DAI CALCIATORI AI TORTELLINI, LA RETROCESSIONE DI MODENA
LA SQUADRA IN SERIE C SENZA STIPENDI DA LUGLIO… LA FAMIGLIA FINI LASCIA: ALL’ASTA LO STORICO RISTORANTE E UN ALBERGO
Calcio e tortellini affondano penosamente in una città , Modena, che della pasta ripiena è la patria e, in quanto al pallone, vanta un passato glorioso ormai lontano, una lunga militanza in serie B e due anni nella massima serie nella prima metà degli Anni 90. Sul fronte tortellino, la famiglia Fini è stata costretta a mettere all’asta lo storico ristorante e l’albergo per debiti con una banca locale.
Su quello calcistico, non solo i giocatori sono in sciopero perchè gli stipendi non arrivano da luglio, ma la squadra è stata sfrattata dal suo stadio, il Braglia, per inadempienze della passata gestione nel pagamento dell’affitto al Comune, proprietario dell’impianto, e così si è ritrovata fuori anche da spogliatoi e campo di allenamento.
La classifica è un pianto greco, zero punti e penalità in arrivo per gli 0-3 a tavolino rimediati causa stadio chiuso, ma di sicuro l’essere poi stati obbligati a giocare a Forlì, in umilianti trasferte a porte chiuse, non ha aiutato il morale.
I tifosi, arcistufi del vecchio presidente Caliendo, l’ex procuratore di Baggio che ha appena passato la proprietà ad Aldo Taddeo, hanno inscenato un funerale alla loro squadra del cuore con tanto di bara dipinta di gialloblu, i colori sociali del Modena Fc. Ieri poi l’altra tegola dello sciopero dei giocatori, provocato dall’enorme ritardo nel pagamento degli stipendi.
Andrà in scena quasi di sicuro questa domenica per la partita col Fano, serie C girone B, a meno che ieri sera, per miracolo, non siano spuntati i soldi.
In un comunicato, l’Assocalciatori fa sapere che «all’esito della riunione di ieri (giovedì, ndr) è emerso come la società non intenda al momento corrispondere ai calciatori le mensilità di luglio, agosto e settembre, maturate fino ad oggi».
Al di là della questione economica, aggiunge l’organismo sindacale, i giocatori del Modena non hanno avuto la possibilità «di comprendere l’enttà del dissesto, nè di conoscere i termini del piano di salvataggio, connesso alle prospettive concordatarie. Nonostante questo, hanno continuato ad allenarsi e a giocare».
Se poi vorrà tornare nel suo stadio, la società dovrà pagare al comune una somma di circa 150 mila euro, l’importo dell’affitto di un anno di Braglia, spogliatoi e campo d’allenamento.
Per un pezzo di città che soffre per il disastro della squadra di calcio, ce n’è un altro che rimpiange i tempi in cui il palazzo d’angolo di piazza San Francesco, pieno centro, recava l’insegna “Ristorante Fini”.
Era già chiuso da anni, ma l’esito della vicenda legale ora vede finire all’asta quel che restava dell’impero modenese del tortellino, cioè gli edifici che ospitavano ristorante e albergo di famiglia.
Azienda e produzione passarono di mano già molti anni fa, quando furono vendute a Kraft, ma il locale in centro era celebre per i tortellini, serviti rigorosamente in brodo, ed era un pezzo di storia della città , oltre che un rito per i modenesi Doc.
I palazzi andranno all’incanto a un prezzo di otto milioni di euro, una valutazione che è frutto della perizia effettuata per conto del tribunale.
In caso la vendita all’incanto vada a buon fine, la cifra servirà a saldare i debiti fra la società dei due fratelli Fini e la Banca Popolare di San Felice.
Il marchio rimane comunque in mano alla famiglia, ma il palazzo messo all’asta, con tutto il suo carico di ricordi, mette un punto definitivo nella storia dei Fini e dei loro tortellini, ed è una storia centenaria, perchè a cominciarla fu, nel 1912, il capostipite, Telesforo Fini.
A distanza di poco più d’un secolo ne scompare anche la traccia, un po’ come sta succedendo al Modena calcio, che rischia retrocessione e forse, se l’attuale proprietà non riesce a rimetterlo sui giusti binari, pure qualcosa di peggio.
(da “La Stampa”)
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