CHI VUOLE IL FALLIMENTO DELLA GRECIA E’ GIA PRONTO A DELOCALIZZARE E SPECULARE SULLA PELLE DEL POPOLO ELLENICO
DIECI MULTINAZIONALI HANNO GIA’ CHIESTO LA DEROGA DAL SALARIO MINIMO
Diamo per scontato che la Grecia ha le sue responsabilità nella grave crisi che probabilmente la porterà fuori dall’Europa, in primis l’aver truccato i conti per entrarvi.
Ma soprattutto aver permesso che, su un Pil di 180 miliardi, vi siano 80 miliardi di evasione fiscale.
Detto questo, vediamo di guardare un po’ oltre l’orizzonte del nostro naso.
Qua si tratta di otto milioni di persone fisiche, di cui due già in condizione di povertà irreversibile, a fronte dei quali l’Europa dei mercanti sa solo compiere ignobili speculazioni.
Andiamo per ordine: il debito si puo’ tagliare?
E’ vomitevole che proprio la Germania che ha usufruito dopo la sconfitta bellica di un taglio del debito del 60% oggi si erga a inflessibile custode del pagamento del debito greco.
Lo tengano a mente le future generazioni: se ricapiterà alla nazione tedesca nessuna pietà , vogliamo vederli strisciare per un boccone di pane, compresi i segnati da Dio.
Al di là delle valutazioni etiche, andiamo sul concreto: in tutte le democrazie liberali, in caso di difficoltà di una azienda a onorare i propri debiti, onde evitare il fallimento, è previsto l’istituto del concordato preventivo.
La prassi, per chi ha un minimo di dimestichezza con le procedure, è che, in via anche informale, chi ha un credito si accontenti di almeno il 30% della cifra.
In pratica, piuttosto che non incassare nulla, si sconta il 70% della somma al creditore.
Se la Baviera ha dimezzato il debito della Carinzia nei suoi confronti, perchè non si può farlo con quello della Grecia?
Dimezzando il debito, si dimezzano anche gli interessi ed è più facile per il Paese debitore onorare la somma dovuta.
Non è vero infatti che sono stati elargiti 300 miliardi alla Grecia, quelli sono i soldi da restituire gravati da interessi da usura, come nella migliore tradizione delle speculazioni finanziarie internazionali.
Il popolo greco di quella cifrà ha visto le briciole, poche balle.
Ma veniamo all’aspetto geopolitico-economico, quello che nessuno sottolinea a dovere.
Prima era toccato alla Polonia, poi al sud est asiatico e alla Romania.
Parliamo delle “terre promesse” per chi delocalizza i propri impianti per produrre a basso costo.
Oggi non è più conveniente produrre in quegli Stati perchè sono aumentati i salari ed ecco che la vittima predestinata ora è la Grecia.
In questi giorni il colosso francese della Bic (penne e rasoi) ha inaugurato ad Atene un nuovo stabilimento per la produzione del nuovo rasoio Flex 5: 100 milioni di investimento e 1200 dipendenti.
Con la crisi i salari in Grecia sono crollati e il piatto fa gola.
Sono una decina le multinazionali (compresa la Barilla) che hanno chiesto al governo ellenico una deroga al salario minimo garantito consentito.
Ora si parla di 250/300 euro al mese per un part-time, mentre il governo ha abbassato il salario minimo d 586 a 510 euro per chi ha meno di 26 anni.
E questo accade proprio nel momento in cui in Cina gli stipendi sono aumentati, il sud-est asiatico comporta alti costi di spedizione delle merci e il nord Africa è scosso da guerre e rivolte.
Ecco che a qualcuno conviene che la Grecia esca dall’euro o accetti di diventare un subcolonia dell’Europa e spinge i falchi a massacrare il popolo greco.
Per trovare manodopera a basso costo e colonizzare una piattaforma vicina per delocalizzare la produzione.
E’ questo il vero obiettivo della finanza internazionale, quella che vuole il fallimento della Grecia.
Altro che Europa dei popoli, è la peggiore Europa del profitto senza merito.
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