DEF-APARECIDO: UNA FARSA, NONOSTANTE GLI ANNUNCI LE TABELLE NON SONO STATE TRASMESSE AL PARLAMENTO
LA MANOVRA FANTASMA, RAGIONERIA ANCORA AL LAVORO, I CONTI NON TORNANO, E’ BATTAGLIA SUL TESORETTO
Sentite Luigi Di Maio ieri sera: “Abbiamo definitivamente inviato il Def alle Camere e a Bruxelles”.
Parole pronunciate non nella conferenza stampa nella quale le domande sono interdette, ma nella successiva diretta Facebook, senza contraddittorio, a uso e consumo dei propri elettori.
Nel momento in cui scriviamo, Camere ed Europa non hanno ricevuto alcunchè.
Sulle tabelle stanno freneticamente lavorando ancora i famigerati tecnici del ministero dell’Economia. Dopo i ritocchi ai numeri stabiliti nel vertice di ieri sera, occorreva ritoccare tutto. Perchè il bilancio dello stato è un mahjong talmente complesso che lo spostamento di una virgola provoca a cascata modifiche su tutto.
Dal Tesoro spiegano che il balletto delle cifre su cui pubblicamente Movimento 5 stelle e Lega se le stanno dando di santa ragione — il leghista Massimo Garavaglia ha risposto a muso duro al pentastellato Stefano Buffagni che aveva ironizzato sui numeri dati da Matteo Salvini — è parte del motivo per il quale la Ragioneria dello stato ancora non ha licenziato il testo definitivo.
In gioco la ripartizione delle risorse, soprattutto sui rispettivi cavalli di battaglia. Quanti soldi verranno messi sul reddito di cittadinanza? Quanti sulla Fornero? Salvini è sicuro: 7/8 al Carroccio, altrettanti ai 5 stelle. Buffagni gli risponde: a noi 10. Arriva Garavaglia: per le pensioni ce ne sono 7, partiranno subito.
Nelle pieghe di queste cifre e delle relative coperture si scrivono e si riscrivono le tabelle della nota di aggiornamento al Def. Da cui dipenderà il perimetro della manovra, anzitutto, e a cascata il giudizio dell’Unione europea.
Il documento quindi passerà al gabinetto di Giovanni Tria. Dopo una supervisione, verrà trasmesso per la bollinatura politica a Palazzo Chigi.
Qui verrà vagliato dal Dipartimento affari giuridici e legislativi che supporta Giuseppe Conte. Ma è del tutto probabile che un controllo incrociato verrà fatto anche dagli uffici dei due vicepremier.
Superato lo scoglio, arriverà nelle mani del ministero dei Rapporti con il Parlamento, che ha l’incarico di trasmetterlo alle Camere.
L’8 ottobre, se la macchina non si inceppa, le audizioni in Commissione. Il 10 il voto sulle risoluzioni alla Camera.
“Le regole sono state sottoscritte e ci sono, quindi se uno può decidere di non rispettarne alcune, l’altra parte è legittimata a dire le regole sono state violate”, ha ammesso candidamente il ministro Tria.
Sul perchè la grancassa del governo sta ancora risonando a tutto spiano. Il dettaglio sul quanto e sul come è ancora avvolto nella nebbia.
(da “Huffingtonpost”)
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