AUMENTANO LE PRESSIONI SU CONTE PER DARE VITA A UN NUOVO PARTITO
NEI GRUPPI PARLAMENTARI IN POCHI DIFENDONO GRILLO… ALMENO META’ DEI SENATORI E UN TERZO DEI DEPUTATI PRONTI A SEGUIRE CONTE
Che i rapporti personali fossero ridotti al lumicino lo testimonia l’ultima telefonata di qualche giorno fa. Nel corso di un’ora ruvidissima, Giuseppe Conte ha tirato dritto: “Beppe mi devi dare il simbolo, io sono l’unico che può allargare il consenso del Movimento”.
A quel punto il garante ha alzato la voce: “Ma chi pensi che sia andato a nuoto a Messina, chi pensi che abbia fatto tutto questo, tu o io?”. I due non si parlano da allora, o meglio, lo fanno solo via mail, conferenze stampa e, in ultimo, post.
Il fondatore lunedì si è fermato un secondo prima di premere invio, assecondando il pressing dei mediatori che si sono spesi fino all’ultimo per evitare la rottura.
Ma la rabbia dopo le accuse dell’ex premier di voler fare un’operazione di facciata, di essere un padre padrone della sua stessa creatura non è scemata.
Anzi, il vaffa che Grillo ha lanciato in faccia a Conte coinvolge anche chi in questi ultimi giorni gli ha assicurato che quella dell’avvocato era la soluzione giusta: “Mi sento: come se fossi circondato da tossicodipendenti che mi chiedono di poter avere la pasticca che farà credere a tutti che i problemi sono spariti pensando che Conte sia la persona giusta per questo”.
La rottura è totale, l’ex premier, issato su a Palazzo Chigi, osannato, difeso, ritenuto la persona giusta per far ripartire la storia M5s, viene demolito: “Non ha né visione politica, né capacità manageriali, non ha esperienza di organizzazioni, né capacità di innovazione”, il suo sarebbe stato un “partito unipersonale” con “uno statuto seicentesco”.
Un partito che con tutta probabilità prenderà forma e inizierà a muoversi sulle sue gambe senza le insegne pentastellate. Perché i suoi fedelissimi non escludono, anzi accreditano, che a questo punto l’unica soluzione “per non fare dieci passi indietro anziché uno avanti, per non tornare al M5s delle origini che oggi sarebbe anacronistico”, sia quello di un partito del professore.
Lui fino a ieri ha negato, e anche in queste ore si sta muovendo con prudenza, perché la situazione è delicata. Ma il consenso che riscuote al momento dentro ai gruppi è alto, anzi altissimo.
L’uscita di Grillo ha gettato i gruppi parlamentari nel caos, non si trova nessuno che sia disposto a difenderlo. Perché non solo il garante ha affondato l’ex capo politico in pectore, ma ha anche tracciato da subito la rotta per il futuro prossimo indicendo la votazione del Comitato direttivo (quello composto da cinque membri e previsto dallo statuto uscito fuori dagli Stati generali), una votazione che dovrà avvenire su Rousseau, perché “qualsiasi altra piattaforma esporrebbe il Movimento a ricorsi in tribunale”.
I deputati sono in rivolta, e hanno chiesto al capogruppo Davide Crippa, nel mirino di Conte anche nella telefonata con Grillo, un’assemblea che si terrà mercoledì in serata. “Per sei mesi gli abbiamo detto di farci votare il Direttorio – dice uno di loro – invece ha voluto Conte, ha delegittimato Casaleggio e ci ha portato da tutt’altra parte. E ora che fa? Ritorna al punto di partenza? È una follia”.
Si guarda a Stefano Patuanelli e a Paola Taverna, i due big considerati più vicini all’ex premier e che potrebbero essere il motore di una spaccatura. Un loro collega è sicuro: “Se Conte fa un suo partito qui ci sarà un travaso generale, con Grillo ci andiamo a schiantare”.
Con il garante, paradossalmente, solo quelli che sono stati espulsi o se ne sono andati per non aver accettato la svolta di Draghi, a partire da Nicola Morra, che si candida al Direttorio, o Elio Lannutti, che pur molto critico è rimasto nel Movimento: “Chi tira la corda la spezza, sto con Beppe”.
Le chat esplodono, molti tra deputati e senatori sono concordi: “Siamo alla follia, per me è finita”, dice l’onorevole Roberto Rossini.
Non si escludono nuovi addii nelle prossime ore di parlamentari sfibrati dopo oltre un anno di reggenza e quattro mesi chiusi in follia, ma il grosso dei delusi guarda a Conte, per quella che più che una scissione diventerebbe una spaccatura.
Il pallottoliere impazzito parla di almeno la metà dei senatori e di un terzo dei deputati, anche perché il rischio è che la mossa di Grillo dia vita a un Movimento acefalo. Improbabile che i pesi massimi come Luigi Di Maio o Roberto Fico si candidino per il nuovo Direttorio, che con personalità di secondo piano sarebbe nella quasi impossibilità di governare il caos. “Io nemmeno lo voto”, dice un parlamentare esasperato, “anche perché Beppe può ripartire solo da chi è contro questo governo”. E questo, al momento, non è il Movimento 5 stelle.
(da Huffingtonpost)
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