CINQUESTELLE: ALTRI DEPUTATI VERSO L’ADDIO. E C’E’ CHI SOGNA IL RIBALTONE
LA NOVITA’ E’ CHE NELLA VOTAZIONE PER IL PROSSIMO CAPOGRUPPO AL SENATO POTREBBE PREVALERE IL MODERATO ORELLARA CONTRO MORRA, INDICATO DA GRILLO E CASALEGGIO
Il prossimo a sbattere la porta potrebbe essere Adriano Zaccagnini, ribelle indomito con il pallino dell’agricoltura.
Ma è l’intera pattuglia parlamentare del Movimento cinque stelle a essere ormai a un passo dall’implosione.
Lo dimostra anche il trattamento riservato ai due deputati tarantini che giovedì hanno detto addio a Beppe Grillo. Investiti, per questo, dallo sdegno dei colleghi parlamentari. Sottoposti, soprattutto, alla gogna della Rete.
Ma mentre altri ribelli valutano la tempistica dello strappo, a fibrillare è anche il gruppo del Senato. Lì, nella quiete apparente di Palazzo Madama, l’ala dialogante del grillismo lavora a un “ribaltone” morbido che potrebbe portare il “moderato” Luis Orellana alla guida del gruppo.
Una svolta, dopo i mesi di reggenza dell’ortodosso Vito Crimi.
Per capire l’aria che tira a Montecitorio è istruttivo ascoltare Laura Castelli, grillina operosa e intransigente: «L’addio di Furnari e Labriola? Chi non si riconosce nel progetto è giusto che vada via. È meglio farlo che rovinare il movimento. E noi per questo dobbiamo essere felici».
Il problema è che il dissenso si allarga a macchia d’olio. Qualcuno potrebbe rompere proprio sulla diaria. Altri “convinti” dal democratico Pippo Civati.
Zaccagnini, intanto, non si nasconde più: «Ho un momento di difficoltà psicologica. Rifletto. Per decidere di andare via è troppo presto. Starò dove troverò serenità ».
Quasi certamente fuori dal M5S. Come lui, anche l’agguerrita pattuglia del Friuli Venezia Giulia, da Walter Rizzetto ad Aris Prodani, è tentata dall’addio.
Senza contare Alessio Tacconi e Tommaso Currò. Poi ci sono quelli che faticano a uscire allo scoperto. E sono parecchi di più.
A Catania, intanto, il M5S inibisce l’uso del logo a due candidati.
A Palazzo Madama, intanto, i senatori più insofferenti si attrezzano.
Per ora non preparano scissioni, piuttosto lavorano sottotraccia per cambiare bruscamente linea politica. Delusi dall’infruttuoso muro contro muro imposto dal quartier generale di Grillo, ripetono che “la politica è dialogo” e sostengono Luis Orellana nel ruolo di capogruppo.
Si scontrerà con Nicola Morra, considerato più in sintonia con la linea ufficiale.
Forse già martedì si terrà il ballottaggio. Ma i “turni preliminari” hanno sorpreso: 19 voti per Morra, 18 per Orellana, 16 per il “dissidente” Battista e 14 per la senatrice Bulgarelli. Un’altra considerata poco ortodossa.
Intanto, ai malpancisti di Montecitorio non è sfuggito il trattamento riservato a Vincenza Labriola e Alessandro Furnari.
Una “gogna” impietosa alimentata dal gruppo grillino della Camera.
«Saranno finalmente liberi di disporre di tutto il denaro spettante — si legge sul blog, sotto la foto dei due transfughi — senza dover più adempiere agli impegni presi». Cioè la rinuncia alla diaria eccedente. Ma non basta. I due tarantini vengono bocciati perchè incapaci di produrre disegni di legge e impegno concreto per l’Ilva.
Labriola e Furnari tentano di difendersi: «Siamo i primi Liberi Cittadini a compiere questo passo ». Una scelta necessaria dopo che «il Movimento ha voltato le spalle» all’Ilva e «il sogno si è trasformato in altro».
Eppure, per la Rete la sentenza è già depositata. Insulti e offese, soprattutto. Qualche minaccia. «Traditori», «vermi », «merde» e «pezzenti» i più gettonati, ma c’è anche chi — come l’utente “Vittorio da Milano” — si spinge oltre: «Spero incontrino presto un tarantino inc…ato che ha votato il M5S».
Ma anche gli ex colleghi non mancano di “salutare” i due deputati.
Il capogruppo Riccardo Nuti li considera lavativi. Per Gianluca Vacca sono «due “parassiti”». Secondo Manlio Di Stefano, invece, faranno «grandi cose laddove le fecero già i Razzi e gli Scilipoti». Nè Castelli si sconvolge per gli attacchi: «Se si rompe il patto fiduciario con l’elettore, la rete è libera di dirti “vaffa…” o “ti amo”».
Insomma, nessuna pietà per chi tradisce.
da (“La Repubblica“)
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