DI MAIO SI DIMETTE: “IL MIO COMPITO DI CAPO POLITICO FINISCE QUI”
IN EFFETTI E’ RIUSCITO NELL’IMPRESA DI PORTARE SALVINI AL GOVERNO E RIDURRE I VOTI DI UN TERZO: NON ERA FACILE… QUATTRO GIORNI PRIMA DELLE REGIONALI PER TIRARSI FUORI DALLA DEBACLE ANNUNCIATA
«Il mio compito di capo politico finisce qui». Oggi pomeriggio, alle 17, al Tempio di Adriano Luigi Di Maio annuncia le sue dimissioni dalla guida del M5S.
Uno strappo totale. Molto di più del classico «passo di lato», come ormai si usa dire.
Il ministro degli Esteri lascerà anche il ruolo di responsabile della delegazione grillina al governo. Al suo posto è molto probabile la promozione di Stefano Patuanelli, titolare dello Sviluppo Economico e in ottimi rapporti con il premier Giuseppe Conte. In alternativa si fa il nome di Alfonso Bonafede.
L’annuncio è atteso a margine della presentazione dei facilitatori regionali pentastellati, l’ultimo tassello della riforma del Movimento, votata lunedì su Rousseau.
Finisce così – almeno per ora – l’èra del leader Di Maio, iniziata il 30 settembre del 2017, a Italia 5 Stelle a Rimini. Un successo bulgaro – 30mila voti su 37mila – che segnò il passaggio dello scettro da Beppe Grillo a l’enfant prodige di Pomigliano. «Auguri: ora sono cavoli tuoi», fu la battuta del fondatore.
Che ora rimarrà garante di un Movimento senza guida. Da statuto, il reggente del principale partito della maggioranza diventa Vito Crimi, attualmente sottosegretario all’Interno. «Vito lavorava in una cancelleria di un tribunale, dunque sarà un ottimo burocrate», provavano a sdrammatizzare ieri i vertici di un M5S che ora si trova senza capo. Di Maio è «stanco delle pugnalate» dei ribelli, ma anche dell’atteggiamento dei «colonnelli» che stanno portando i pentastellati nell’alveo del centrosinistra.
Quel «perimetro riformista» che l’ex vicepremier ai tempi del governo gialloverde con Matteo Salvini proprio non riesce a digerire.
Di Maio ieri ha passato la giornata alla Farnesina con i collaboratori più stretti per limare, parola per parola, il suo messaggio «d’addio».
E soprattutto ha lanciato un messaggio in Emilia Romagna: ha disdetto qualsiasi appuntamento elettorale previsto nel fine settimana in vista delle regionali. Dietro la mossa d’anticipo dell’ormai ex capo politico c’è la volontà di «non prendere altri schiaffi» domenica notte, quando le urne dei due appuntamenti regionali relegheranno il Movimento a percentuali intorno al 5%. «Io mi schierai per non presentarci, la rete decise altro, ma io non farò da parafulmine».
Prima dell’annuncio ufficiale nel pomeriggio, Di Maio ha convocato per le 10 i ministri e i sottosegretari M5S a Palazzo Chigi. Si consuma così una storia già scritta e nell’aria da tempo. L’implosione del Movimento si innesta con la fuga dei parlamentari.
(da “il Messaggero”)
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