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CARNEVALE PADANO: BOSSI INSULTA MONTI, LA BASE FISCHIA IL SENATUR, MARONI RECITA DA LEADER E TACE (IL CHE E’ GIA’ POSITIVO), IL CERCHIO MAGICO PREPARA LA RESA DEI CONTI

Gennaio 22nd, 2012 Riccardo Fucile

BOSSI BONFONCHIA: “BERLUSCONI FACCIA CADERE IL GOVERNO DEI BANCHIERI”… LUI DI INVESTIMENTI CON LE BANCHE SE NE INTENDE: I FONDI IN TANZANIA QUANTO RENDONO?

Giunge alla fine di una settimana di fendenti, accuse e polemiche interne la manifestazione carnevalesca di stamane a Milano organizzata dalla Lega contro il governo Monti.
Dopo le lacerazioni, ormai pubbliche, del gruppo dirigente leghista, migliaia di militanti si sono ritrovati nel capoluogo lombardo sotto il segno (imposto in queste ore da Bossi) dell’unità , dopo aver assistito in soli nove giorni prima al diktat, poi rientrato, contro l’ex ministro Maroni, a cui era stato vietato di partecipare a incontri pubblici leghisti; alla repentina riscossa dello stesso Maroni, celebrata a Varese mercoledì scorso in un plebiscito di consensi; al successivo «passo indietro» di uno dei protagonisti dello scontro, l’ormai ex capogruppo alla Camera Marco Reguzzoni; e alla pax interna tattica, decretata due giorni dal «capo».
Annunciata il 4 dicembre scorso alla riunione del sedicente parlamento padano a Vicenza, la manifestazione è anche un test per capire come si schiererà  la base leghista dopo gli ultimi eventi.
Dopo il «cacciare chi vuole cacciarmi» pronunciato da Maroni, a Bossi interessa scongiurare nuove polarizzazioni.
Un grande striscione sul fondo di piazza Duomo prova a certificare la ritrovata unione all’interno della Lega: «Bossi sei tutti noi».
Ma gli slogan dei militanti e dei cartelli esposti mostrano anche un’altra realtà : «La Lega con Maroni fa fuori i cerchioni», si legge su uno striscione di un gruppo di maroniani che se la prende con i cerchisti.
«Noi padani siamo uniti ma guai a chi ci tradisce», è scritto ancora su un altro striscione.
I militanti chiamano in causa anche il voto su Nicola Cosentino: «Maroni in Padania, Cosentino in Tanzania», si legge un cartellone che fa riferimento all’investimento dei fondi elettorali della Lega nel paese africano.
«Monti e Maroni in Padania quattro gatti in Tanzania», urlano alcuni leghisti. E quando Umberto Bossi prende la parola dalla piazza vola un mare di fischi.
«Nella lega hanno dimostrato tanta saggezza per evitare rotture, sono stati fatti passi indietro e abbiamo messo da parte ogni discussione» ha esordito il leader del Carroccio.
«Io non avrei mai fatto niente contro Maroni, che è con me da tanti anni». Anzi invito «Maroni e Reguzzoni a darsi la mano ad abbracciarsi». Ma al nome di Reguzzoni una parte dei manifestanti ha quasi interrotto il discorso del leader della Lega con fischi.
E Reguzzoni e Maroni la mano non se la daranno.
Poi un invito all’ex alleato Silvio Berlusconi. «Caro Berlusconi non si può tenere il piede in due scarpe. Devi scegliere, tanto alle elezioni ci arriviamo ugualmente».
Per Bossi non è possibile «pretendere che la Lega sostenga il governo della Regione Lombardia quando Berlusconi sostiene il governo infame di Mario Monti».
Immediata la replica diFabrizio Cicchitto (Pdl): «Non possiamo accettare diktat di alcun tipo, nè quelli di chi ci dice che dobbiamo far cadere il governo domani, nè quelli di chi ci intima di andare avanti fino al 2013».
Dalla segreteria, che gestisce la manifestazione milanese del Carroccio e distribuisce magliette e bandiere, avevano infilato all’ultimo momento delle piccole bandiere con la scritta in rosso ‘Bossi’.
Ma le pettorine dei “bobo boys” sono un po’ ovunque, come le sciarpe “barbari sognanti”.
E poi quelle bandiere della Tanzania. Una trentina, non di più, che vengono srotolate quando parla il capo. E che pure bastano, per ricordare che non tutto nel Carroccio è stato sanato.
Quando il corteo parte verso piazza Duomo, alla testa ci sono Bossi, Maroni e Rosi Mauro. L’immagine della pace ritrovata. Apparente.
Perchè ci sono cartelli “cerchio tragico” che il servizio d’ordine cerca di far abbassare, senza risultato.
E ci sono slogan contro Reguzzoni, “fuori dai coglioni”, che lo speaker Salvini, pur controvoglia, zittisce.
Mercoledì a Varese, del resto, anche lui, maroniano doc, si era dilettato nei coretti contro il cerchio magico. Uno su tutti: “Rosi puttana lo hai fatto per la grana”.
Ma oggi l’ordine del fortino di via Bellerio è tenere bassi i toni, evitare scontri. Cosi Salvini grida nel megafono: “Monti, Passera, Fornero vi facciamo il culo nero”, tanto per non perdere la tradizionale eleganza.
Alla fine della carnevalata, tutti i massimi dirigenti corrono in via Bellerio per una riunione rsitretta dove non avranno bisogno di far finta di volersi bene.

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LA LEGA IN PIAZZA A MILANO ISSA LA BANDIERA DELLA TANZANIA, MANIFESTAZIONE A RISCHIO

Gennaio 22nd, 2012 Riccardo Fucile

LA PACE TRA CERCHIO MAGICO E MARONITI E’ SOLO APPARENTE: IL SENATUR L’HA IMPOSTA PER EVITARE OGGI CONTESTAZIONI IN PIAZZA DUOMO, MA IL RISCHIO RIMANE ALTO…PREVISTI FISCHIETTI E BANDIERE DELLA TANZANIA…INSULTI A ROSI MAURO, I BOSSIANI PRONTI A REAGIRE: “IL CONGRESSO GLIELO FACCIAMO FARE AL NIGUARDA”

Pericolo Milano per la Lega.
Il Carroccio si è dato appuntamento in piazza Duomo per manifestare contro il governo Monti ma è forte la preoccupazione che oggetto della contestazione diventi Umberto Bossi.
E che il corteo si trasformi in una resa dei conti (anche fisica) tra i “barbari sognanti” di fede maroniana e i seguaci del fantomatico Cerchio Magico, capitanato da Rosi Mauro, braccio armato di Manuela Marrone, moglie del Senatùr e strenua sostenitrice di Marco Reguzzoni e, ovviamente, nume tutelare del figlio, il trota Renzo, che vorrebbe mettere a Capo del partito. Progetto e protetti fermati dalla base leghista che, come noto, ha investito Roberto Maroni di fare pulizia intorno al Capo così da ridare nuova vita al partito, ormai diventato scendiletto del Pdl di Silvio Berlusconi.
La rottura definitiva tra le due leghe si è consumata tutta nell’ultima settimana.
Venerdì scorso il divieto a Maroni di partecipare a eventi pubblici e incontrare i militanti.
L’immediata protesta della base in sostegno dell’ex ministro dell’Interno ha spinto Bossi a battere in ritirata e accettare di partecipare al “Maroni day” mercoledì a Varese.
Poi il Capo ha accettato le richieste invocate a gran forza dal teatro Apollonio: Reguzzoni lascia l’incarico di capogruppo e congressi nazionali entro giugno. Insomma, Bobo ha vinto la battaglia. Ma la vittoria è solo di facciata.
Ed è stata conquistata grazie all’appuntamento di domenica a Milano: Bossi ha voluto ad ogni costo ricucire in tempo utile una apparente unità  nel tentativo di fermare le proteste.
Che si annunciavano pesanti: bandiere della Tanzania, fischietti, magliette pro Maroni, e slogan contro i cerchisti.
A cominciare da Rosi Mauro che già  mercoledì sera è stata oggetto di insulti e cori del tipo “Rosi puttana lo hai fatto per la grana“.
Ma se i maroniani hanno segnato due punti a loro favore, i cerchisti stanno organizzando la controffensiva.
Uno degli uomini più vicini a Reguzzoni da giorni sta inviando a tutti i sostenitori dell’ormai ex capogruppo sms di rassicurazione sulla prossima rivincita. “Siamo in silenzio, valutiamo la strategia ma stai certo che torneremo presto”.
Questo mercoledì pomeriggio. Il giorno successivo al Maroni day, un altro sms: “Pensiamo a Milano, non hanno vinto nulla, andiamo dietro al Capo lui sa cosa fare, fidati”.
E ancora: “Il Capo, un colpo al cerchio e uno alla botte, ci porterà  alla quadra”.
La tregua è dunque temporanea.
Tanto che a Milano i maroniani, nonostante i successi incassati, porteranno comunque le bandiere della Tanzania, manifesti, volantini, striscioni pro Bobo e fischietti.
Da usare per contestare Monti, certo, ma anche Reguzzoni e gli altri nel caso salissero sul palco.
E i cerchisti? Non stanno a guardare.
Si mobilitano via sms. “Loro avranno Maroni, ma noi abbiamo le palle” scrive un parlamentare reguzzoniano. “Se fanno casino in piazza il congresso glielo facciamo fare al Niguarda”, l’ospedale.
Non solo. I cerchisti avrebbero arruolato dei ‘provocatori’ a cui infilare magliette maroniane e far contestare Bossi.
Il condizionale è d’obbligo perchè sono indiscrezioni.
Ma se accadesse la piazza prenderebbe fuoco e volerebbero solenni schiaffoni padani.
Nel dubbio alcuni militanti pensano sia più sicuro portare aste di legno per tenere la bandiera e non quelle di plastica.
Gli elmetti con le corna questa volta potrebbero rivelarsi utili.
Rischi che Bossi conosce bene. Perchè bene conosce la sua gente.
Oltre a darla vinta a Maroni su capogruppo alla Camera e congressi, ha cercato di mostrare unito il partito.
Venerdì sera ha riunito tutti, cerchisti e maroniani, nel fortino di via Bellerio “per un chiarimento definitivo”.
Poi ha fermato le rotative del quotidiano la Padania e ha dato alle stampe intervista con foto da piazzare in prima pagina.
Alle parole possono credere tutti, ma l’immagine ritrae l’impossibilità  della tregua: al centro Maroni e Rosi Mauro sorridenti, con al fianco Bossi, Calderoli, Reguzzoni, Giorgetti, Bricolo, Stucchi e Cota.
Acerrimi nemici insieme a brindare? Irreale. Il tentativo appare quanto mai disperato. L’ordine è mostrarsi uniti.
Tutti sembrano aver capito e accettato.
Persino Rosi Mauro tenta di buttare acqua sul fuoco. E smentisce le indiscrezione sulla volontà  di far contestare Bossi durante la manifestazione. “C’è stato qualcuno che ha detto che volevamo utilizzarla per far credere che all’interno della Lega si stia litigando. Io non litigo mai con nessuno ma c’è chi ha manovrato, e sono convinta che si tratti di una grossa spinta esterna, per far passare in secondo piano quella grande manifestazione che domani chiederà  al governo Monti di andare a casa”.
Ma i cori contro di lei bruciano.
E risponde senza farsi pregare. “C’è chi scrive che dopo la malattia di Bossi ci sarebbero attorno a lui persone che lo condizionano. Leggere queste cose mi fa un po’ schifo”.
E ancora: “Io non sono una ipocrita ma la battaglia la faccio sempre dentro e mai fuori dal partito. Non denigro mai i colleghi di partito, anche se qualche matto lo abbiamo anche noi”.
Infine, perchè forse era poco chiaro il messaggio, ha aggiunto: “Io non parlo attraverso i giornali, attraverso Facebook ma incontrando la gente”.
E il re leghista dei social network è Maroni. L’apparenza della pace è durata appena 24 ore. La tappa milanese è vitale per il Carroccio.
I dirigenti del movimento si attendono una partecipazione di massa alla manifestazione che si aprirà , alle 10, con un corteo dal Castello sforzesco a piazza Duomo, dove è allestito il palco.
Decine i pullman in arrivo dalle altre province della Lombardia, dal Veneto e dal Piemonte. Bus anche da Emilia-Romagna, Liguria, Friuli, Trentino, Marche e Toscana, con una macchina organizzativa che tocca i livelli degli storici raduni di Pontida e Venezia.
Per l’occasione sono stati anche prenotati due treni, che attraverseranno le province di Varese e Bergamo, e faranno tappa in tutti i paesini, nella rotta verso Milano.
Si chiamano “Freccia verde”, ovvero “l’ultimo treno per l’indipendenza della Padania”.
Non è ancora chiara la scaletta degli interventi, ma, dopo il chiarimento di ieri, sembra scontato che la foto sul palco sarà  corale.
Certi gli interventi di Bossi, Maroni e Calderoli e quelli di alcuni sindaci e presidenti di provincia.
Al termine della manifestazione, tutti i dirigenti si trasferiranno in via Bellerio, dove è convocato l’atteso consiglio federale che deve affrontare il nodo spinoso della convocazione dei congressi nazionali (regionali) entro l’estate. E dove si placheranno gli eventuali attriti nati in piazza.
Se le contestazioni interne sono ancora ipotetiche, certe sono invece quelle dei socialisti (che hanno organizzato una contromanifestazione a quella della Lega mostrando il tricolore) e di un gruppo spontaneo su Facebook che ha promosso l’appuntamento “Tutti al circo hanno aperto le gabbie … è gratis a Milano il 22 Gennaio“.
Tra loro gli autori dei manifesti apparsi venerdì notte in città  contro il Carroccio. “Leghisti in città , dichiarato lo stato di massima allerta. L’appello ai cittadini: segnalate i sospetti vestiti di verde”, si legge nei volantini che ritraggono la caricatura di Bossi in un cerchio sbarrato con la scritta: “Attenzione passaggio leghisti”.
Altri, invece, ritraggono la finta locandina di “Benvenuti al Nord”: si vedono Bossi e Roberto Formigoni seduti in moto, “per la regia di Nicola Cosentino“, si legge.
Queste sono state affisse anche davanti consolato della Tanzania.

Davide Vecchi
(da “Il Fatto Quotidiano“)

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PAGO’ LA MENSA AI BIMBI DI ADRO: NAPOLITANO LO NOMINA CAVALIERE

Gennaio 22nd, 2012 Riccardo Fucile

UN ANNO FA SILVANO LANCINI STACCO’ UN ASSEGNO DI 10.000 EURO MOTIVANDO IL SUO GESTO CON UNA LETTERA TOCCANTE… IN QUALSIASI STATO AVREBBERO COMMISSARIATO IL SINDACO, IN ITALIA E’ ANCORA AL SUO POSTO

Tutti ricordano il clamore mediatico e politico suscitato due anni fa dal la decisione del sindaco leghista di Adro, Oscar Lancini, che negò la mensa ai figli di quei genitori che non pagavano la retta (quasi tutti stranieri).
E tutti ricordano come il paese franciacortino si riscattò agli occhi dell’Italia intera grazie al gesto di un anonimo imprenditore locale, che staccò l’assegno da 10mila euro e pagò le rette arretrate.
Motivando il suo gesto con una lettera toccante. Il suo anonimato durò poco.
E il gesto di Silvano Lancini adesso gli vale il Cavalierato della Repubblica italiana.
Ha ricevuto la comunicazione ufficiale a fine 2011 e l’ha tenuta segreta ad amici e parenti, confidandola solo ai figli.
La motivazione dell’onoreficenza non è riportata. Ma non è difficile intuirla.
Silvano Lancini (che con il sindaco ha in comune solo il cognome, non vincoli di parentela) è amministratore della Smea di Erbusco, ditta di consulenza e nella fornitura di prodotti informatici.
Un imprenditore tenace e capace, come tanti.
Ma con un senso etico fuori dal comune.
Basta riguardare i passi salienti della lettera con cui motivò il suo gesto: «Non sono comunista. Alle ultime elezioni ho votato Formigoni (…). So perfettamente che tra le 40 famiglie ci sono furbetti che ne approfittano (…) Ma vedo intorno a me una preoccupante e crescente intolleranza verso chi ha meno (…) I miei compaesani si sono dimenticati in poco tempo da dove vengono (…) Ma dove sono i miei sacerdoti. Sono forse disponibili a barattare la difesa del crocifisso con qualche etto di razzismo?»
Purtroppo al governo qualcuno aveva già  barattato la propria salvezza dai guai giudiziari, lasciando mano libera a un movimento razzista che in nessun Paese europeo sarebbe mai stato chiamato al governo.
Napolitano ha dato un riconoscimento al 90% degli italiani perbene.

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LA LEGA NORD PROVA A METTERE IL BAVAGLIO AL WEB, DELLA VEDOVA (FLI) SI OPPONE ALLA CENSURA PADAGNA

Gennaio 22nd, 2012 Riccardo Fucile

IL DEPUTATO LEGHISTA FAVA HA FATTO APPROVARE UN EMENDAMENTO ALLA LEGGE COMUNITARIA: “QUALUNQUE SOGGETTO INTERESSATO” E NON PIU’ SOLO LA MAGISTRATURA, PUO’ CHIEDERE A UN PROVIDER DI “RIMUOVERE CONTENUTI ONLINE RITENUTI ILLECITI DAL RICHIEDENTE”… SAREBBE LA FINE DELLA LIBERTA’ SU INTERNET

Dopo il sequestro di Megaupload e la risposta di Anonymous, la “prima guerra digitale” è una hashtag caldissima su Twitter.
Di “guerra” si parla perchè la chiusura del sito di condivisione   è stata vista da molti visto come una risposta repressiva alle proteste contro il Sopa, la legge americana che, con la scusa di combattere la pirateria online, mette di fatto il bavaglio al web.
La questione ci riguarda da vicino, ora anche l’Italia entra in un clima d’allerta: è già  in Parlamento un’altro emendamento che potrebbe trasformarsi nell’ennesimo tentativo di imbrigliare la Rete anche a casa nostra.
Come segnalato dal giurista nostro blogger e vero “cane da guardia” delle libertà  digitali, Guido Scorza, il deputato della Lega Nord Giovanni Fava ha presentato e fatto approvare un emendamento alla Legge comunitaria da lunedì all’esame della Camera.
Il provvedimento prevede che “qualunque soggetto interessato” e non più solo l’autorità  giudiziaria o amministrativa, possa chiedere ad un fornitore di servizi Internet di rimuovere contenuti pubblicati online e ritenuti illeciti dal soggetto richiedente”.
La questione suona tecnica, ma riguarda da vicino tantissimi siti.
Adesso un contenuto online può essere chiuso solo con un intervento di un magistrato.
Se la nuova legge passasse alla Camera, chiunque ¬- a cominciare naturalmente dai detentori di diritti — potrebbe rivolgersi ai provider per imporre una serrata di siti che contengono “contenuti illeciti” (una definizione tra l’altro molto vaga).
Questo: 1) metterebbe a rischio ingolfamento il funzionamento di migliaia di siti, a cominciare da Google, YouTube, Facebook, ecc.; 2) Metterebbe nelle mani dei detentori dei diritti (e non solo) uno strumento molto potente, che potrebbe prestarsi anche a censure arbitrarie; 3) annullerebbe   la direttiva europea sul commercio elettronico che prevede la “neutralità ” dei provider e dei fornitori di servizi.
Per Scorza, la proposta leghista “ricalca, molto da vicino, il disegno di legge in discussione dinanzi al Congresso degli Stati Uniti che, nelle scorse ore, ha provocato il più grande e riuscito sciopero della storia del web. Il SOPA, in italiano, si scrive FAVA”.
Rilancia la sua denucia Libertiamo, l’associazione che fa capo a Benedetto Della Vedova che promette battaglia in Parlamento facendo sapere che presenterà  un contro-emendamento per abrogare la “Sopa” italiana.

(da “Il Fatto Quotidiano”)

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DALLA TANZANIA ALLA TANGENZIALE, IN PADAGNA SCOPPIA LA GUERRA DEI PULLMAN: QUELLI PER MARONI SONO GRATIS, QUELLI PER BOSSI A PAGAMENTO

Gennaio 18th, 2012 Riccardo Fucile

LE TRUPPE LEGHISTE ORA LITIGANO SUL NOLEGGIO DEI BUS: PER ANDARE A SENTIRE BOSSI A MILANO BISOGNA PAGARE, PER RECARSI AD ASCOLTARE MARONI A VARESE INVECE SI VIAGGIA A SCROCCO.. IL CERCHIO MAGICO DISSEMINERA’ L’AUTOSTRADA DI CHIODI?

Maroni si può vedere gratis e Bossi no?
Secondo indiscrezioni che infiltrano in ambiente leghista, le segreterie provinciali del Carroccio più vicine all’ex ministro dell’Interno, Roberto Maroni, starebbero organizzando pullman gratuiti per andare al comizio dell’ex ministro domani a Varese.
Gli stessi pullman, invece, secondo voci interne al partito, sarebbero a pagamento nel caso della manifestazione indetta da Umberto Bossi – domenica 22 a Milano – contro le liberalizzazioni del governo Monti.
“Se la notizia venisse confermata, e spero di no – commenta un bossiano di ferro – il partito degli onesti che i maroniani pretenderebbero di incarnare partirebbe con il piede sbagliato”.
Insomma il problema è sempre chi paga.
Chi gestisce i conti all’estero fa pagare il viaggio ai militanti che vogliono assistere al comizio di Bossi a Milano, chi invece critica questa prassi finanziaria non spiega come si   possa offrire il passaggio gratuitamente agli iscritti per andare a sentire Bobo a Varese.
La domanda che si pone il militante alle prese con le spese di di affitto della sezione e quelle di affissione è come mai in Lega girino tanti eurini senza mai vederne uno per le spese locali.
“Tanzania libera” è il grido di battaglia.

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L’ULTIMO CONGRESSO DELLA LEGA, QUANDO LA NAVE INCOMBEVA SU BERLUSCONI E BOSSI VOLEVA VIRARE

Gennaio 18th, 2012 Riccardo Fucile

RISALE AL LONTANO MARZO 2002, ALTRO CHE GESTIONE DEMOCRATICA DEL PARTITO…ORA MARONI CHIEDE UN CONGRESSO, MEGLIO TARDI CHE MAI: MA DOVE E’ STATO IN QUESTI DIECI ANNI?

Può sembrare di dubbio gusto ricordarlo proprio in questi giorni, ma l’ultimo che si svolse dall’1 al 3 marzo 2002 al Filaforum di Assago, resta impresso nella memoria dei pochi che ancora la coltivano come “il congresso della nave”, e non solo perchè Bossi lo aprì proclamando: “Finalmente la virata è conclusa, adesso la nave è pronta a lanciarsi in mare con una rotta ben chiara e una direzione sicura”.
Come sfondo congressuale c’era inizialmente un biondo guerrieriero celtico, ma a tal punto muscoloso da richiamare certa iconografia gay (e l’apprezzamento del presidente dell’Arci-gay Grillini).
Fatto sta che dopo il discorso marinaro del Senatùr il guerriero fu fatto sloggiare e al suo posto sopra il podio arrivò un bastimento tirato da un rimorchiatore con la scritta “Stiamo girando la nave!”
Al congresso venne applaudito Berlusconi, che recava un messaggio di Mamma Rosa in dialetto milanese, e fu fischiato il rappresentante dell’Udc.
Il trentino Boso si presentò invano alla carica di presidente, la cui durata nel nuovo statuto non avrebbe dovuto superare un anno.
Bossi ebbe anche modo di maltrattare un militante che aveva pronunciato la parola “governance” e caldeggiò un ricambio generazionale (”Sta arrivando il momento di mettere i giovani”) lasciando intendere, invero in modo piuttosto approssimativo, che di lì a poco si sarebbe anche potuto ritirare.
Il congresso lo scongiurò a rimanere al suo posto, con il che la democrazia leghista ebbe il proprio compimento.
Chiamato sul palco insieme ad altri giovanissimi atleti, ricevette una medaglia l’allora quattordicenne Renzo Bossi, distintosi in alcune gare.
Comprensibilmente orgoglioso, papà  Umberto sottolineò che aveva gareggiato “nonostante fosse stato affetto da influenza nei giorni scorsi”.

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MISSIONE DI RADIO PADANIA A LOURDES: “LA MADONNA SOSTIENE L’IDENTITA’ PADANA”

Gennaio 17th, 2012 Riccardo Fucile

IL 31 DICEMBRE L’EMITTENTE LEGHISTA HA MANDATO IN ONDA UNO SPECIALE SUL VIAGGIO AL SANTUARIO…PER CHIEDERE ALLA MADONNA DI RICONOSCERE LA PADANIA

Delegazioni di leghisti a Lourdes per chiedere alla Madonna il riconoscimento della Padania.
Perchè l’Immacolata capisce tutte le lingue, idiomi lombardi inclusi.
La prova? E’ apparsa a una bambina a cui ha parlato in bergamasco.
Per i militanti del Carroccio, poi, la cittadina francese è la meta di pellegrinaggio prediletta, a differenza di Roma che è ormai caduta nella mani di Satana.
Tutto questo è andato in onda il 31 dicembre da Radio Padania.
La registrazione è stata segnalata su L’AntiComunitarista, il blog di Daniele Sensi dove è stato postato l’intervento di Andrea Rognoni, l’inviato della radio del Carroccio.
Rognoni si era già  distinto in passato per avere definito il terremoto in Abruzzo un “segno profetico dell’imminente islamizzazione dell’Europa”, dichiarato che “Anna Frank non è una santa e crepi con Satana chi ci accusa di moralismo” e invitato i padani a recarsi alla Malpensa “alla ricerca del Sacro Graal” lo scorso luglio .
“Siamo in giro per il mondo — spiega in collegamento Rognoni — per uno specialino di 20 minuti da Lourdes” che “sta bene come luogo di elezione perchè siamo durante le cosiddette feste di Natale”.
Nonostante, osserva, alcuni preferiscano passarle “sulle piste da sci di qualche località  montana padano alpina deturpata dalle strutture turistiche”.
L’inviato è insieme a una delegazione di militanti per avanzare alla Madonna richieste spirituali a sostegno dell’identità  padana.
“Maria — spiega — non sta a guardare in faccia soltanto agli stati nazione, alle proterve realtà  raffigurate dalle capitali effettive riconosciute da Strasburgo e Bruxelles, ma in qualche modo volge il suo sguardo pietoso anche verso la Padania che non è stata ancora riconosciuta ufficialmente”, prosegue.
E si augura un futuro in cui gli idiomi padani siano importanti quanto le lingue nazionali. Con l’aiuto della Madonna, ovviamente.
“Chissà  che non ci sia un cartello — dice — che riporti il ‘Padre nostro’ in lingua lombarda, veneta, piemontese emiliana” perchè Maria “volge lo sguardo comprensivo anche verso queste realtà ”.

Eleonora Bianchini
(da “Il Fatto Quotidiano”)

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E IL SENATUR SBOTTO’: “POTREI DIMETTERMI”, MA DOPO DUE ORE CI HA GIA’ RIPENSATO

Gennaio 17th, 2012 Riccardo Fucile

NEL MIRINO IL SEGRETARIO LOMBARDO GIORGETTI… CONTINUA LO SCONTRO TRA BOSSI E MARONI

«Mi dimetto». Umberto Bossi ha accusato il colpo.
Dopo la «fatwa», poi rientrata, contro Roberto Maroni, nella tarda mattinata di ieri, in via Bellerio, in molti riferiscono di aver sentito l’inaudito, il «Capo» che parla di passi indietro: «Il partito non è più con me».
Un umore crepuscolare che, va detto subito, non supera l’ora di pranzo.
Nel pomeriggio il leader leghista ha già  cambiato attitudine e vede, tutti insieme, Giancarlo Giorgetti – già  da lui definito «il mediatore confusionale» – e i «tre Roberti»: Calderoli, Cota e soprattutto lui, Roberto Maroni.
Anche qui, è vero, il capo padano dice di essere rimasto colpito dalle reazioni della base agli ultimi eventi.
Tutti i presenti gli confermano che nessuno ha mai messo in discussione il suo ruolo, che la fiducia in lui è intatta.
Ma anche che alcuni problemi non possono più essere tenuti sottotraccia.
La sostanza del discorso dei maroniani è ben sintetizzata da uno dei dirigenti leghisti più vicini all’ex ministro dell’Interno, il bergamasco Giacomo Stucchi: «Nessuno mette in dubbio Bossi, ma i suoi consiglieri sì».
Secondo il deputato, «il problema non è chi sta o chi non sta con Bossi, perchè il partito è Bossi. La base chiede che al fianco del leader ci sia chi è legittimato dal basso».
Di più: «Ruoli che vanno ricoperti da persone come Maroni, Calderoli, Cota, Giorgetti e non da chi se ne appropria e basta. La nostra gente non vede di buon occhio il Cerchio magico».
Bossi recepisce, ma non promette nulla.
Mostra, semmai, di volersi gettare tutto quanto dietro le spalle senza troppo approfondire.
E propone che tutti i presenti, lui escluso, vadano di fronte ai microfoni di Radio Padania per interpretare, una volta di più, l’eterna ammuina della Lega graniticamente unita.
Ma così non è stato.
Secondo un amico di lunga data di Maroni, che ieri mattina ha raggiunto quota 320 inviti a manifestazioni pubbliche, ora l’ex ministro dell’Interno vuole un segnale.
Il sospetto, che i sostenitori del «clan di Gemonio» non fanno nulla per allontanare, è che la retromarcia di Bossi sia stata semplicemente una mossa tattica per evitare clamorose contestazioni alla manifestazione di domenica prossima contro il «governo ladro».
La barra dei «barbari sognatori», i sostenitori di Roberto Maroni, punta diritta ai congressi.
Già  alcune circoscrizioni, a partire da domenica scorsa, hanno approvato mozioni in tal senso e in tutta la Lombardia ci si attendono pronunciamenti analoghi almeno dall’80% delle segreterie.
Ma l’altro appuntamento che sta alzando l’adrenalina all’interno del Carroccio è il «Maroni day» di domani sera a Varese.
La manifestazione ieri mattina è stata spostata in una sala più capiente.
Probabilmente Bossi non ci sarà , e altrettanto probabilmente Roberto Maroni terrà  un discorso molto netto «sulla Lega degli onesti, su casa nostra, sul nostro territorio», come riferisce un deputato.
Mentre l’appuntamento degli appuntamenti è per domenica.
A dispetto della fragile tregua siglata tra i leader del Carroccio, resta comunque un appuntamento ad alto rischio.
In cui è difficile che i più ardenti sostenitori dell’ex ministro rinuncino a portare in piazza del Duomo il loro tifo.
Dal fronte opposto, la risposta è netta: «Se andrà  così, finisce a botte».

Marco Cremonesi
(da “Il Corriere della Sera“)

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LA STRATEGIA DELL’ETERNO SECONDO: COME MARONI PUNTA AL VERTICE, A VERONA DIVORZIO DAL PDL

Gennaio 17th, 2012 Riccardo Fucile

LE ELEZIONI SCALIGERE IN SOLITARIA PRIMA TAPPA DEL PIANO… NONOSTANTE LO STATUTO, IL RINNOVO DELLE CARICHE INTERNE NON SI TIENE DA DIECI ANNI

“Movimento di liberazione del capo”. Non è più un sussurro, nella truppa maroniana lo slogan passa di sezione in sezione, significa che adesso Bobo e i suoi amici non nascondono più la strategia che nei loro piani li dovrebbe portare a prendersi il partito. Non contro Bossi (quantomeno non ancora), ma nonostante Bossi: la scommessa è liberarlo dai “quattro stronzi”, come ha detto ieri in un’intervista il parlamentare Gianluca Pini, che lo terrebbero in ostaggio approfittando della sua stanchezza.
Nel mirino ci sono sempre loro: i famigli, quelli della Lega di Gemonio che impedirebbero al segretario federale di governare la Lega in modo democratico nascondendogli la realtà .
Certo, l’Umberto ci mette del suo, con quella sua insistenza, già  denunciata da Maroni, sulla successione dinastica che prima o poi dovrebbe incoronare Renzo Bossi leader di una Lega finalmente normalizzata.
Più poi che prima: l’operazione richiede tempo, ed è per questo che nel fronte maroniano la parola d’ordine è rompere gli indugi.
Dunque, liberare Bossi dai famigli, ma se sarà  necessario – se non dovesse reggere la tregua offerta dall’Umberto a Bobo dopo il divieto a tenere comizi – partirà  appunto un “movimento di liberazione dal capo”.
Il crocevia di tutto è Verona, dove in primavera si vota per le comunali. Il sindaco leghista, il supermaroniano Flavio Tosi, è deciso a ripresentarsi, ma con una differenza fondamentale rispetto a cinque anni fa.
Vale a dire senza il Pdl. E, ovviamente, con quella lista civica del sindaco che già  nel 2007 aveva ottenuto addirittura più voti della Lega.
Il segretario del Veneto, il bossiano Gian Paolo Gobbo, ha già  detto che di quella lista lui non vuole neppure sentire parlare.
Ma Tosi ignora quel diktat e va avanti come un treno, certo di poter attrarre consensi ben oltre il recinto leghista (e con un’inedita attenzione anche per il Terzo Polo).
Che vada così – basta con il Pdl e di nuovo la lista civica invisa ai bossiani – non è un’ipotesi, è una certezza. È la tessera-regina di un disegno più vasto.
Che ha come regista proprio Maroni: non per nulla una decina d giorni fa l’ex ministro si è fiondato a Verona per perfezionare il piano insieme al suo colonnello. Insomma, per mettere un macigno sull’alleanza con Berlusconi, bisogna approfittare di questa tornata amministrativa e, fatte salve le tre Regioni del Nord dove i due partiti governano in tandem, è assolutamente necessario tentare uno strappo.
Verona è il Comune più importante amministrato dal Carroccio, Tosi un leghista vicinissimo a Maroni: se riuscisse a rivincere senza il Pdl, gli diventerebbe molto più agevole dare la scalata al vertice della Liga veneta.
Candidandosi ufficialmente a segretario, sull’onda di un fortissimo, e già  calcolato, pronunciamento della mitica base che, dalla Lombardia al Veneto, è già  mobilitata dagli stati maggiori maroniani su una parola d’ordine: congressi subito.
Eccolo, il doppio binario: farla finita con Berlusconi e cambiare la leadership della Lega.
Si comincia dal basso: Verona, poi l’intero Veneto, poi la Lombardia.
E alla fine, il congresso federale.
Che non si tiene dal 2002, mentre anche quelli regionali hanno abbondantemente superato il limite s tatutario dei tre anni. «Bossi e i suoi pretoriani – spiega un ultrà  maroniano – li tirano in lungo perchè sanno che celebrarli significherebbe la loro fine.
E siccome tra un po’ si vota, e con questa legge elettorale, vogliono lasciare tutto com’è per fare pulizia etnica al momento di compilare le liste: così ci fanno fuori tutti».
E anche questo spiega l’accelerazione in corso sulla strada dei congressi: alle elezioni politiche i maroniani vogliono arrivare dopo aver vinto la battaglia per la leadership nella Lega, altrimenti è finita.

Rodolfo Sala
(da “La Repubblica”)

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