INTERROGATO MIMMO LUCANO: “RISPETTO LA COSTITUZIONE MOLTO PIU’ IO DI SALVINI”
“SALVARE ANCHE SOLO UNA PERSONA DALLA STRADA E’ IL VALORE DI FARE IL SINDACO”…”ANCHE I MAGISTRATI HANNO AMMESSO CHE MI CONTESTANO IL REATO DI UMANITA'”
Rilancia il ‘modello Riace’ convinto di essere nel giusto, sicuro di non aver mai intascato un soldo per sè anzi di aver donato agli altri anche i propri.
Mimmo Lucano si lascia alla spalle il palazzo della Procura di Locri dopo tre ore di interrogatorio davanti al giudice per indagini preliminari: “È tutto assurdo”, dice.
È turbato, si ferma a lungo a parlare davanti alle telecamere al terzo giorno di arresti domiciliari. Alla notizia del suo arresto, Matteo Salvini aveva esultato dicendo: “E adesso cosa diranno Saviano e i buonisti?”.
Lucano gli risponde come chi non ha afferrato il senso di quella parola “buonisti”. E dice: “Attenzione, forse la Costituzione italiana la rispetto più io di chi si nasconde dietro le regole. La prima regola è avere rispetto degli essere umani. Siamo tutti esseri umani, al di là del colore della pelle. Non c’è nessuna differenza”.
Dice di non avere nulla da rimproverarsi e che rifarebbe tutto ciò fatto finora. Parla di “reato di umanità ” e di leggi che sono sbagliate: “Quale regolamento ho forzato? Salvare anche solo una persona dalla strada e farle avere una vita normale per me è il valore di fare il sindaco”.
Ad attenderlo davanti al palazzo della procura c’è Bahrae, un curdo che da vent’anni vive a Riace arrivato in Italia a bordo di quel veliero arrivato nel ’98 e che costò al sindaco Lucano il soprannome di “Mimmo u curdu” perchè da allora decise di dedicarsi all’accoglienza dei migranti.
Torna e rimbomba la parola “regole” perchè in Procura gli hanno detto che in stato di diritto le leggi ci sono e vanno rispettate.
Ma Lucano si appella ancora alle sue ragioni: “Ma sono state regole quelle dell’ex ministro Minniti che ha fatto accordi con i libici è lì in Libia morivano le persone? Bisogna vedere con i propri occhi. Io li ho visti i lager e tanti a Riace li hanno visti”. Rivendica di non aver mai intascato un soldo. Anzi.
“I miei soldi, i soldi che ho ricevuto come premio non li ho tenuti per me, li ho dati a tutti. Noi pensiamo che tutto funziona con i soldi ma per me non funziona così”.
E infine: “A Riace hanno pianto per me? Grazie per tutto questo”.
Entra in auto con il suo avvocato e torna a Riace, nella sua palazzina alle spalle del Comune e da dove ancora non può uscire.
Alle 9 si è seduto di fronte al giudice Domenico Di Croce per l’interrogatorio di garanzia, da cui dipende una sua eventuale scarcerazione. “Rispondo a tutto, non ho niente da nascondere” ha detto prima di entrare.
“Quello che sta succedendo, l’inchiesta che lo ha coinvolto — dice – “è una cosa assurda. Anche gli inquirenti durante l’interrogatorio, dice, hanno riconosciuto che quello che mi contestano è il reato di umanità “.
Per la procura, avrebbe organizzato delle nozze di comodo per permettere ad alcune ragazze di rimanere in Italia, ma lui nega tutto. “Parlano di matrimoni, ma in realtà il matrimonio che è stato celebrato è uno solo ed è uno vero” afferma. In più, sottolinea, molte delle sue conversazioni intercettate sono state mal interpretate.
Su quei lavori di raccolta e trasporto rifiuti affidati, a detta della procura illecitamente, a due cooperative di Riace quasi sbotta: “Ma come? In una zona assediata dalle ecomafie, con l’inquinamento dei mari, c’è una mafia che controlla il ciclo dei rifiuti… io ho cercato di fare luce e devo pagare per questo? Mi sembra una cosa assurda”.
E poi, attacca, “quando le cooperative sono nate il regolamento regionale a cui dicono che dovrebbero essere iscritte non c’era”.
Un enorme numero di disoccupati a Riace invece sì. Per questo sono nate le cooperative, “con avviso pubblico” specifica. Hanno significato lavoro per i disoccupati di Riace, “i più svantaggiati, i disabili e certo anche qualche straniero”, e un nuovo decoro per il paese. “Abbiamo portato luce e pulizia a Riace. All’epoca c’erano ancora i cassonetti per la strada, mi vergognavo come sindaco”.
Starebbe a parlare ore Mimmo Lucano. Vuole spiegare la sua versione dei fatti, difendere il modello di integrazione che ha costruito, ma il suo avvocato lo trascina via. Prima però Lucano fa in tempo a dire: “Anche i campi di concentramento quando c’era Hitler rispettavano le regole”.
(da agenzie)
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