CHI HA STACCATO I FILI A SPELACCHIO?
ACEA: “IMPIANTO MANOMESSO, ORA SI ACCENDE A MANO”: SIAMO ALLA FARSA
Chi ha «staccato la spina» a Spelacchio? La maledizione dell’albero di Natale più brutto del mondo, quello capitolino di piazza Venezia, continua.
Qualcuno ha manomesso i fili della scatola elettrica che alimenta l’ormai defunto abete rosso della Val di Fiemme, che intorno alle 6 dell’antivigilia di Natale risultava desolatamente spento.
Come un albero casalingo
E’ Acea a fornire i nuovi elementi della vicenda che da settimane appassiona, fra sfottò e polemiche, romani e non: «Noi abbiamo solo fornito l’energia elettrica che attraverso un cavo alimenta l’impianto di illuminazione dell’alberto, realizzato da una ditta privata. Il nostro sopralluogo ha chiarito che non si tratta di un guasto, ma di un intervento doloso: i fili sono stati staccati».
Acea e probabilmente anche la ditta titolare della «scatola nera» che teneva in vita quello che rimane di Spelacchio, dandogli almeno col buio un aspetto meno triste e miserevole, presenteranno una formale denuncia alle forze dell’ordine.
Intanto va così: che per ora, fino alla riparazione, l’impianto sarà acceso e spento manualmente, all’alba e poi al calare del buio.
Un po’ come un albero casalingo insomma, che al contrario tutti spegniamo di notte per paura che le lucette si surriscaldino e magari prendano fuoco.
E’ proprio vero: Spelacchio è uno di noi. Uno di casa. .
Neanche una luminaria accesa
Insomma il mistero di «Spelacchio» torna ad infittirsi. Dopo l’ipotesi, poi smentita dalla stessa amministrazione capitolina, della sua possibile rimozione e sostituzione con un’installazione luminosa di stelle comete, nell’antivigilia di Natale, il punto di forza di questo abete rosso della Val di Fiemme, ormai ridotto a uno scheletro, è stato più volte ribadito in questi giorni di polemiche (legate soprattutto al costo eccessivo della pianta, per cui sono stati sborsati dal Campidoglio 48 mila euro), era ormai tutto nell’illuminazione e nell’addobbo.
Visibili nel tardo pomeriggio, durante la notte e fino a quando il sorgere del sole non illuminava la città .
(da “il Corriere della Sera”)
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