BOSSETTI E’ IL NUOVO MITO LEGHISTA? CAMPAGNA DI RADIO PADANIA PER L’ACCUSATO DI AVER UCCISO YARA
E INDOVINATE SU CHI PUNTANO IL DITO: SUL MAROCCHINO FIKRY, GIA’ SCAGIONATO… MA CALDEROLI PRENDE LE DISTANZE
Hai voglia a voler separare cronaca e politica, quando nel partito c’è un segretario federale come Matteo Salvini, che sui social commenta, quasi in tempo reale, i fatti di cronaca nera più eclatanti, invocando castrazione chimica e condanne esemplari. Accade così che a pochi giorni dalla prima udienza del processo per l’omicidio di Yara Gambirasio, in programma lunedì, ieri Radio Padania Libera abbia dedicato al caso buona parte del suo programma mattutino «Onda Libera».
Fin qui nulla di strano, visto che il caso, in cui Massimo Bossetti è unico imputato, è tra gli argomenti più gettonati dai media.
C’è il partito di maggioranza, di quelli che ritengono il muratore colpevole, schiacciato da una serie di gravi indizi – a partire dal suo Dna rilevato sugli abiti di Yara – ma anche un’opposizione che avanza più di un dubbio sulla tesi della procura. Una minoranza che comprende anche la radio della Lega.
Rispolverando anche un nome già uscito di scena – con tanto di archiviazione e risarcimento – come quello di Mohammed Fikri, accusato in un primo momento dell’omicidio.
Che la trasmissione di ieri sarebbe andata in una direzione ben precisa lo si poteva già capire dagli ospiti.
Oltre al conduttore, Giulio Cainarca, giornalista che in passato aveva evidenziato più di un dubbio sulla colpevolezza di Rosa Bazzi e Olindo Romano, condannati per la strage di Erba (un caso, anche questo, in cui in un primo momento era stato additato un altro nordafricano, Azouz Marzouk), in cuffia ci sono Luca D’Auria e Noemi Brembilla, avvocati tra i fondatori dell’associazione «Justice of mind», che chiede l’introduzione di esperti terzi di cognizione, una sorta di psicologici, in sede processuale per evitare che giudici e giurati possano fare «ragionamenti basati su criteri automatici», ovvero dare fin da subito scontato un giudizio.
Domani l’associazione ha in programma un convegno a Milano, per discutere anche del caso Bossetti. D’Auria ha le idee chiare: «Il Dna non è altro che un indizio. Non essendo ripetibile l’esame, al 95% Bossetti ha la strada spianata verso l’assoluzione».
Tesi giuridica assai originale.
A metà trasmissione ecco il collegamento con Claudio Salvagni, il difensore di Bossetti. Che ovviamente fa il suo.
Le considerazioni di Cainarca non aiutano a riequilibrare il dibattito: «Mi ha colpito la scoperta di come Fikri abbia comprato un furgone simile a quello di Bossetti, per poi rottamarlo pochi mesi dopo l’omicidio».
E ancora: «Ci sarà una spiegazione logica se i cani molecolari puntano nel cantiere di Mapello? Nelle migliaia di pagine agli atti questo viene chiarito?».
Un assist perfetto per Salvagni: «No. In realtà non c’è alcuna spiegazione».
Sulla vicenda i lumbard bergamaschi si dividono.
«Personalmente non mi sono ancora fatto un’idea sul caso. Mancano gli elementi per poter giudicare – dice il segretario provinciale, Daniele Belotti ».
No, per carità …
Ufficialmente la linea è di equidistanza, si preferisce mandare avanti altri.
Salvini, poche settimane fa, in un’intervista a Panorama, aveva detto la sua sul caso: «Al momento i fatti sono contro Bossetti. Le prove scientifiche mi sembrano abbastanza evidenti”
Più cauto anora il senatore Roberto Calderoli: «Un’idea me la sono fatta, ma è meglio lasciare fare il proprio lavoro a chi deve decidere».
Poi il vicepresidente del Senato racconta un aneddoto: «Ho incontrato di persona Bossetti durante la visita in carcere ad Antonio Monella (l’imprenditore di Arzago d’Adda condannato a sei anni e due mesi per aver ucciso un ladro, ndr ). Sinceramente non me la sono sentita di stringergli la mano».
(da “Il Corriere della Sera”)
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