DA LATINA A TERRACINA, I GUAI DELLA MELONI NEL FEUDO PONTINO DI FRATELLI D’ITALIA
IL FEDELISSIMO EUROPARLAMENTARE PROCACCINI INDAGATO E LA SINDACA TINTARI AGLI ARRESTI DOMICILIARI A TERRACINA… IL CASO PASQUALE MAIETTA, EX-DEPUTATO DI FRATELLI D’ITALIA, COINVOLTO IN ALMENO TRE INCHIESTE GIUDIZIARIE … COSTANTINO DI SILVIO, DETTO “CHA CHA”, CAPO DELL’OMONIMA FAMIGLIA IMPARENTATA CON I CASAMONICA DI ROMA E LE OMBRE SU MAIETTA
«Questa è una terra nella quale si respira amore. Nella quale si respira patriottismo. Nella quale si respirano i valori fondamentali e tradizionali che noi continuiamo a difendere nonostante siano considerati politicamente scorretti».
Così Giorgia Meloni, nel corso di un comizio, si rivolge al suo popolo, i fedelissimi di Latina, provincia a 70 chilometri a Sud di Roma, che la leader di Fratelli d’Italia ha scelto come collegio elettorale, blindato da una fedeltà ideologica mai spezzata da quel 18 dicembre del 1932, quando Benito Mussolini annunciò la nascita di Littoria. Novanta anni dopo Latina e la vicina Terracina sono divenute il “feudo nero” dei Fratelli d’Italia, una striscia dell’entroterra pontino che affaccia sul mare e combatte una battaglia quotidiana contro le infiltrazioni criminali.
È qui che l’aspirante premier annaffia le radici del suo consenso ed è qui che gli astri nascenti del partito hanno preso il largo, naufragando tra gaffe e inchieste giudiziarie per diventare meteore, quando non stelle cadenti.
Una storia che lega FdI alle vicende personali e politiche dei suoi uomini più in vista: Nicola Procaccini, l’europarlamentare braccio destro di Giorgia Meloni, indagato a piede libero con l’accusa di turbativa d’asta e induzione indebita a dare o promettere utilità nella maxi inchiesta “Free beach” sulle concessioni balneari di Terracina, e Pasquale Maietta, il vulcanico ex-deputato di Fratelli d’Italia, già presidente del Latina Calcio, fuoriuscito dal partito dopo essere stato coinvolto in almeno tre inchieste giudiziarie
Tirando le fila dei rapporti tra i due uomini forti di Giorgia Meloni si compie un balzo indietro al 2014, quando Maietta prende parte a un comizio organizzato a sostegno di Nicola Procaccini, allora sindaco di Terracina.
Un’assemblea presieduta da un insolito servizio d’ordine, dove l’uomo di garanzia della pubblica sicurezza è Costantino Di Silvio, detto Cha Cha, uno dei capi dell’omonima famiglia imparentata con i Casamonica di Roma e già condannato a 10 anni per associazione a delinquere.
Di Silvio è un’ombra che spesso compare sulle tracce di Maietta ed è la stessa ombra che qualcuno tira in ballo poche settimane prima del maggio 2015, quando Procaccini viene sfiduciato da 13 consiglieri comunali. Per evitare la disgregazione del sistema di potere tra Terracina e Latina una manina si mette al lavoro e nei giorni che precedono la sfiducia un consigliere comunale viene avvicinato e minacciato.
Su quella vicenda il pm Ddda di Roma, Corrado Fasanelli, apre un fascicolo a carico di Maietta, ipotizzando il reato di violenza o minaccia a un corpo politico e amministrativo. Il fumo nero che sale dal brodo dell’agro pontino non preoccupa Giorgia Meloni, che nel maggio 2014 lancia i suoi legionari migliori: «Ringrazio Pasquale Maietta perché grazie a lui ci prendiamo soddisfazioni di ogni genere».
Sommerso dalle inchieste, l’ex-tesoriere di FdI rinuncia a candidarsi nel 2018. Nonostante questo la stirpe littoria conquista spazio e credibilità all’interno di FdI e dopo un secondo mandato da sindaco Nicola Procaccini viene eletto europarlamentare nel 2019. Il 19 luglio scorso la Procura di Latina tira la rete di “Free beach” e arresta tra gli altri anche la sindaca di Terracina, Roberta Tintari. Il sistema si sfalda e volano gli stracci.
Accade così che Gianfranco Sciscione, ex-presidente del consiglio comunale di Terracina, racconti agli uomini della Guardia Costiera di aver saputo di una presunta mazzetta da 40mila euro destinata proprio a Procaccini. Dichiarazioni da verificare su quello che è stato il “modello Terracina”, come la stessa Meloni lo aveva definito in un comizio del 2020. «Prenderemo questi laboratori, questo esempio, e lo porteremo al governo della nazione». Alla vigilia delle elezioni, qualcuno si chiede se il governo della nazione meriti qualcosa di più.
(da La Repubblica)
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