AGITU, DALL’ETIOPIA AL TRENTINO, NEL SEGNO DELLA CULTURA E DEI GRANDI IDEALI
SCAPPATA DALLA SUA TERRA PER FUGGIRE AL GIOGO DEL LAND GRABBING, ERA ARRIVATA IN ITALIA GIOVANISSIMA CON IL DESIDERIO DI LAUREARSI E FONDARE UN’AZIENDA AGRICOLA
Determinata, testarda, convinta che l’odio si possa contrastare solo con la cultura: Agitu Idea Gudeta credeva nella tolleranza e pur, agli occhi di tutti, “avendocela fatta”, non dimenticava mai da dove veniva, e nella sua azienda faceva lavorare anche i richiedenti asilo.
Scappata dalla sua terra, l’Etiopia, per fuggire al giogo del land grabbing, era arrivata in Italia ancora giovanissima, piena di grinta e speranza, e soprattutto di voglia di studiare, tanto da conseguire in pochi anni una laurea in Sociologia all’università di Trento, mantenendosi tra mille lavori.
Un grande obiettivo raggiunto, ma per Agitu solo il punto di partenza: il suo sogno era infatti quello di trasferirsi in montagna, tra le Alpi trentine, per prendersi cura di quel territorio meraviglioso e far rivivere una tradizione antichissima, quella dell’allevamento della capra Mochena, razza indigena della Valle dei Mocheni, quasi estinta fino a pochi anni fa. “Sono animali rustici, poco esigenti, ottime capre pascolatrici. E possono rimanere all’aperto praticamente tutto l’anno, permettendomi di risparmiare molto sia sui mangimi sia sui costi di gestione. Inoltre, in questo modo, posso anche ricevere dei finanziamenti previsti per chi recupera razze in via d’estinzione”, raccontava.
Quindici caprette e un vecchio capannone preso in comodato d’uso per partire: tanto era bastato ad Agitu per cominciare a toccare con mano il sogno, diventando in poco tempo uno dei volti più conosciuti di tutta la Val dei Mocheni, Agitu la ragazza venuta dall’Etiopia, Agitu la pastora delle capre felici, Agitu dal sorriso luminoso, Agitu simbolo di integrazione.
I giornali parlavano volentieri di lei, incuriositi dalla sua storia, ammirati dalla sua resilienza, e gli abitanti della valle con la stessa ammirazione la studiavano, perchè non capita tutti i giorni di incontrare una donna così, che da sola decide di affrontare la sfida per eccellenza – una vita da sola in montagna, recuperando un mestiere antico e faticoso come quello della pastorizia – con dedizione, e per pura scelta.
Lavorava il latte, produceva formaggio, e rifiutava ogni proposta di entrare in politica, Agitu, perchè era con le sue capre che voleva stare, (“Devo proteggerle dagli orsi!”, ripeteva, un po’ scherzando e un po’ no) ed era attraverso il suo lavoro e la sua storia che voleva parlare e dare l’esempio.
In fondo agli occhi, ancora, l’ultimo sogno: trasformare la sua attività in un agriturismo, puntare sull’accoglienza. Se qualcosa o qualcuno non glielo avesse strappato via a soli 42 anni, ci sarebbe certamente riuscita.
Perchè nessuna vetta era troppo alta da scalare, per Agitu.
(da agenzie)
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