DOMANI ZINGARETTI, GENTILONI E CALENDA PRESENTANO IL LOGO
INTESA VICINA CON MDP, ZINGARETTI TESSE LA TELA
Oggi Nicola Zingaretti ha avuto non pochi motivi per essere di buon umore.
Il suo Partito democratico sta piano piano riconquistando un ruolo centrale in Italia e in Europa, in vista delle elezioni del 26 maggio.
Lo ha certificato stamattina l’arrivo del sondaggio mensile commissionato dal Parlamento di Strasburgo, con un 20,6% assegnato ai dem (+3,7 rispetto a febbraio), che li proietta non solo a un’incollatura dal M5S in Italia, ma anche a parità di seggi (18) con la Spd tedesca e in grado di competere con i socialisti spagnoli (attualmente quotati a 19) per mantenere lo scettro di prima delegazione all’interno del gruppo dei S&D anche nella prossima legislatura. Certo, rimarrebbero comunque ben lontani dai 31 eurodeputati uscenti, ma in tempi di magra come questi ogni segnale positivo è ben accetto.
C’è da considerare inoltre che in quel 20,6% non sono comprese le quote che potrebbero portare in dote il Psi di Riccardo Nencini e Mdp di Roberto Speranza.
I primi hanno aperto oggi il loro congresso, che si concluderà domenica con l’elezione del segretario. In corsa ci sono Enzo Maraio (sostenuto da Nencini) e l’outsider Luigi Iorio, con il primo che sostiene un asse con Mdp (e quindi anche con il Pd alle europee) e il secondo che guarda invece a +Europa.
Ma oggi si è riunito soprattutto il coordinamento nazionale di Mdp, che ha dato mandato a Speranza per “verificare le condizioni di un’intesa per una lista che tenga assieme tutte le forze che si riconoscono nella famiglia del socialismo europeo per le prossime elezioni del 26 maggio”. È, in pratica, il riconoscimento della ricerca di un accordo con il Pd per provare ad avere dentro le liste dem almeno un candidato per circoscrizione sul quale far confluire i propri voti. La trattativa, già iniziata nelle scorse settimane, proseguirà tra lunedì e martedì, con un incontro — stavolta ufficiale — tra Speranza e Zingaretti.
Il segretario dem preferirebbe che Mdp suggerisse dei nomi di personalità di area, non di politici veri e propri. Una ipotesi che circola con insistenza è quella dell’ex segretario della Cgil, Susanna Camusso. Ma Speranza proverà a far passare anche i due uscenti che vanno a caccia di una (difficilissima) riconferma, Antonio Panzeri e Massimo Paolucci.
La partita delle preferenze sarebbe comunque proibitiva per loro, ma quello che Mdp chiede è il riconoscimento di una soggettività propria dentro le liste dem. Una ipotesi che finora al Nazareno viene respinta con forza, anche per evitare le contestazioni da parte della minoranza giachettiana, che non vuole avere a che fare con “chi ha fatto la guerra al Pd e ai governi dem”.
Intanto, domani Zingaretti presenterà insieme a Gentiloni e Calenda il simbolo che sarà stampato sulle schede elettorali: il logo del Pd sarà affiancato dai richiami sia al movimento “Siamo Europei” dell’ex Ministro dello Sviluppo, sia soprattutto ai Socialisti e Democratici, come unica lista che vedrà approdare i propri eletti in quel gruppo a Strasburgo. Era una delle richieste dei possibili alleati, forse la più semplice da soddisfare.
Se il socialismo europeo rimane il riferimento imprescindibile, Zingaretti non abbandona la costruzione di una rete di relazioni che vada al di là di quei confini. Come certificato anche dal sondaggio di Eurobarometro, l’alleanza tra S&D, Ppe e Alde (con l’eventuale aggiunta dei Verdi) rimane l’unica
ancora in grado di ottenere una maggioranza, a discapito delle forze nazionaliste e populiste. E il leader del Pd vuole presentarsi come possibile protagonista di quell’asse.
Oggi ha avuto il primo incontro, seppure fugace, con Angela Merkel: un rapido saluto e le congratulazioni della Cancelliera per la vittoria alle primarie, a margine della cerimonia di consegna della Lampada della Pace al re Abdallah II di Giordania ad Assisi.
Più solido è già il rapporto con il partito del Presidente francese Emmanuel Macron, per mezzo del suo delegato Stanislas Guerini. Ieri i due si sono sentiti per “parlare della loro visione dell’Ue — riferiscono all’Ansa fonti di En Marche — per vedere quali sono i punti di contatto che possono esserci, i problemi sui quali possono ritrovarsi per far avanzare l’Europa e trasformarla profondamente”.
Ma soprattutto, da una parte e dell’altra non si mette in discussione la necessità di un asse europeista, che comprenda anche i Popolari, “per unire le forze di fronte al pericolo che incombe”. E il pericolo, in Italia come in Francia, ha nomi e volti ben definiti: Matteo Salvini e Marine Le Pen.
(da “Huffingtonpost”)
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