CHI E’ FRATUS, IL SINDACO LEGHISTA DI LEGNANO MOLTO VICINO A SALVINI
IL DEBUTTO IN POLITICA NEL 1999, ORA L’ARRESTO
Gianbattista Fratus, classe 1953, sindaco di Legnano dal 2017, leghista, uomo del Carroccio, vicino a Matteo Salvini che oggi, in merito all’inchiesta della Guardia di Finanza “Piazza Pulita”, dice “ho fiducia nei miei uomini e nella magistratura”.
Dal 2012 al 2013 ha lavorato all’ufficio acquisti dell’autostrada Pedemontana, mentre dal 1976 al 2007 è stato responsabile amministrativo della “Costruzioni Meccaniche TIGER s.p.a” di Castano Primo, paese in cui è nato. In politica dal 1999, prima di vincere le elezioni da sindaco a Legnano, Fratus era stato assessore provinciale (dal 2009, con delega presidenziale per lo sviluppo e le problematiche dell’Alto Milanese), consigliere metropolitano e comunale (dal 2012 al 2017), assessore comunale dal 2005 al 2007 con delega “Assetto e Gestione del Territorio, Ambiente” e ancora assessore allo Sport a Legnano dal 2002 al 2005. Fratus era anche stato vicesindaco di Legnano per la Lega Nord.
Dopo esser stato eletto sindaco, però, si è subito trovato a fare i conti con una formazione di Giunta piuttosto complicata: sin dall’inizio, infatti, ci sono state discussioni pesanti tra Forza Italia e Lega incentrate proprio sulla nomina di Chiara Lazzarini, ex presidente della società partecipata Amga Spa, oggi finita ai domiciliari proprio per l’indagine ‘Piazza Pulita’.
Lazzarini, peraltro, risulta nel consiglio di amministrazione di Afol, ente metropolitano su cui i pm dell’inchiesta sulle tangenti in Lombardia stanno indagando per delle consulenze del valore di 38 mila euro.
All’epoca della presidenza in Amga Spa, Lazzarini era stata indagata, e poi era caduto tutto in prescrizione, proprio per la gestione della partecipata del comune. E sulla sua figura si sono giocati gli ultimi atti di una amministrazione comunale che per settimane è stata al centro di una lunga bufera politica.
Perchè Lazzarini a un certo punto viene nominata, a sorpresa, assessore alla Opere Pubbliche proprio dal sindaco, che per nominarla esautora l’assessora Laura Venturini, di cui solo due mesi prima aveva intessuto le lodi.
L’assessorato che finisce nelle mani di Lazzarini dispone di oltre 20 milioni di euro per realizzare le opere nel triennio 2019-2021. Ma la nomina di Lazzarini non piace neanche alla maggioranza, tanto che a fine marzo di dimettono tre consiglieri leghisti di maggioranza (Mattia Rolfi, il 25 marzo, e il presidente uscente del Consiglio comunale Antonio Guarnieri e l’ex consigliera comunale Federica Farina, moglie di Guarnieri, entrambi dimessisi il 26 marzo).
Sempre il 26 marzo si dimettono anche i consiglieri comunali dell’opposizione, dopo aver presentato il 19 marzo una mozione di sfiducia, di cui si è chiesto il voto a scrutinio segreto contro il quale si è dichiarato il vicesindaco Cozzi, contro Chiara Lazzarini. Tuttavia, all’epoca della mozione del Pd, era ancora pendente un’altra causa tra Amga Spa e lo stesso Comune di Legnano per avere un risarcimento danni. Ad ogni modo, durante il voto della mozione il Presidente del Consiglio Comunale abbandona l’aula e pure il sindaco Fratus esce: la mozione quindi non viene neanche messa in discussione. Il giorno seguente Cozzi, nel corso di una conferenza stampa, definirà “pagliacci” i consiglieri di minoranza.
Non è finita qui, però: il 25 marzo si dimette il leghista Rolfi, lui parla di “motivi personali” ma in Comune qualcun altro parla di pressioni dall’alto.
Inizia una comunicazione tra Pd, presidente del Consiglio Comunale e una consigliera della Lega e si decide, dopo qualche giorno, di presentare congiuntamente le dimissioni insieme ai dissidenti leghisti. Al Consiglio Comunale del 26 marzo minoranze e dissidenti non si presentano, facendo così mancare il numero legale: la seduta viene rimandata.
A questo punto, mancando il numero legale anche nelle sedute successive, il sindaco ha chiesto le surroghe al difensore civico regionale, che interviene nei casi in cui il Comune non riesca a votare atti come il Bilancio (come in questo caso). A questo punto il difensore civico regionale concede le surroghe con nuovi consiglieri e si ristabilisce il numero legale. Il Pd, che nel frattempo era andato dal Prefetto, con il professor Onida ha anche fatto ricorso al Tar contro questa modalità , ma il Tar si esprimerà il prossimo 8 giugno.
(da “La Stampa”)
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