CASO IGOR, LA FIGLIA DI VERRI: “COSA C’E’ DA FESTEGGIARE? I CARABINIERI CI AVEVANO DETTO CHE NON POTEVA ESSERE ALL’ESTERO E INVECE ERA IN SPAGNA”
LA FIGLIA DELLA GUARDIA AMBIENTALE DENUNCIA LE BALLE DI MINNITI E COMPANY
«Vedo in televisione uomini in divisa e magistrati italiani che si stringono la mano e sorridono. Cosa c’è da festeggiare? Igor ha fatto altri morti. I carabinieri avevano detto alla mia famiglia che non poteva essere andato all’estero e invece era in Spagna»: mentre Minniti e Pinotti si complimentano con le forze dell’ordine italiane perchè quelle spagnole hanno preso Igor il Russo, le parole dette a Repubblica da Francesca Verri, figlia di Valerio, la guardia ambientale uccisa l’8 aprile scorso da Norbert Feher, riportano un po’ di realtà nel surreale di questa storia.
Igor, seminascosto lungo la strada provinciale A-226 che collega Mirambel e Cantavieja, due paesini di poche centinaia di anime della comarca di Maestrazgo, era ricercato dalla Guardia Civil per una rapina a un casolare di campagna che risale a dieci giorni fa.
Solo grazie alle impronte digitali, è stato possibile accertare che si trattava proprio di quello stesso “Igor el Ruso” che la stampa spagnola ha definito in queste ore come “l’uomo più ricercato d’Italia dopo i capi della mafia”.
Che Igor il Russo si trovasse in Spagna era un’intuizione non impossibile da avere, visto che ci era stato in altre due occasioni e sembrava conoscere la lingua.
Igor però è stato cercato anche in Croazia, in Austria, in Serbia e in altri paesi: qualche tempo fa la procura di Bologna era stata proprio a Vienna.
Spiega oggi Repubblica:
Per eludere i controlli avrebbe attraversato l’Austria, la Germania e la Francia, un percorso a tappe fino alla Spagna. Un viaggio in autostrada, fatto forse sfruttando la solidarietà di camionisti serbi o slavi, inconsapevoli di quel carico di morte che si sono portati in cabina.
Il Corriere della Sera, in un articolo firmato da Giusi Fasano, racconta che secondo un informatore Igor il Russo aveva preso uno dei pullman che portavano a Lourdes o Medjugorie.
Da una parte gli inquirenti hanno dovuto soprattutto ‘gestire’ la rabbia dei familiari delle vittime. La moglie del barista Davide Fabbri, oltre ad aver lanciato la ‘taglia’ sul killer, è pronta a chiedere i danni allo Stato per il fatto che lo straniero, espulso dal territorio nazionale nel 2015, dopo una condanna per rapine, era ancora in Italia, libero di uccidere. I figli della guardia ecologica Valerio Verri hanno sempre sostenuto, anche con un esposto in Procura, che al padre non doveva essere permesso di pattugliare una zona che il giorno dopo il delitto è stata interdetta.
Non dimentichiamo il tema della collaborazione tra le forze dell’ordine. Che è mancata, sempre secondo i figli di Verri, che hanno citato in questi mesi una nota con cui la Questura di Ferrara diceva di essere stata informata tardi, cioè dopo i due omicidi, che il responsabile potesse essere la stessa persona, cioè il pregiudicato.
Poi c’è la questione della fuga dell’8 aprile: dopo aver ucciso per la seconda volta, Feher fece perdere le proprie tracce scappando a piedi, dopo aver incrociato tre carabinieri in borghese che gli intimarono di fermarsi, ma non fecero ricorso alle armi.
Sul tema è stato aperto un fascicolo, conoscitivo da parte della Procura militare di Verona. Una decisione presa dopo gli articoli che riportavano il verbale dell’intervento dei militari.
La Procura militare di Verona qualche tempo fa ha aperto un fascicolo di indagine per accertare eventuali responsabilità in quanto accaduto alle le 19.45 dell’8 aprile, quando tre militari si trovarono faccia a faccia con Norbert Feher alias Igor Vaclavic:
I tre carabinieri vedono sopraggiungere un mezzo, simile a un Fiorino, corrispondente alla descrizione del furgone del killer. Lo seguono e allertano la centrale operativa di Molinella, con cui rimangono costantemente in contatto. Gli si accostano in una strada di campagna e gli ordinano di scendere dall’auto e di mostrare le mani. Igor, però, mette la retromarcia, percorre 150 metri e si ferma a ridosso del boschetto vicino alla strada. Con tutta calma si dirige nella vegetazione, per poi tornare indietro per prendere uno zaino dimenticato nel furgoncino. Dopodichè si allontana definitivamente. I carabinieri comunicano che “non sembra armato“. E i superiori, per motivazioni che ora la Procura militare vuole chiarire, ordinano ai militari di mantenere la calma, limitarsi a osservare i movimenti del soggetto e aspettare i rinforzi che da lì a poco sarebbero arrivati. Erano le 19.45: secondo quanto riporta Il Giornale i rinforzi sarebbero arrivati solo un’ora e mezza dopo, alle 21.15. Da quella volta Igor non è mai più stato individuato.
(da “NextQuotidiano”)
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