COME SI È ARRIVATI ALLA DESTITUZIONE DEL GENERALE ROBERTO VANNACCI? GUIDO CROSETTO HA SUBITO INVOCATO UN “ESAME DISCIPLINARE”, IL CAPO DI STATO MAGGIORE DELLA DIFESA, GIUSEPPE CAVO DRAGONE, SPINGEVA PER UN APPROCCIO PIÙ DRASTICO: VOLEVA LE DIMISSIONI DI VANNACCI
GOVERNO SPACCATO: MELONI COSTRETTA A TACERE PER NON PERDERE VOTI, SALVINI NE APPROFITTA SCHIERANDOSI PRO-VANNACCI, TAJANI CONTRO IL GENERALE
Come si è arrivati alla destituzione di Roberto Vannacci? Il ministro della difesa, Guido Crosetto, ha subito preso le distanze dalle opinioni dell’ex Folgore.
Con un tweet, subito dopo l’esplosione del caso, ha precisato: “Non utilizzate le farneticazioni personali per polemizzare con le Forze armate. Sarà avviato l’esame disciplinare”. Esame che in effetti è partito subito, visto che il giorno successivo, venerdì 18 agosto, Vannacci è stato destituito.
Come ha scritto oggi Matteo Pucciarelli su “Repubblica”, “il ministro infatti si era mosso con il consenso del Quirinale, cioè con il capo delle forze armate”.
Nella gerarchia dell’esercito, dopo il Capo dello Stato, c’è il capo di Stato Maggiore della Difesa, Giuseppe Cavo Dragone. Anche lui è stato ovviamente coinvolto nella decisione e, come Dagospia è in grado di rivelare, aveva chiesto un approccio più drastico.
Cavo Dragone era infatti intenzionato a far dimettere dall’Esercito lo scriba Vannacci, anziché optare per la semplice sospensione e destituizione dall’incarico. A fargli cambiare idea, è stato un intervento di Palazzo Chigi.
Giorgia Meloni è in forte difficoltà: Salvini ha espresso pubblicamente il suo appoggio a Vannacci, per prendere voti a destra, e la Ducetta, per non perderli, è costretta a tacere e mandare avanti i “colonnelli” Donzelli e Montaruli.
Per la sora Giorgia il caso è scottante: Vannacci in definitiva ripete quello che lei ha sempre sostenuto quando era all’opposizione, ma ora, che è appollaiata a Palazzo Chigi, non può più permettersi il “Colle Oppio Style”, per non rischiare una squalifica europea.
In più, tanti camerati d’Italia sottoscrivono parola per parola il libercolo del mal-destro generale (vedi Alemanno) e vogliono approfittarne.
Il problema è sempre il solito: da un lato non può prendere le distanze dai vecchi arnesi , pena l’accusa di tradimento, dall’altro questo le impedisce di fare il salto di qualità che le impone il ruolo di premier, e le viene richiesto dall’Europa.
Senza considerare il dato politico: come in tutti i dossier scottanti (l’ultimo, la tassa sugli extraprofitti delle banche), la Ducetta è nel mezzo di due spinte opposte: da un lato Salvini che la vuole fregare a destra, dall’altra ciò che resta di Forza Italia, che spinge verso il centro. Si vedano a tal proposito le dichiarazioni del ronzulliano Giorgio Mulè: “Sto convintamente con Crosetto”
(da Dagoreport)
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