CHIUDERE I PORTI DI FRONTE A UN EMERGENZA UMANITARIA E’ UNA VIOLAZIONE DI LEGGE: TONINELLI NE RISPONDERA’ DAVANTI ALLA CORTE DI GIUSTIZIA
LA RESPONSABILITA’ E’ DEL MINISTRO DELLE INFRASTRUTTURE, VIOLARE LE CONVENZIONI INTERNAZIONALI COMPORTA LA DENUNCIA
Ci sono precedenti alla decisione del ministro dell’Interno, Matteo Salvini, di chiudere i porti?
Nel giugno 2017 sotto una pressione degli sbarchi ben maggiore (12mila arrivi in pochi giorni), il governo Gentiloni, col ministro Marco Minniti, aveva valutato l’opportunità di negare l’accesso ai porti del nostro Paese alle navi delle Ong che non battevano bandiera italiana.
O, in ogni caso, di valutare gli ingressi, escludendo ogni automatismo. Un modo per fare pressione sui partner europei. Ma mai si era arrivati a una minaccia esplicita.
Come si definisce un “porto sicuro”
La convenzione di Amburgo del 1979 prevede che gli sbarchi debbano avvenire nel “porto sicuro” più vicino al luogo del soccorso. Questo significa che, come spiega l’Unhcr, le persone tratte in salvo devono essere portate dove: 1) la sicurezza e la vita dei naufraghi non è più in pericolo; 2) le necessità primarie (cibo, alloggio e cure mediche) sono soddisfatte; 3) può essere organizzato il trasporto dei naufraghi verso una destinazione finale.
Chi decide qual è il “porto sicuro” più vicino?
Questo viene individuato dal Maritime rescue coordination centre che ha responsabilità del coordinamento delle operazioni in mare. In altre parole, se è il Comando generale della Guardia costiera con base a Roma (come nel caso della Aquarius) a ricevere la richiesta d’aiuto, saranno gli italiani a scegliere il luogo dove portare i naufraghi.
Perchè Salvini attacca le autorità maltesi?
Perchè Malta viene considerato un “porto sicuro”, tanto che accetta spesso di occuparsi della cura dei malati soccorsi in mare e trasferiti con ponte aereo. Ma sono pochissimi gli sbarchi autorizzati, viste le insufficienti capacità ricettive attivate sull’isola dalle autorità maltesi.
Nel caso della nave Aquarius chi deve accogliere i migranti soccorsi?
Per la Valletta, “il salvataggio è avvenuto nella zona libica di ricerca ed è stato coordinato dal centro di soccorso a Roma. Malta non è nè l’autorità che coordina ne ha competenza sul caso”. Ma la linea del Viminale è sempre stata diversa: Malta è un porto sicuro e non è il Paese che coordina i soccorsi a dover essere automaticamente anche sede dello sbarco dei migranti. Per il resto, si è sempre accordato a Malta un “atteggiamento comprensivo”, comprendendone le difficoltà , visto le insufficienze delle sua capacità di accoglienza.
L’Italia può decidere di chiudere i suoi porti?
Sì, il governo italiano può negare uno sbarco. Ma la responsabilità ricade totalmente sul ministro delle Infrastrutture, il Viminale non ha competenza al riguardo.
Il rifiuto di accesso ai porti di imbarcazioni che abbiano effettuato soccorsi in mare può comportare però la violazione della Convenzione Europea dei Diritti dell’Uomo, quando i soccorsi versino in stato di bisogno (per esempio, alimentare) o necessitino di cure mediche urgenti.
Una volta comunicata la chiusura dei porti cosa devono fare le navi dei soccorsi?
In teoria non dovrebbero neppure entrare nelle acque territoriali di quel Paese. In verità , se una nave si presenta all’imbocco del porto e comunica che non può garantire la sicurezza delle persone a bordo e le cure mediche necessarie, il Paese deve accogliere l’imbarcazione.
(da “La Repubblica”)
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