ANCORA UNA VOLTA SALVINI HA DIMOSTRATO DI NON CAPIRE IL DECORO CHE DEVE AVERE UN MINISTRO DEGLI INTERNI E CONTINUA A CONSIDERARSI AL DI SOPRA DELLE REGOLE
LE SCUSE DA “PAPA” NON SERVONO A UNA MAZZA, TOLGA IL DISTURBO… SE SI CONSIDERA IL PADRE DI 60 MILIONI DI ITALIANI LA POLIZIA DI STATO DIA UN PASSAGGIO A TUTTI
Mai si era visto un figlio del ministro dell’Interno salire su uno scooter ad acqua della Polizia di Stato, farsi un giro in mare, scorrazzato da un agente, con papà “Matteo”, torso nudo, e solita sicumera, che sulla spiaggia non si scompone, impegnato a giocare a pallone, per poi tirare la palla verso il mare.
Matteo Salvini è costretto alle scuse, “errore mio di papà ” è la formula usata, e anche questo è un inedito per il Capitano leghista.
Succede tutto al Papeete Beach, in un pomeriggio di luglio. Matteo Salvini è a Milano Marittima, con i figli per la consueta vacanza di fine luglio. E, come sempre, staziona nel solito lido. A un certo punto, succede una cosa inusuale, inopportuna, se siedi al Viminale.
Sulla battigia ci sono una serie di scooter ad acqua della Polizia di Stato. Il Capitano della Lega sta giocando a pallone con il figlio adolescente. Poi si ferma, lancia la palla verso il mare, e sussurra agli agenti: “Va bene, va bene, io vado sotto l’ombrellone”. Ecco, in quell’istante Salvini junior entra in acqua e sale su una moto della Polizia, alla cui guida c’è un agente.
Il tutto viene filmato a distanza da un videomaker di Repubblica. Ma quest’ultimo viene preso di mira da due uomini, che si qualificano come poliziotti. Al punto da cercare di bloccarlo. “Non riprendere”, avverte uno dei due. “O la abbassi, o te la levamo”, insiste l’altro con marcato accento romano. “Ma io sono un giornalista”, si difende il videomaker. Comincia a quel punto un vero e proprio diverbio.
Con i due uomini che minacciano il cronista: “Le moto sono della polizia”. E ancora: “Mi daresti per cortesia un documento”. Per circa due minuti il figlio di Salvini si aggira in acqua scooter a ridosso della spiaggia. Armato di salvagente, segue le indicazioni del poliziotto alla guida. Eppure in spiaggia lo scontro non si ferma.
Gli agenti continuano a minacciare il videomaker: “Non riprenda un mezzo della polizia di Stato”. “Ma è un luogo pubblico. Per quale motivo non lo posso fare?”, controreplica il cronista. “Da poliziotto le sto dicendo che non lo può fare, perchè ci mette in difficoltà ”. “Ma chi c’è in quella moto?”, è la domanda del cronista. “Un collega, da solo”. “Ma sono in due”, è la precisazione del videomaker. “Appunto”. “Io non so se lei è un poliziotto”, è l’accusa. “Io infatti non le ho chiesto il documento”. “Ma lei mi ha detto che è un poliziotto”. “Se poi vieni con me, ti faccio dire chi sono”. “Ti sto dicendo di non riprendere la privacy delle persone”. Mentre si consuma questa scena, qualcuno chiama insistentemente il pilota della moto, invitandolo a ritornare verso la battigia, ma con una accortezza: il rientro deve avvenire in un punto della spiaggia distante dalla telecamera.
Fin qui la cronaca dal Papeete Beach. Poi succede di tutto. Che la Questura di Ravenna avvia “un accertamento per un eventuale utilizzo improprio dei mezzi dell’amministrazione”. E che scoppi il caso politico.
Il Pd ribolle. Il primo è Emanuele Fiano: “I mezzi della Polizia servono per garantire la nostra sicurezza, non per far divertire la famiglia del Salvini di turno, e i poliziotti non possono essere messi in difficoltà dalla deferenza verso il Ministro con rischi per loro e per il ragazzo”. Seguono dichiarazioni al vetriolo di Maria Elena Boschi, “spero che questa notizia sia falsa. E che Salvini la smentisca subito”. E ancora: “Dopo il Trota — attacca +Europa – continua la saga dei figli dei segretari della Lega che imbarazzano l’Italia”. Ed è un imbarazzo che cresce minuto dopo minuto.
L’impressione è che questa volta l’inquilino del Viminale abbia superato il limite. Perchè una cosa del genere non si era mai vista. Ecco perchè, a sera, dopo questo profluvio di critiche, Salvini rompe il silenzio e, per la prima volta, ammette l’errore e chiede scusa: “Mio figlio sulla moto d’acqua della Polizia? Errore mio da papà , nessuna responsabilità va data ai poliziotti, che anzi ringrazio perchè ogni giorno rischiano la vita per il nostro Paese”.
Matteo Salvini è costretto alle scuse, ma ancora una volta alimenta due preoccupazioni: da un lato dà nuovamente prova di non comprendere fino in fondo l’importanza del suo ruolo, dall’altro lato sembra considerarsi “legibus solutus” e quindi al di sopra delle leggi, capace di fare e disfare con leggerezza anche oltre le regole e il sentire comune. Anche nello scusarsi, poi, il vice premier recupera la retorica del leader paternalistico. “I miei figli sono 60 milioni di italiani” ha avuto modo di dire nel recente passato. La speranza è che la Polizia di Stato non debba dare un passaggio a tutti.
(da “Huffingtonpost“)
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