CONTI IN ROSSO E ONDA POPULISTA, PARIGI ALLARMA L’UE
IL DEBITO ORMAI FUORI CONTROLLO, IL DOWNGRADE DI FITCH, IL TERRORE DI BRUXELLES
Jordan Bardella e Manon Aubry, il primo presidente del Rassemblement National, la
seconda esponente di spicco di La France Insoumise. Entrambi primi firmatari delle due mozioni di censura presentate contro Ursula von der Leyen alla Plenaria appena apertasi a Strasburgo.
Basta questo dato a delineare il grado di preoccupazione che circonda le istituzioni dell’Ue sul caos politico in Francia. Parigi, da perno dell’asse franco-tedesco e interlocutore a volte critico ma affidabile della Commissione, rischia di diventare una seria spina nel fianco del braccio esecutivo dell’Ue, poco avvezzo ad avere a che fare con una Francia debole dal punto di vista finanziario e segnata dal populismo sul fronte politico.
Già, perché il Rassemblement National e La France Insoumise sono i due principali avversari anche di Emmanuel Macron, protagonisti finora indiscussi della tempesta politica che si è abbattuta sull’Eliseo. A Bruxelles hanno accolto con un prevedibile no comment la caduta del governo di Sébastien Lecornu.
Un richiamo alla cautela è invece arrivato dalla Germania. “Metterei in guardia da una drammatizzazione”, ha sottolineato il portavoce del cancelliere tedesco Friedrich Merz. Chissà se i vertici della Commissione la pensano allo stesso modo. Mai come in questo momento, dalle misure di sostegno all’Ucraina a quelle legate alla competitività, von der Leyen necessita di un Macron al suo fianco e non ostaggio del cul de sac politico in cui sembra essersi infilato.
Ad allarmare Palazzo Berlaymont c’è innanzitutto un dato: il debito della Francia è da tempo oltre il limite di guardia, il recente downgrade di Fitch non ha fatto che certificare una situazione finanziaria a dir poco preoccupante. A livello europeo, visto il peso economico della Francia, si potrebbe innescare un rischioso effetto domino.
C’è poi, il dato squisitamente politico. La crisi del macronismo potrebbe gettare nuova benzina nel serbatoio dell’estrema destra di Marine Le Pen e Jordan Bardella, ma anche nell’estrema sinistra di Jean-Luc Mélenchon.
La prospettiva che, dal 2027, all’Eliseo sieda un presidente fortemente euroscettico diviene sempre più concreta, in un contesto che vede già ora Bruxelles costantemente alle prese con l’ascesa dei sovranisti. In questo contesto il 2027 potrebbe essere un anno chiave per il futuro dell’Ue: si voterà – oltre che in Italia – anche in Polonia, dove l’europeista Donald Tusk è da mesi in seria difficoltà
La Plenaria dell’Eurocamera si è aperta con il dibattito sulle due mozioni di censura – avanzate dai Patrioti e da The Left – nei confronti di von der Leyen. Bardella ha definito la sfiducia della presidente necessaria “per salvare l’Europa”. Aubry la accusata di promuovere, assieme al leader del Ppe Manfred Weber, una maggioranza con la destra estremista.
Von der Leyen, ancora una volta, ha richiamato tutti all’unità, parlando di una “Europa in massima allerta” e sottolineando come, dividendosi, si cade nella trappola di Vladimir Putin. “I nostri avversari non solo sono pronti a sfruttare qualsiasi divisione, ma sono loro stessi a fomentare attivamente tali divisioni”, ha scandito. A difenderla sono stati soprattutto Ppe e Renew. Più freddi gli interventi di Socialisti e Verdi. La maggioranza Ursula è più che mai sfilacciata e la crisi francese, anche a Strasburgo, rafforza le frange estreme dell’emiciclo.
(da agenzie)
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