BERLUSCONI VUOLE “PIU’ PULIZIA NELLE LISTE”: PER QUELLO CANDIDA LA SUA IGIENISTA?
SPAZIO IN LOMBARDIA A NICOLE MINETTI, IGIENISTA DENTALE E SHOWGIRL, MA ANCHE AD ALTRI 4 NOMI A RISCHIO..PURE IN LIGURIA CADE NEL VUOTO L’APPELLO A LISTE PULITE: TROPPA IPOCRISIA E DISTINGUO NELLA SCELTA DI CHI NON CANDIDARE: E ORA SIAMO GIA’ ALLA RETROMARCIA
I suoi collaboratori fidati (figuriamoci gli altri..) gli hanno fatto capire di essersi spinto troppo avanti: sia nell’annunciare un provvedimento contro la corruzione quando il testo non era stato neanche abbozzato, sia nel considerare “fuori dal partito e dalle liste” quelli che non hanno la fedina pulita in politica.
Alla fine il premier ha espletato il solito “proclama-aborto” che vuol dire tutto e l’incontrario di tutto: “nelle nostre liste non inseriremo alcun personaggio che sia compromesso, in modo certo”.
Quel termine “certo”, destinato a qualsiasi interpretazione soggettiva, permetterà di candidare chiunque, salvo forse un ergastolo con sentenza passata in giudicato da anni.
Al grido di “noi siamo garantisti, non forcaioli, non inseguiamo la sinistra sul suo terreno”, le truppe cammellate dei “chiacchierati del Pdl” hanno prevalso, come sempre.
Alla fine verranno emarginati solo i “Pennisi”, ovvero coloro che si sono fatti beccare con la mazzetta in tasca, chi invece l’ha trovata in auto potrà sempre sostenere di averla parcheggiata con i finestrini aperti.
Per assurdo, le preoccupazioni pidielline al nord derivavano dal fatto che, senza forti dichiarazioni anti-corruzione, a beneficiare elettoralmente degli scandali che hanno colpito alcuni esponenti del Pdl sarebbe stata la Lega. Ovvero l’unica forza politica che si presenta con un segretario condannato con sentenza definitiva per aver intascato ai tempi di Tangentopoli 300 milioni di mazzetta come finanziamento illecito al partito.
Da un lato chi ha paura di tagliare teste corrotte, dall’altro chi oggi dice “Fuori chi mette le mani nel sacco”, salvo aver intascato a suo tempo un bel sacchettone.
Contraddizioni della politica italiana e degli elettori dalla memoria corta?
In ogni caso non si può dire che Berlusconi non sia stato coerente con la sua dichiarazione: “C’ è un gran bisogno di pulizia nelle liste”.
Infatti ecco che ha imposto in Lombardia la sua igienista dentale nel listino bloccato di Formigoni.
Si tratta di Nicole Minetti, una carriera rapida e improvvisa: prima di portare a termine il suo corso di igiene dentale (finito a novembre), era una ballerina di Colorado Cafè su Italia Uno.
C’è chi dice che si sia presa cura dei denti del premier dopo l’attacco subito dal folle in piazza del Duomo.
Il “Daily Mail” ironizza che sia “la showgirl che ha restituito il sorriso a Silvio”, mentre il “Times” titola “Berlusconi c’è cascato di nuovo”.
Mal di pancia diffusi tra i dirigenti del Pdl lombardi, di fronte a questa candidatura sicura, ma solo l’esponente milanese pidiellino Jonghi Lavarini la sintetizza così: “Anche a me piace la figa, ma la politica è un’altra cosa”.
Nel frattempo, nella lista del Pdl alle regionali, fanno sempre discutere i nomi di diversi candidati che coerenza vorrebbe fossero cassati, ma che restano invece ancora in bella evidenza.
Come il caso del consigliere regionale comasco Gianluca Rinaldin, indagato per corruzione, falso, finanziamento illecito e pure rinviato a giudizio per truffa ai danni della Regione Lombardia.
Come si fa a ricandidare uno con questo curriculum?
E come ricandidare Abellli, detto il Faraone, la cui consorte ha dovuto patteggiare per uscire di galera due anni di reclusione e la confisca di 1,2 milioni di euro per riciclaggio nello scandalo della sanità lombarda?
E i due chiacchierati Ponzoni e Buscemi, assessori uscenti, che sono di nuovo in lista, nonostante il parere negativo della Moratti e della Gelmini, è il caso di ricandidarli?
Non va meglio in Liguria, dove si ricandida Marco Melgrati, sindaco di Alassio, che ha ricevuto “appena” 18 avvisi di garanzia per abuso d’ufficio et similia, Angelo Barbero indagato per falso in atto pubblico, Nicola Abbundo per la gestione di fondi europei.
Il problema è non solo di immagine, ma soprattutto di sostanza: certo, esisitono gli indagati, gli inquisiti e i condannati.
Ma non si dica che all’interno dei partiti non si sappia chi è conosciuto per essere “a rischio” (e quindi elementi per i quali sarebbe meglio evitare la candidatura).
Certo che se l’esempio viene dall’alto siamo rovinati.
Come si fa ad annunciare contemporaneamente un provvedimento per insasprire le pene contro i corrrotti (salvo poi ritirarlo) e un altro per cancellare le intecettazioni (e favorire quindi i furbastri)?
Come si fa a respingere le dimissioni di Cosentino, indagato per collusioni con la camorra, e poi presentarsi in tv e promettere “liste pulite” ?
E se a sinistra accadono casi altrattanto censurabili, non vengano usati come un alibi.
Chi è di destra pensi a dare l’esempio, non a guardare a casa degli altri.
I voti non li hanno presi per favorire gli intrallazzatori, ma per rappresentare il popolo italiano.
E chi pensa alla politica come a un “comitato di affari” va preso a calci nel culo, qualsiasi tessera abbia in tasca.
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