COSA C’E’ DIETRO LA VITTORIA DEI VERDI TEDESCHI
ORGANIZZAZIONE, MILITANZA, COMPETENZA, COMUNICAZIONE
I risultati dei Verdi nelle elezioni nel Baden Wà¼rttemberg e in Renania Palatinato sono molto diversi tra loro (rispettivamente 33% e 9,5%) e dimostrano che le elezioni regionali sono storia diversa da quelle nazionali e in ogni caso che la “botta” alla CDU è anche frutto di una situazione propria di ciascun Land.
Ma la possibilità di un Cancelliere o più probabilmente una Cancelliera verde non è più inverosimile come non è più del tutto inverosimile una alleanza “semaforo” Verdi/SPD/Liberali.
Vedremo, mancano ancora molti mesi alle elezioni nazionali e ci sono ancora varie scrutini regionali da affrontare. I giochi non sono per nulla fatti anche perchè dieci anni fa c’era Angela Merkel, a settembre no.
Non è la prima volta che i Verdi arrivano a dei risultati così importanti a livello regionale e nei sondaggi nazionali; Kretschmann, cattolico e conservatore oltre che credibile leader dei Verdi di quel Là¤nder, vinse a sorpresa la sua prima elezione dieci anni fa; pochi mesi dopo lo tsunami in Giappone, i Verdi schizzarono nei sondaggi al 20% e Angela Merkel confermò la decisione presa ai tempi del governo Schroeder/Fischer di uscire dal nucleare. Ma nelle successive elezioni del settembre 2013 i Verdi non superarono l’8,4%.
Dopo la brutta sconfitta del 2013, i Verdi tedeschi si sono rinnovati e rilanciati e sono riusciti a mantenere una crescita lenta e costante, arrivando o mantenendosi al governo di numerose città e oggi di ben 11 dei 16 Lander tedeschi, pur se come partner di minoranza, eccezion fatta per il Baden Wurttemberg.
Come hanno fatto? Non ci sono miracoli ed è una lezione che è lì da anni e anni per tutti gli ecologisti, anche quelli di casa nostra: i Verdi tedeschi non sono un partito “leggero” e non certo perchè, come direbbero i detrattori e chi non conosce quel paese, sia difficile trovare qualcosa di leggero in Germania.
A mio modo di vedere, la ricetta che ha permesso ai Verdi tedeschi di arrivare al punto in cui sono oggi e sollevarsi dalle cadute che hanno contraddistinto la loro ormai lunga storia è composta di alcuni elementi base non particolarmente originali: priorità massima all’organizzazione, selezione dei quadri secondo procedure partecipative e democratiche “controllate” sia a livello regionale che statale; investimento sulla formazione e sulla elaborazione di proposte politiche realistiche ambiziose, anche attraverso la potente e molto prospera Fondazione Heinrich Boell, lavoro accurato sulla comunicazione; immagine di forte coesione interna e capacità di gestire i conflitti (che ci sono e anche molto duri), attenzione e regolare “cooptazione” di esponenti di movimenti e associazioni che si muovono nella società civile.
Già oggi, a 6 mesi dalle elezioni si sa ad esempio che uno dei leader di FFF in Germania Jakob Blasel sarà candidato con i Verdi e sicuramente non sarà il solo; da notare che si che le liste si stanno già facendo peraltro: una bella differenza con le frenetiche trattative dell’ultimo secondo su sistema elettorale, date delle elezioni, coalizioni, candidati in Italia.
Ciò ha portato a una azione di governo solida e credibile, basata su capacità di gestione degli affari pubblici e su risultati concreti da comunicare e valorizzare. I co-presidenti sono leader di “carriera interna” mediatici e competenti, il ricambio è assicurato da una organizzazione giovanile molto forte ed è ormai un dato acquisito il protagonismo delle donne a tutti i livelli.
I Verdi tedeschi sono molto coscienti del rischio che la lunga presenza nei governi regionali o la prospettiva di accedervi a livello nazionale possa tradursi in posizioni troppo moderate, che lasciano spazi elettorali a posizioni più radicali, soprattutto in questo momento nel quale all’urgenza di agire corrisponde una certa inerzia e lentezza dei governi ad agire, in parte anche quelli dove ci sono gli ecologisti.
Interessante è in questo senso l’esperienza intorno alla “Klimaliste”, che è ha partecipato alle elezioni in Baden Wurttenberg, composta per lo più da giovani esponenti dei movimenti di base e dei FFF, che ha ottenuto il 3,6%; un risultato che pur se al di sotto del 5% necessario, potrebbe essere costato il seggio che manca per eventualmente tenere i liberali fuori in una futura coalizione di governo senza la CDU.
Appena si è presentata all’orizzonte a settembre scorso, i Gruenen, (ma anche SPD e i liberali), hanno adattato i loro programmi elettorali per renderli compatibili con una delle domande chiave del movimento e cioè l’impegno a mettere in atto politiche in grado di rispettare l’impegno limitare a 1,5° il riscaldamento globale.
Ovviamente il contesto politico della Germania è totalmente diverso dal nostro e ci sono grandi differenze di cultura politica, di sistema elettorale che non cambia da decenni (e che secondo me sarebbe perfetto anche per l’Italia) e di sistema mediatico che sarà noioso, ma che da anni ha messo al centro la questione del clima e della trasformazione ecologica, diventata elemento indispensabile della raccolta del consenso.
Ma questo non basta a spiegare i motivi di questo successo, caparbiamente costruito anche dopo sconfitte molto dure e che mettono in risalto soprattutto la qualità del lavoro del partito, dei suoi militanti e degli eletti ed elette.
(da agenzie)
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