CONTE SFIDA SALVINI: “BASTA PROPAGANDA, PER I RIMPATRI SERVONO ACCORDI E SOLDI”
IL PREMIER: “IL DECRETO SICUREZZA NON ARRIVERA’ IN CDM”
Giuseppe Conte assiste serafico alle convulsioni di Matteo Salvini. I rapporti ormai tesi, consumati da settimane di aperta ostilità , raccontano le resistenze di un presidente del Consiglio in equilibrio tra il suo ruolo di mediatore nel governo e le convinzioni più profonde in materia di immigrazione.
A due settimane dal voto, Salvini è tornato con il suo vecchio bagaglio di idee. Norme molto punitive, aggressive verso le Organizzazioni non governative, securitarie nello spirito e nelle intenzioni.
Il leghista torna cioè su un terreno per lui familiare, nella speranza di recuperare il consenso che in una settimana si è volatilizzato anche per colpa dell’inchiesta sul sottosegretario Armando Siri.
Le condizioni però sono mutate.
I 5 Stelle non sembrano più disposti a srotolare i tappeti rossi al passo marziale del ministro dell’Interno. Anzi. E il premier sta attento a non concedere alcun alibi a Salvini.
Il vicepremier leghista lo tira in ballo sui rimpatri, con una lettera indirizzata a lui e al ministro degli Esteri Enzo Moavero Milanesi? Conte risponde ufficialmente con la massima disponibilità alla richiesta di una maggiore «collegialità » nella gestione dei rimpatri, ma poi con i collaboratori ragiona così: «Ci chiede una mano quando è più in difficoltà . Perchè sa bene che la realtà è molto più complessa delle sue promesse».
Per rimandare indietro anche un solo migrante servono soldi, tanti, ma soprattutto sono necessari accordi bilaterali che al momento non si vedono all’orizzonte. Bisognava stanziare fondi, che invece Salvini ha preferito dirottare altrove. §
La Libia è la frontiera del caos, al di sotto della quale ci sono Paesi africani che si aspettano soldi e aiuti umanitari, con i quali il governo italiano dovrebbe intavolare delle trattative.
«Salvini è in difficoltà proprio su questo», dice Luigi Di Maio: «Un conto è bloccare i porti, altro rimandare a casa migliaia di persone…Tra il decreto sicurezza e la lettera sui rimpatri vuole alzare solo un gran polverone, nella speranza di farsi dire di no e poi di accusare noi o Conte dell’impossibilità di fare le cose».
Il discorso vale per i rimpatri come per la flat tax: Conte si mostra disponibile, ma su testi tutti da verificare e senza una scadenza precisa. «Vuole la flat tax? Ci dica dove trova le coperture».
È quello che pensano sia Di Maio sia Conte. «Non lo aiuteremo certamente noi a fare la vittima». Nella fase finale della campagna elettorale il M5S e la Lega sembrano sfidarsi su tutto, galleggiando però in una nuvola di propaganda, attenti entrambi a disinnescare le trappole dell’altro.
Di Maio ha dato ordine di non replicare alle forzature contenute nel decreto sicurezza mentre lui si fa sferzante: «Sono deluso – dice il capo politico grillino – Non c’è niente sui rimpatri. Se vorrà , noi siamo pronti a dare una mano al ministro dell’Interno. Ma non può essere sempre colpa degli altri».
In un passaggio, il testo – che ipotizza multe salate per ogni migrante salvato – stravolge le competenze ministeriali e scippa al ministro delle Infrastrutture i suoi poteri sul transito e l’attracco delle navi.
In caso di approvazione, sarebbe il Viminale – che fino a oggi ha facoltà di intervenire solo nel momento in cui i passeggeri mettono un piede a terra – a decidere del destino di ogni imbarcazione. Di fatto Salvini in questo modo formalizzerebbe quanto imposto in questi mesi ai grillini e al governo sulle politiche migratorie.
Nonostante la clamorosa invasione di campo però il ministro Danilo Toninelli resta silente. Nemmeno un accenno di replica.
Dal M5S e da Palazzo Chigi fanno sapere che difficilmente il decreto sicurezza bis passerà . Sicuramente non arriverà presto in Consiglio dei ministri, come sembra suggerire qualcuno nella Lega, sempre che si farà un Cdm prima delle elezioni del 27 maggio. Conte sarebbe orientato a evitare di convocarne uno prima, proprio per non dare un ulteriore palcoscenico ai due contendenti.
Entrando più nel dettaglio, i 5 Stelle sono convinti che diversi capitoli del decreto non passeranno il vaglio di costituzionalità .
Hanno già cercato di coinvolgere il Colle, ma il Capo dello Stato Sergio Mattarella per adesso si tiene lontano dalla rissa politica. Se e quando ci sarà un testo approvato, il presidente potrebbe dire la sua.
Nel frattempo una bocciatura arriva da Magistratura democratica, corrente di sinistra del Csm che definisce i contenuti del dispositivo, specialmente nella parte che prevede sanzioni per chi salva vite umane, «inquietanti e pericolosi». «Dare una multa a chi salva una persona e non combattere chi uccide come mafia, camorra e ‘ndrangheta? – si chiede il leader della Cgil Maurizio Landini – Di cosa stiamo parlando: è solo l’ennesimo provvedimento elettorale contro l’intelligenza degli italiani».
(da agenzie”)
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