CASAPOUND: “NON LASCEREMO MAI IL PALAZZO. SIAMO PRONTI A DIFENDERE LO STABILE”. TRANQUIILI, LA VOSTRA MIGLIORE GARANZIA E’ PIANTEDOSI
“ACCOGLIAMO FAMIGLIE IN DIFFICOLTÀ. DISABILI”, MA GLI ACCERTAMENTI HANNO RIVELATO CHE VI ALLOGGIANO FAMIGLIE DI DIRIGENTI E MILITANTI…ORGANIZZANO FESTE DI PARTITO, CON TANTO DI GRIGLIATE, DOVE VENGONO RACCOLTI SOLDI
A Casa Pound a Roma l’altro ieri era tutto un mostrare i muscoli: «Non arretreremo di un millimetro. Siamo pronti a difendere lo stabile». Oggi, nella Capitale, i fascisti del terzo millennio sembrano meno spavaldi. «Non lasceremo mai il palazzo», ribadiscono. Ma si affrettano a dirsi favorevoli a una sorta di accordo per evitare lo sgombero.
Il ministro dell’Interno a Rimini l’ha detto chiaro: «Arriverà anche il turno di CasaPound». E la richiesta di censimento, come anticipato da La Stampa, pare rappresentarne il preludio. «Piantedosi ha anche parlato di regolarizzazione…». Luca Marsella, il portavoce, cerca un appiglio. «Saremmo favorevoli. Com’è accaduto, proprio a Roma, per il Porto Fluviale e il Forte Prenestino».
Il Porto Fluviale, ex caserma del Demanio che per una decina d’anni è stata occupata da famiglie in difficoltà, è stato inserito in un progetto di rigenerazione urbana. Prima i 5 Stelle, poi l’attuale amministrazione Gualtieri, grazie a fondi Pnrr e finanziamenti del ministero delle Infrastrutture, stanno realizzando case popolari. Un progetto sociale e d’accoglienza, nel centro di Roma, senza distinzioni di religione o provenienza.
Il Forte Prenestino, luogo di cultura, di festival di vini e cibi biologici, di ritrovo per bambini, giovani e famiglie, non è mai
stato regolarizzato. O «comprato con soldi pubblici», una frase irrisoria che a quelli di CasaPound sembra piacere molto. Salvo poi affrettarsi ad aggiungere: «Ci paragonano agli altri centri sociali? Si seguano allora le stesse procedure che si utilizzano per regolarizzare loro». Spavaldi sì, ma meglio non esagerare.
«Accogliamo famiglie in difficoltà. Disabili. Da noi sono nati anche dei bambini». L’occupazione nella centralissima via Napoleone III, al civico 8, a Roma, la descrivono così.
Gli atti d’indagine, invece, la raccontano come un luogo di attività e propaganda politica. E poi le feste, le grigliate, la vendita di panini, birre, magliette con il simbolo della tartaruga. In quel palazzo di sei piani sono in trincea, non si può entrare (e poco importa che lo stabile sia del Demanio e il danno economico di oltre quattro milioni di euro ricada sui conti pubblici).
Sei piani che ospitano una ventina di famiglie «italianissime» (molte sono proprio degli stessi militanti) e tanta propaganda politica. Sareste disposti a rinunciarvi per trovare un accordo? Il portavoce Marsella ribatte: «Negli altri centri sociali è stato fatto? Noi vogliamo lo stesso trattamento». Ed è inutile sottolineare che la faccenda è differente. Un esempio tra tanti.
Il palazzo di via Napoleone III è luogo di ritrovo e condivisione per chi raggiunge Roma in occasione della commemorazione di Acca Larentia, tripudio di inni fascisti e saluti con il braccio teso. E proprio a marzo, la procura ha chiesto il processo per trentuno “camerati” di CasaPound che il 7 gennaio 2024, all’adunata, fecero il saluto romano violando, sostengono i magistrati, le leggi Mancino e Scelba.
I “camerati” non commentano. Optano per qualche frase denigratoria e provocatoria contro i giornalisti. Sullo sgombero? Quelli di Casapound sono soliti scandire il motto fascista «Me ne frego». Questa volta, forse, ne sceglieranno un altro.
(da La Stampa)
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