AQUARIUS FA ROTTA VERSO MARSIGLIA SENZA BANDIERA, DOPO LE MANOVRE DEI BANDITI CHE GLIEL’HANNO SOTTRATTA FACENDO PRESSIONI INDEGNE SU PANAMA
APPELLO DELL’ONU: “L’EUROPA NON PERDA LA SUA UMANITA'”… PORTOGALLO E SVIZZERA SAREBBERO DISPONIBILI
In navigazione verso Marsiglia e alla ricerca di un bandiera per rimanere in mare, dopo che Panama ha annunciato di voler ritirare la registrazione.
Con il passare delle ore diventa più concreta l’ipotesi che anche Aquarius, la nave della ong SOS Mediterranèe e di Medici Senza Frontiere, unica imbarcazione non militare attualmente operativa nelle operazioni di ricerca e soccorso dei migranti nel Mediterraneo centrale, si debba fermare, dopo l’ultimo salvataggio che ha portato allo sbarco di 58 migranti a Malta che saranno accolti da Francia, Spagna, Germania e Portogallo.
Tre infatti gli scenari che si prospettano.
Il primo, meno probabile, è che il governo di Panama ritorni sui suoi passi. Al momento infatti Aquarius batte ancora bandiera panamense ma solo per rientrare in porto.
«E’ come un’automobile che non ha superato la revisione cui viene dato il permesso di tornare in garage», spiega al Corriere Marco Bertotto, responsabile dell’Advocacy di Msf.
Da SOS Mediterranèe fanno notare poi come sia la politica e non la burocrazia a ostacolare l’operato della nave.
Se infatti tutti i 17 certificati richiesti sono in regola e se è una decisione dell’armatore rivolgersi a Panama per la registrazione, Stato in cui per altro sono registrate la maggior parte delle navi commerciali, pare improbabile che le autorità panamensi facciano dietrofront.
Che fare dunque? L’opzione di trasformare Aquarius in una nave fantasma non è sul tavolo.
Per Frèdèric Penard, direttore delle operazioni SOS Mediterranèe, «la nave deve avere una bandiera per poter operare». Tanto più che il contesto delicato in cui si trova a dover agire, quale è la zona Sar libica.
L’idea dunque è che uno Stato europeo si faccia avanti per offrire il suo aiuto e una nuova registrazione.
Trovare un accordo però non è facile, tanto più se si considera che le tasse per le registrazioni delle navi variano da Paese e Paese.
Una nuova bandiera rischierebbe dunque di alzare notevolmente i costi, già alti – si parla in media di 11 mila euro al giorno al giorno – per le missioni.
E se dichiarazioni di intenti sono arrivate da Portogallo e Svizzera che si sono dette disponibili, per il momento però non c’è nulla di fatto.
Inoltre, anche nel caso in cui uno Stato europeo risponda positivamente, sono necessari i tempi tecnici per avviare una nuova registrazione.
Facile dunque che la nave debba subire uno stop, almeno temporaneo.
La terza ipotesi è infine che Aquarius si fermi del tutto, andando ad azzerare le operazioni di ricerca e soccorso non militari (al momento l’unica imbarcazione sulla rotta del Mediterraneo Centrale è l’Astral, veliero della ong spagnola Open Arms che si occupa però solo di attività di osservazione e monitoraggio).
Lo stop definitivo dunque è sul tavolo. Ma, come prevedibile, le ong e parte della società civile fanno di tutto per scongiurare questo scenario.
Non a caso infatti sia Sos che Msf hanno convocato settimana scorsa una conferenza stampa a Roma con l’obiettivo di lanciare un appello alle istituzioni europee e hanno organizzato una manifestazione in calendario per il 6 ottobre.
(da “il Corriere della Sera”)
Leave a Reply