CONGRESSO PDL: FORMIGONI PARLA DA LEADER
E’ L’UNICO A NON STENDERSI A TAPPETINO AL PREMIER… ATTACCA LA SINISTRA MA L’OBIETTIVO E’ BOMBARDARE LA LEGA… ALLA POLITICA DEI NOTABILI CONTRAPPONE LA NECESSITA’ DI FARSI TIRARE LA GIACCHETTA DAL POPOLO
Questa volta è sceso dal 30° piano del Pirellone, sede della Regione Lombardia, ha gettato il vestito stretto da “governatore” per indossare la divisa del pilota da caccia e volare deciso e radente sulla nomenklatura riunita alla Fiera di Roma.
Ha condensato in un discorso secco e teso di pochi minuti i suoi 40 anni di carriera politica con il carisma di leader nazionale, candidandosi, di fatto, al posto del premier in un futuro non lontano.
Ha lanciato frasi che solo lui può permettersi: ” Ho avuto la fortuna di conoscere Silvio 35 anni fa, ma in cambio lui ha avuto la grande fortuna di conoscere me”.
L’unico che non ha bisogno di stendersi a tappetino ai suoi piedi e pertanto inviso a molti e temuto da tanti.
Inizia il discorso attaccando la sinistra e D’Alema, reo di “aver dileggiato Berlusconi volendolo vedere ridotto in stracci, ma poi è finito lui a chiedere l’elemosina”.
Roberto raccoglie una prima ovazione, ma l’obiettivo grosso è un altro: ” I leghisti sono alleati preziosi, ma devono mettersi in testa che non possono continuare a fare i furbetti, non si può essere contemporaneamente partito di lotta e di governo” ed esplode una platea da troppo tempo repressa. Il governatore rincara la dose: “L’Italia è fatta di nord, centro e sud. E senza Sud non si va da nessuna parte. Quando la finiranno i leghisti di prendersi i meriti delle cose buone fatte dal governo e scaricargli addosso gli errori?”.
La platea finalmente ha trovato uno con le palle che non le manda dire, da oggi i carroccianti non se la potranno più cavare con le sparate a buon mercato, Roberto ha toccato i tasti giusti e il popolo del Pdl ha trovato un vero leader che non ha timore di andare controcorrente, rivendicando appartenenza e ideali.
E infine Roberto punta al Pdl e alla nomenklatura, ma si rivolge alla base, fa appello ai sentimenti dei peones, dei militanti, degli umili che lavorano in silenzio: “Dobbiamo riassaporare il gusto di macinare chilometri, di lavorare con i nostri elettori, di farci tirare per la giacchetta dal popolo”. Applausi a scena aperta per il governatore della Lombardia che sa toccare il cuore ma anche il cervello della base.
Chi lo aveva osteggiato durante la formazione del Governo, riuscendo a negargli un ministero e rispedendolo in Lombardia è avvisato, Formigoni è sempre in pole position e non molla.
Al di là dei giudizi personali, non si può negare che sia l’unico che dice quello che pensa, senza dover avere autorizzazione dal premier: se lo può permettere e forse anche per questo Berlusconi lo teme, non amando essere oscurato.
Formigoni ha carisma e in Lombardia è l’unico in grado di tenere testa alla sinistra e alla Lega.
E ha capito che il Pdl deve saper contrattaccare con vigore: alla fine lui si rivela il meno democristiano di tanti leader del Pdl.
Il messaggio evangelico di porgere l’altra guancia in fondo in politica paga poco e lui l’ha compreso da tempo.
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