CONCESSI I DOMICILIARI A LUCA SOSTEGNI, IL PRESTANOME CHE HA INCASTRATO LA LEGA
GRAZIE ALLA SUA CONFESSIONE, SONO EMERSE LE RESPONSABILITA’ DEI COMMERCIALISTI DELLA LEGA
E’ l’uomo da cui sono partiti tutti i guai recenti della Lega. Il prestanome usato dai revisori contabili in Parlamento del Carroccio, Alberto Di Rubba e Andrea Manzoni, e dal commercialista Michele Scillieri, che ospitò la sede della lista “Per Salvini premier”, per nascondere la reale proprietà di alcune società che parteciparono alla compravendita del capannone di Cormano della Lombardia Film Commission.
Dopo quasi quattro mesi, stamattina Luca Sostegni, 62 anni, liquidatore della Paloschi srl che aveva in pancia l’immobile di Cormano, ha lasciato il carcere.
Su decisione del gip Giulio Fanales, e con il consenso della procura, è andato ai domiciliari.
Il procuratore aggiunto Eugenio Fusco e il pm Stefano Civardi lo hanno interrogato ancora una volta pochi giorni fa, insieme agli investigatori del Nucleo di polizia economico finanziario della Guardia di Finanza.
E Sostegni ha aggiunto altri elementi alla storia della compravendita della Lombardia Film Commission, che ha portato nelle casse dei tre professionisti leghisti 800 mila euro di fondi pubblici.
Sostegni – un diploma di terza media, disoccupato in Italia – è stato l’ultima pedina di un piano che ha portato vantaggi soprattutto ad altri. Eppure a pagare il prezzo più alto finora, con i quattro mesi a San Vittore, è stato lui.
Dallo scorso settembre, anche Di Rubba, Manzoni e Scillieri sono ai domiciliari.
Con i primi due che si sono visti respingere una richiesta di scarcerazione e anche un’altra per il dissequestro delle due ville a Desenzano del Garda, acquistate – per l’accusa – con i soldi della Regione Lombardia stanziati per il capannone di Cormano.
Nei mesi che precedono il suo arresto, Sostegni minaccia i leghisti di rivelare tutto ai magistrati. Ritiene di non essere stato ricompensato per il suo ruolo di prestanome, a fronte di un incasso di centinaia di migliaia di euro da parte dei professionisti del partito. E chiede di essere pagato adeguatamente.
“Sostegni – scrivono i magistrati Fusco e Civardi nel decreto di fermo – si sentiva a in qualche modo defraudato di quanto gli sarebbe spettato per la gestione della ‘vicenda Paloschi’, avendo ricevuto a suo dire solo 20mila euro a fronte di profitti enormi per gli altri; ma soprattutto reclamava perlomeno altri 30mila euro, posto che gliene erano stati promessi 50mila”.
Minaccia di svelare dettagli non solo sulla della vicenda di Cormano, ma anche su altre realtà societarie in cui è stato usato come prestanome. “Innesco una serie di situazioni che io non so dove si va a finire.. io per 30mila euro non so se ne vale la pena far tutto questo casino..”. Pochi giorni fa è stato interrogato per l’ultima volta. E saranno le prossime settimane a far capire quanto Sostegni sa e quanto ha raccontato.
(da agenzie)
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