BERLUSCONI NON E’ PIU’ INELEGGIBILE, PAROLA DEL PD
DA BOCCIA A SPERANZA A RENZI, NESSUNO FA PIU’ RIFERIMENTO ALLA LEGGE DEL 1957
Diviso quasi su tutto, il Partito democratico si ricompatta su un argomento: Silvio Berlusconi non può essere ineleggibile.
A intervalli regolari, senatori e deputati del Pd si premurano di tranquillizzare l’alleato di governo: la giunta per le elezioni del Senato, chiamata a valutare la compatibilità del conflitto d’interessi di Berlusconi con la sua carica di senatore, non taglierà il Cavaliere fuori da Palazzo Madama.
Il voto, sul ricorso presentato dal Movimento 5 stelle, potrebbe arrivare già il 9 luglio.
Ma Berlusconi può restare sereno.
Lo ha chiarito a La Stampa il capogruppo del Pd alla Camera, Matteo Speranza.
Lo ha ripetuto, al Messaggero, il lettiano di ferro Francesco Boccia.
Lo ha fatto capire chiaramente anche Matteo Renzi.
E il premier Enrico Letta ha posto la pietra tombale sull’argomento, rispondendo a una domanda della stampa estera: “L’ineleggibilità ? Decideranno i parlamentari. Ma è una vicenda alla quale non darei grande importanza”.
La parola d’ordine, quasi un mantra, è la seguente: “Berlusconi si sconfigge nelle urne, non in giunta”.
Valutazione politica, ma nel merito dell’argomento giuridico i democratici preferiscono non avventurarsi.
La questione ormai è arcinota: si tratta della legge 361 del 1957, che dichiara ineleggibile chiunque goda di una concessione statale, in proprio o in qualità di amministratore.
L’unico rimasto nel Pd a ritenere che Berlusconi non soddisfi questi requisiti è il capogruppo al Senato, Luigi Zanda.
Sull’argomento, si è espresso senza mezzi termini e in tempi non sospetti, prima e dopo la nascita del governo: “Per la legge italiana, Berlusconi non è eleggibile”.
La sua idea sull’argomento non è cambiata, ma preferisce non parlarne più: “Ora tocca alla giunta, che sta per iniziare a lavorare. Ha le sue procedure e la sua indipendenza”.
Anche dalle dichiarazioni quotidiane dei colleghi di partito, che escludono l’ineleggibilità ? “Non ho letto le parole di Speranza e Boccia — risponde Zanda — ma conosco personalmente i senatori e sono sicuro che non si faranno influenzare”.
Tra di loro, i democratici che siedono in giunta, si respira un’insofferenza sempre maggiore per le pressioni esercitate dai colleghi di partito.
“Quello sull’ineleggibilità non è un dibattito politico — insiste il senatore Giorgio Pagliari — bisogna studiare le carte e decidere solo in base a quelle. Sul piano meramente politico l’ineleggibilità di Berlusconi è grande come una casa dal 1994”.
Il senatore Giuseppe Cucca: “La giunta non fa valutazioni politiche, applica la legge”.
Ancora più netta la senatrice Rosanna Filippin: “Le dichiarazioni dei compagni di partito? Non me ne frega niente”.
Dalla giunta, in ogni caso, è difficile aspettarsi sorprese.
Per Berlusconi il vero motivo d’angoscia è la sentenza della Cassazione sul caso Mediaset.
Se dovesse essere confermata la condanna e l’interdizione dai pubblici uffici, il Pd non dovrebbe fare sconti: “Le sentenze — promette il segretario Guglielmo Epifani ieri al Tg3 — si rispettano e si applicano e questa sarà la nostra linea guida. Mancano ancora sei mesi… ”.
Tommaso Rodano
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