ALL’INCROCIO DEGLI INDIFFERENTI VA IN ONDA IL REMAKE CON “MELONA”
URLATORI E GENDARMI, BUONI E CATTIVI: LA “BONIFICA” SARA’ EFFETTO OTTICO
Permettete una parola? Mario, 76 anni, ci ferma all’angolo del negozio di ferramenta di suo genero, proprio all’incrocio con i quattro palazzi che inaugurano il vialone del famigerato Parco Verde. C’è infatti un orrore nell’orrore, una devastazione in questo dente cariato della civiltà.
Mario ce lo indica dando il voi, come si usa qui: “Se voi guardate dritto, all’ultimo piano, è stata buttata giù Fortuna Loffredo, chella criatura. Più avanti, ma di poco, successe la stessa cosa per o’ piccirillo (Antonio Giglio, tre anni, volato da una finestra). Vi dico questo perché i cattivi stanno là, ma noi di Caivano siamo buoni e non meritiamo tutte queste chiacchiere”.
I buoni, sul viale che costeggia l’istituto alberghiero diretto dalla preside guerriera Eugenia Carfora, i cui cancelli sembrano quelli di un carcere, deviano verso sinistra.
Non vogliono guardare, non possono guardare, non ce la fanno più. Poliziotti da ogni parte, e chi li vede mai così attenti? E i vigili col fischietto pronto? “Ci hanno richiamati dalle ferie”, dice uno dei convocati all’incrocio del lungo tunnel dove deve sbucare Giorgia Meloni.
“La Melona quann esce?”, chiede una signora abbastanza innervosita per quell’eccesso di lampeggianti. Meloni qui la declinano al femminile e di sicuro non conoscendo che la speranza della premier fosse invece quella di vedere declinato al maschile solo il suo ufficio.
Tolti i giornalisti, allontanati i poliziotti, inquadrati la quindicina di supporter meloniani, accanto alla chiesa dove l’attende don Patriciello solo venti urlatori.
La città dell’orrore, il parco della morte, o anche la furia della malavita, il dominio della criminalità organizzata. Sono quattro, cinque le definizioni comuni che la cronaca offre alla pubblica opinione. “Venite, promettete e ve ne andate”, accusa Romualdo. Nino, triviale e spumeggiante: “Melona cacam o’ cazz (non rompermi le scatole, ndr)”.
Armando, banconista del bar al quale s’affolla tutta la gendarmeria convocata per l’occasione: “In effetti li dovete scusare, quelli nemmeno sanno che ruolo ha”. Luigi, proprietario della vicina rosticceria: “Una cosa è certa: siamo più i buoni che i cattivi (assaggiate una mozzarella di bufala, vera bufala? 13,90 euro al chilo, una delizia)”. Giovanna: “Melona viene qua a darci il lavoro? Allora sì. Viene qua a fare le sparate? Allora no”
Sembra un remake: perché ogni premier passa, promette e va via. Renzi doveva bonificare tutti gli angoli del parco, e così pure Giuseppe Conte (però, dice Angelo, “ci ha portato almeno la tenenza dei carabinieri”). Poi ecco Giorgia.
In effetti questa città di miserabili, la città degli invisibili e degli indifferenti, sorta dopo il terremoto del 1980 per sistemare il sottoproletariato urbano, ha vissuto il concentramento di ogni grande questione sociale urbana. Messi l’uno vicino all’altro i disoccupati storici, quelli di nuova fattura, e poi le leve criminali giovanili e non. Così ogni sorta di devianza ammassata, conurbata, sistemata lungo le scale dei palazzi che danno sull’asse mediano, la striscia di asfalto che taglia l’isola criminale e punta a nord verso la Pontina, è divenuta una bomboniera di efferatezze. Il garante dei minori, come ieri avete letto sulle nostre pagine, ha contato 200 bambini abusati tra il 2006 e il 2012 nel triangolo che lega Acerra, Afragola e Caivano, e nell’87 per cento dei casi erano bambini tra i 6 e i 10 anni.
Verranno i militari, appalti in deroga, le Fiamme oro che si prendono cura del centro sportivo recuperato e pronto per la primavera. Sarà fiore all’occhiello per la prossima campagna elettorale. Sistemato il Parco Verde si dirà. E invece e purtroppo, sarà un tremendo effetto ottico.
“Ho 76 anni e 580 euro di pensione sociale. Facevo il custode in un palazzo di Posillipo, mi hanno deportato qua. Ma non ho l’automobile e non c’è un bus che mi porta a Napoli e nemmeno un treno. Niente di niente. Vivo carcerato ma devo dire che nessuno mi disturba perché io mi faccio i fatti miei. Voi a chi appartenete?”, chiede Luigi in cerca di un passaggio per andare in città.
(da agenzie)
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