ALEPPO: “NON PIANGEVA E NON URLAVA, VIVEVA UNO SHOCK TOTALE”
PARLA AL GUARDIAN IL CRONISTA CHE HA FILMATO IL PICCOLO OMRAN: “E’ UN SIMBOLO, MA QUI NON E’ UN CASO ECCEZIONALE”… I CRIMINALI SIRIANI E RUSSI BOMBARDANO I CIVILI
“Ho visto tanti bambini salvati dalle macerie, ma questo bambino, con la sua innocenza, non aveva idea di cosa stesse succedendo. E’ arrivato in uno stato di shock totale”.
Con queste parole, riportate dal Guardian, Mustafa al-Sarout, un giornalista di base ad Aleppo, racconta la genesi del video che ha come protagonista il piccolo Omran Daqneesh, diventato il simbolo del dramma dei civili in Siria.
E’ stato al-Sarout a girare il video che ha fatto il giro del mondo e che ha scosso le coscienze di tutti.
Nelle immagini, Omran viene estratto dalle macerie, provocate dai bombardamenti, e viene portato dentro un’ambulanza. Seduto su una sedia arancione, il bambino porta la sua mano al volto, coperto in una pasta di sangue e polvere sotto un ciuffo di capelli sporchi e guarda la macchia rossa sulle sue dita. “Ho fotografato un sacco di attacchi aerei ad Aleppo, ma non c’era così tanto come in quella faccia, il sangue e la polvere mescolati, a quell’età “.
“Era spaventato e scosso. Era al sicuro nella sua casa, forse addormentato. E poi la casa è crollata su di lui. Quando lo abbiamo estratto fuori non piangeva nè urlava, era proprio in uno stato di shock”, spiega Sarout, che si dice stupito del fatto che il suo video abbia suscitato così tanta attenzione.
“I bambini – sottolinea – vengono bombardati ogni giorno, questo non è un caso eccezionale. Questo bambino è il simbolo di milioni di bambini della Siria e delle sue città “.
Sarout parla dei bombardamenti che stanno provocando morte e distruzione in Siria. “Gli attacchi aerei russi e quelli del governo siriano sono la quotidianità “.
E sugli attacchi in cui è rimasto coinvolto Omran, il giornalista ricorda che “c’è stata un’immensa distruzione nel quartiere, c’erano così tante persone ferite, c’erano persone che passeggiavano in giro per la strada e correvano a nascondersi all’interno degli edifici, rimanendo poi intrappolati tra le macerie quando gli edifici sono crollati”.
(da “La Repubblica”)
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