CRISI DI GOVERNO, MAGGIORANZA SUL FILO
CONTE DEVE TROVARE ALMENO OTTO “RESPONSABILI” SE VUOLE VINCERE LA GUERRA CHE GLI HA DICHIARATO RENZI
Parlamentarizzare la crisi, come intende fare il presidente del Consiglio Giuseppe Conte per sfidare Matteo Renzi, significa una cosa sola: prendere in mano il pallottoliere e tornare a parlare di “responsabili”.
Con questo apparentemente nobile aggettivo si intendono — dai tempi del 2011 quando Razzi, De Gregorio e Scilipoti salvarono il governo Berlusconi, anche se eletti con Di Pietro — quei parlamentari di opposizione che in caso di difficoltà della maggioranza accorrono per salvare il governo (e la propria poltrona).
Così, dopo l’Epifania, se Renzi dovesse aprire la crisi e il premier sfidarlo in Parlamento come nell’agosto 2019 con Matteo Salvini, l’ultimo bollettino da Palazzo Madama registrerebbe un gruppetto di 9-10 senatori pronti a salvare la maggioranza giallorosa e disinnescare i renziani che voterebbero la sfiducia.
Problema: al momento la pattuglia di “responsabili per Conte” non ha una guida, un federatore in grado di dare una strategia.
E ad ammetterlo è Sandra Lonardo, moglie di Clemente Mastella: “Le voci ci sono ma non c’è niente di concreto” dice al Fatto. E allora potrebbe giocare un ruolo “Italia 23”, il sito registrato dall’ex FI Raffaele Fantetti che potrebbe mettere insieme centristi, ex berlusconiani e transfughi di M5S e Iv. A quel punto si aprirebbe un problema politico ma questa è tutt’altra storia.
Pallottoliere
In Senato, l’asticella da cui partire è 169, come i voti ottenuti a ottobre nel terzo scostamento di Bilancio a cui vanno aggiunti quattro senatori (due delle Autonomie e due del M5S) assenti perchè in quarantena.
La maggioranza assoluta in Senato è di 159 voti perchè ai 315 senatori vanno aggiunti 2 senatori a vita su 6 (Monti e Cattaneo) che partecipano regolarmente alle sedute. Sottraendo a questi i 18 senatori di Italia Viva, la maggioranza parte da 151 voti.
Vediamo da dove potrebbero arrivare gli 8 necessari a salvare il governo.
Maggioranza
La maggioranza, senza i renziani, può contare su 151 voti compatti: i 92 del M5s, 35 del Pd, 8 delle autonomie e 16 del gruppo Misto considerando ormai l’ex FI Lonardo e il senatore a vita Mario Monti.
Opposizione — L’opposizione invece, sulla carta, può contare su 149 voti: 63 dalla Lega, 19 da Fratelli d’Italia, 54 di Forza Italia e 13 del Misto che votano contro il governo. Ma qui iniziano le defezioni.
Il centrodestra
Un possibile aiuto potrebbe arrivare dai moderati di FI che non vogliono consegnare la leadership a Salvini. Da questo gruppo, i “responsabili” potrebbero essere 4-5: i 3 dell’Udc (Antonio de Poli, Paola Binetti e Maurizio Saccone) che il 9 dicembre hanno deciso di uscire dall’aula nel voto sulla riforma del Mes, ma anche un paio di forzisti tra cui Andrea Cangini. Così la maggioranza salirebbe a 155.
Italia viva
Secondo i rumors, almeno 5 senatori renziani su 18 sarebbero pronti a non seguire il leader in caso di crisi (Iv scomparirebbe dal Senato con le elezioni): i nomi che girano sono Giuseppe Cucca, Eugenio Comincini, Donatella Conzatti, Leonardo Grimani e Gelsomina Vono. Se anche solo tre decidessero di mollare Renzi si arriverebbe a quota 158, a un voto dal quorum.
Gruppo Misto
Nel Misto, a ballare sono cinque voti ipotetici: i 3 di Cambiamo! (Gaetano Quagliariello, Paolo Romani e Massimo Vittorio Berruti) che più volte hanno ammiccato alla maggioranza e l’ex M5S Gregorio De Falco, che vota volta per volta i provvedimenti. Con tutti e quattro i voti, si arriverebbe a 162, senza i tre “totiani” a 159.
Una maggioranza sul filo.
(da”il Fatto Quotidiano”)
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