AL SUMMIT UE GLI STATI SI ACCAPIGLIANO PER UNA MANCIATA DI VACCINI PFIZER
L’AUSTRIA CONTESTA LA RIPARTIZIONE DI 10 MILIONI DI DOSI EXTRA E BLOCCA L’INTESA… IL CAOS ASTRAZENICA CONTINUA
Come se non bastassero le differenze di vedute sul regolamento sugli export, quelle sul certificato vaccinale, ora al menu del summit europeo in videoconferenza si aggiunge un’altra pietanza indigesta.
Gli Stati membri non riescono a trovare un accordo sulla distribuzione dei nuovi 10 milioni di dosi concordati dalla Commissione Europea con Pfizer-Biontech.
Da ieri sera a Bruxelles si tenta di trovare una soluzione nel comitato direttivo che deve decidere la ripartizione. Ma, a quanto si apprende, nemmeno la riunione di stamattina ha risolto l’enigma. L’ostacolo maggiore sta nell’offensiva del cancelliere austriaco Sebastian Kurz, che giorni fa, insieme ai leader di Lettonia, Bulgaria, Slovenia, Repubblica Ceca e Croazia, ha inviato una lettera a Palazzo Berlaymont per contestare la distribuzione dei vaccini in Europa.
Litigare per 10 milioni di dosi sembra un dettaglio. E invece è indicativo della temperatura altissima nei rapporti tra i leader europei, tutti sotto stress in patria per una campagna vaccinale ancora troppo lenta nel vecchio continente.
La stessa mossa di Kurz viene criticata dall’opposizione e dai media in Austria come un tentativo di coprire le carenze della macchina vaccinale austriaca, prendendosela con Bruxelles.
In effetti, la scorsa settimana, ai rilievi del cancelliere, la Commissione Europea ha risposto che sono stati i paesi membri a scegliere un meccanismo “flessibile” per la ripartizione dei vaccini. Meccanismo che ha consentito a paesi come l’Austria o la Bulgaria di puntare sulle fiale più economiche di Astrazeneca, che però ha drasticamente tagliato le forniture all’Ue.
Germania, Francia e altri Stati hanno invece accettato di spendere di più per Pfizer-Biontech, Moderna. Dunque, cosa vuole Kurz? Tempo fa il cancelliere di Vienna è stato anche protagonista, insieme alla Danimarca, di un’altra mossa ‘ostile’ verso Bruxelles, recandosi in Israele per trattare con Benjamin Netanyahu sulla fornitura di vaccini. Un’iniziativa che non pare aver risolto i problemi dell’Austria e che adesso appare ancor di più come un tentativo di reazione alle critiche in patria.
Fatto sta che Kurz blocca l’accordo sulla distribuzione delle nuove dosi di Pfizer. A Bruxelles speravano di raggiungere un’intesa prima del Consiglio Europeo, per evitare che anche questo argomento appesantisse la discussione tra i leader. Non andrà così. Angela Merkel, Mario Draghi, Emmanuel Macron e tutti gli altri dovranno occuparsi anche di questo.
Mentre è ancora battaglia con Astrazeneca sulle dosi mancanti.
La Danimarca, primo paese a sospendere l’intera somministrazione di questo vaccino, fa sapere che non la riprenderà prima della metà di aprile. Dalla Commissione invece fanno sapere di essere pronti alle vie legali, ma – da sottolineare – la decisione spetta agli Stati membri.
Sono mesi che il presidente del Consiglio Europeo Charles Michel minaccia il ricorso all’articolo 122 del Trattato dell’Unione per tutelare gli Stati contro l’azienda anglo-svedese. Ma finora la minaccia è rimasta lettera morta: al momento prevale l’esigenza di ottenere anche le poche dosi promesse da Astrazeneca, piuttosto che ingaggiare un conflitto con l’azienda.
Ma si vedrà . Stasera al Consiglio europeo interviene Joe Biden. Le aspettative dei giorni scorsi erano altissime, ma potrebbero restare deluse. Da quanto si è appreso ieri, il presidente Usa non farà promesse precise sull’esportazione del surplus di dosi degli Stati Uniti verso l’Europa. Tanto che, stamane, nel discorso al Parlamento tedesco, Merkel ha detto: “I siti di produzione britannica producono per la Gran Bretagna, gli Stati Uniti non esportano, dunque noi dobbiamo fare affidamento su ciò che possiamo produrre in Europa”. Cosa per la quale, si sa, serve tempo: almeno un anno. Ma, dice Merkel, “dobbiamo prevedere che il virus, con le sue varianti, ci terrà occupati per lungo tempo, la questione scavalca l’anno in corso”.
Tutto conforta la tesi per cui questo summit potrebbe non essere decisivo per l’Ue, pur denso di discussioni importantissime e nevralgiche per capire lo stato dell’Unione. Anche la trattativa con Boris Johnson per una divisione delle dosi di Astrazeneca tra Regno Unito e Unione è appena iniziata, ne è stata data notizia ieri con un comunicato alquanto vago. Il clima è pesante.
Ne dà conto anche il presidente dell’Europarlamento David Sassoli, nel suo tradizionale discorso in apertura del summit, invitando però a non aggravare ulteriormente la situazione attaccando l’Europa, pur con tutti gli errori commessi nella gestione della campagna vaccinale.
“Sarebbe irresponsabile usare le paure e la fatica dei cittadini per mascherare le nostre debolezze o le nostre inefficienze nazionali – dice Sassoli – Sarebbe irresponsabile nascondersi dietro gli altri per coprire le proprie mancanze. Conosciamo tutti la tecnica di decidere insieme a Bruxelles e poi dire alla gente a casa che la decisione ci è stata imposta e che da soli avremo fatto meglio. Dopo le nostre azioni dell’ultimo anno, avevo sperato che fossimo andati oltre. Sembra che non sia così. Alcuni comportamenti invece incoraggiano a pensare che il sistema europeo sia in crisi. E sappiamo tutti che è un errore. Certamente il nostro sistema e le nostre istituzioni, possono e devono essere migliorate. Ma per meritare fiducia, serve unità e trasparenza. Attaccare noi stessi non ha senso. Nè ha senso pensare che altri stiano facendo molto meglio, o riscrivere la storia sulla base del senno di poi”.
Sembra che parli a Kurz, artefice dell’ultimo scontro in corso, uno dei tanti.
(da “Huffingtonpost”)
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