“A SETTEMBRE TORNO E RIVOLTO IL PD”: RENZI PREPARA LA SFIDA DELLE PRIMARIE
NEL PD SI CERCA UNO SFIDANTE: “MA CHE SIA FORTE, ALTRIMENTI TUTTI CON RENZI”
Fuori dai radar per dieci giorni. Oltreoceano e silente.
Poi Matteo Renzi tornerà in patria e aprirà la campagna per la conquista della segreteria del Pd.
Con un programma ambizioso: «Vinco le primarie — ha promesso prima di partire per gli Stati Uniti — e cambio il partito. Profondamente. Lo rivolto come un calzino». Anche gli altri big democratici si concedono qualche ora di relax, ma l’ozio di Ferragosto non basta a distogliere le menti dalla preoccupazione per l’ascesa del sindaco di Firenze.
Serve un candidato alternativo, capace di ridurre i danni e addolcire lo scarto percentuale della sfida.
Senza il nome giusto, ragionano al vertice, potrebbe risultare addirittura più conveniente “abbracciare” Renzi
L’afa di agosto non scoraggia le trattative fra le mille anime democratiche.
Solo le rallenta, in attesa di capire cosa accadrà in Senato nel voto sulla decadenza di Silvio Berlusconi. Tutti guardano con il fiato sospeso a quel passaggio, snodo decisivo per le sorti della legislatura.
Se l’esecutivo dovesse reggere anche all’urto dell’esclusione del Cavaliere, allora il risiko congressuale avrebbe davvero inizio
Il deputato Pd Giacomo Portas — guida dei “Moderati” — si rilassa pescando sardine il Liguria. E prevede: «Ormai è difficile che si torni al voto. Perciò è probabile che il congresso si tenga nel 2013 ed esca fuori un nome da opporre al sindaco. Ma se non si dovesse trovare una candidatura del 40%, allora Renzi potrebbe andare bene a tutti…».
È il temuto abbraccio interessato e un po’ soffocante — al sindaco fiorentino?
«Può essere sostiene un renziano come Ivan Scalfarotto — In ogni caso penso che il partito si trovi tra due fuochi. Da una parte c’è la diffusa consapevolezza che Matteo sia la carta vincente, dall’altra noto una resistenza ad affidargli il volante. Tutti dicono che è lui a dover guidare, poi però insinuano dubbi. Se è la soluzione, allora basta chiacchiere ».
La questione è in realtà parecchio più complessa.
E ruota soprattutto intorno a un quesito: chi è davvero in grado di opporsi il sindaco? C’è chi ha ipotizzato il capogruppo Roberto Speranza.
Portas non si sbilancia, ma immagina che tocchi all’ala filogovernativa plasmare il profilo dello sfidante: «Da settembre sarà in campo il partito dei “Forza Letta”… e da una saldatura con gli ex Ds potrebbe uscire fuori un nome»
Altri, invece, pensano a Debora Serracchiani.
Su di lei sarebbe in corso un pressing discreto ma continuo del corpaccione democratico. «La chiamano e le promettono di tutto», sostiene un renziano con un filo di preoccupazione. Donna, giovane e vincente, rappresenta l’identikit ideale da opporre al sindaco. Ma è proprio il suo ottimo rapporto con Renzi a rendere meno probabile il duello.
Sullo sfondo si muove Guglielmo Epifani. Pronto a tenere in mano il timone del partito in caso di elezioni in autunno, il segretario non resterà comunque a guardare. Sul suo nome potrebbe convergere una fetta rilevante della classe dirigente democratica e dei gruppi parlamentari a forte trazione bersaniana.
Tra le righe anche Beppe Fioroni non esclude un duello del genere: «Un Pd senza il collante del Cavaliere — dice anticipando un intervento su “Europa” — non può fare un congresso impostato solo sul reset della socialdemocrazia. E Renzi deve decidere la portata della sfida. Se si limita a un restyling di sinistra, allora è meglio un personaggio della sinistra…».
Resta da sciogliere il nodo delle regole. In vista dell’assemblea di settembre Renzi punta a tenere alta la tensione.
Teme trappole, è pronto a denunciarle. Intende, soprattutto, difendere lo statuto vigente che consente anche ai non iscritti di votare alle primarie.
«Devono essere aperte il più possibile — sostiene Scalfarotto — Tutto ciò che invece rende farraginoso questo percorso è di per sè sospetto ».
Tommaso Ciriaco
(da “La Repubblica”)
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