DIGOS, AISI, AISE: CHI PORTA LA RESPONSABILITA’ DELLA FUGA DELL’IMPRENDITORE RUSSO 40ENNE (IN ODORE DI SERVIZI SEGRETI), EVASO DAI DOMICILIARI A MILANO, MALGRADO CHE L’INTELLIGENCE USA AVESSE AVVERTITO L’ITALIA: “TENETE ARTEM USS IN CARCERE ALTRIMENTI RIUSCIRÀ A FUGGIRE”?
PERCHE’ LA PROCURA DI MILANO NON HA ANCORA AVVIATO UN’INCHIESTA? – A CHI ERA AFFIDATA LA SORVEGLIANZA? A UN BRACCIALETTO ELETTRONICO SUBITO NEUTRALIZZATO
Artem Uss non è il primo ricercato per l’estradizione dagli Stati Uniti che riesce a evadere dai domiciliari in Italia. Era già successo in passato, almeno altre sei volte. Ma nel caso del ricchissimo imprenditore russo 40enne la consegna per gli Usa era di vitale importanza.
Per questo, il 29 novembre scorso, tre giorni prima dell’uscita di Uss dal carcere su decisione della corte d’Appello, il Department of Justice americano ha scritto una lettera ufficiale al ministero della Giustizia per esortare una misura più rigida nei confronti dell’indagato, accusato di associazione criminale, frode in danno dello Stato, commercio illegale del petrolio venezuelano sotto embargo, frode bancaria e riciclaggio, e considerato molto vicino al Cremlino.
“Le autorità statunitensi – si legge nel testo della missiva – hanno recentemente appreso che nei confronti di Artem Uss, ricercato per l’estradizione negli Stati Uniti, è stato o sarà presto disposta la misura degli arresti domiciliari in seguito a un provvedimento della Corte d’Appello di Milano”.
La preoccupazione manifestata dalle autorità americane già all’epoca era molta: “Dato l’altissimo rischio di fuga che Uss presenta, come indicato nella lettera del sostituto procuratore statunitense del 19 ottobre 2022 esortiamo le autorità italiane a prendere tutte le misure possibili per disporre nei confronti di Uss la misura della custodia cautelare per l’intera durata del procedimento di estradizione, compreso un ricorso alla Corte di Cassazione contro il provvedimento degli arresti domiciliari della Corte d’Appello di Milano”
E in effetti la possibilità era stata vagliata dalla procura generale, che si era opposta agli arresti domiciliari richiesti dalla difesa e che alla fine però ha rinunciato, calcolando che i tempi dell’eventuale decisione della Cassazione sarebbero stati probabilmente più lunghi di quelli del procedimento per l’estradizione.
Perché gli americani sottolineano l’esistenza di “uno schema consolidato di latitanti che sono fuggiti dall’Italia mentre era in corso una richiesta di estradizione dagli Stati Uniti” che “rafforza il fatto che gli arresti domiciliari non garantiscono efficacemente al disponibilità del latitante per un’eventuale consegna”.
A dimostrazione della tesi, nella mail vengono elencati nomi e cognomi di sei ricercati che negli ultimi anni sono riusciti a evadere in attesa di estradizione: una spagnola, un tedesco, una svizzera, un nigeriano e uno statunitense.
Gli americani mettono nero su bianco i loro timori che di fatto si sono poi verificati. “Pertanto richiediamo rispettosamente che le autorità italiane si assicurino che Uss sia rimesso in custodia cautelare per l’intera durata del procedimento di estradizione – concludono -, in modo che possa affrontare la giustizia negli Stati Uniti se l’estradizione dovesse essere concessa”.
Tutte queste cautele però, di fatto, sono servite a poco. Uss è riuscito a fuggire grazie a una rete di persone su cui oggi i carabinieri del Nucleo investigativo e della compagnia di Corsico stanno indagando. Dietro queste persone c’è l’ombra dei servizi segreti russi.
Del resto già a ottobre il portavoce di Putin, Dmitri Peskov, lo aveva annunciato: “Le missioni diplomatiche russe faranno del loro meglio per proteggere gli interessi di Uss”.
(da La Stampa)
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