere stucchevole, dà il senso sconfortante dell’incompetenza di molti anche tra coloro che potrebbero avere un ruolo importante nell’assumere o orientare importanti decisioni.
Una semplificazione di alcune procedure previste da leggi e regolamenti può certamente essere utile (o necessaria), ma senza far venir meno le garanzie che il tutto si svolga secondo regole precise di concorrenza leale e di trasparenza.
In assenza di queste, il rischio è che le risorse vadano ad amici di amici, ai più bravi a scivolare nei corridoi dei palazzi romani, a chi frequenta più conventicole di vario genere, e che scopriremo tra qualche anno avere preso soprattutto per sè.
Occorre non solo non rinunciare alla trasparenza e a procedure selettive aperte, ma anzi potenziare questi strumenti. Su questo ci giochiamo la credibilità anche a livello di Unione europea, che certamente ci lascia molto perplessi rispetto ad alcune resistenze all’erogazione di finanziamenti, ma che non lo fa (soltanto) per punto preso.
Lo fa (anche) perchè sa cosa troppo spesso è stato fatto, nel nostro Paese, con il denaro pubblico.
Ed è soltanto recuperando credibilità , con fatti concreti, che potremo contare su maggiori erogazioni anche in futuro e soprattutto giovarci del debito, che, pur inevitabile, non sarà stato fatto invano.
Andrea Pertici
Professore ordinario di diritto costituzionale nell’Università di Pisa
(da “Huffingtonpost”)
Leave a Reply