DUGIN È STATO UNO STRUMENTO GRAZIE AL QUALE I SERVIZI SEGRETI RUSSI HANNO STABILITO CONTATTI CON VARI POLITICI, DAGLI ANTISEMITI IRANIANI ALLA LEGA IN ITALIA
IL RUOLO DELL’ORGANIZZAZIONE “TSARGRAD” DELL’OLIGARCA KONSTANTIN MALOFEEV DI CUI ALEXANDER DUGIN ERA DIRETTORE EDITORIALE
Anche Darya Dugina aveva un indirizzo mail di Tsaargrad, l’organizzazione dell’oligarca Konstantin Malofeev di cui Alexander Dugin, suo padre, era direttore editoriale.
Una delle mail leakate dal Dossier Center di Mikhail Khodorkovsky viene spedita da Gianluca Savoini, il consigliere di Salvini poi messo da parte dopo lo scandalo Metropol, e a chi scrive Savoini? Proprio a Darya Dugina. I due stanno organizzando un evento in pompa magna a Milano, dove si pensa di far venire anche esponenti ufficiali dello stato russo: «Il 28 gennaio ci sarà un grande incontro con Marine Le Pen, Strache e altri partiti del gruppo europeo a Milano. Come abbiamo detto a dicembre, inviteremo anche Russia Unita e Aleksandr Dugin».
Un happening notevole, viene informata Dugina, con anche un pranzo privato «con Matteo, alcuni membri importanti e i nostri amici russi». Si scelse un profilo più basso, poi, con figure non ufficiali.
Queste mail sono ormai in giro, una delle prove più dettagliate del network antieuropeo e euroscettico al quale i Dugin e Malofeev hanno lavorato per anni in Europa. Qualcosa di profondamente legato ai servizi russi, ancora più inquietante oggi dopo l’assassinio di Dugina a Mosca.
«Vedo che il grande pubblico scrive con condiscendenza che Dugin ha zero influenza, e così via. No, Dugin è uno strumento importante attraverso il quale i servizi segreti russi hanno stabilito contatti con vari politici dagli antisemiti iraniani alla Lega in Italia», spiega Roman Dobrokhotov, fondatore di The Insider e uno dei tre “Roman” terribili del giornalismo indipendente russo (con Badanin e Amin) illuminando l’importanza di Dugin.
Oltre all’Italia e all’Iran, spiega Dobrokhotov, Dugin ha lavorato con Turchia, Grecia, Balcani e un’altra dozzina di paesi «in cui il reclutamento attivo è in corso con il pretesto della cooperazione tra partiti conservatori». È un’altra questione, osserva, che anche un’attività del genere può scatenare un tentativo di assassinio. Nel suo libro Putin’s People, Catherine Belton racconta di come Dugin fosse figlio di un colonnello del Kgb.
Politicamente la figura più importante assieme a lui è stata Konstantin Malofeev, oligarca plurisanzionato dal 2014 come finanziatore dell’aggressione russa alla Crimea, e mediatore tra l’altro di un “prestito”” russo di 11 milioni a Marine Le Pen, attraverso una banca di Praga.
Malofeev mette su fin dal 2013 una serie di società (Tsaargrad group) con diversi compiti, tra cui media e propaganda, e ne affida la direzione editoriale a Dugin. Il quale in quella veste intervista anche Matteo Salvini. Nel novembre 2017, subito prima del voto italiano del 2018. Dugin dice a Salvini che «è essenziale definire un nuovo soggetto politico. Credo che la gente può essere questo soggetto. Non un individuo, né la nazionalità, ma la gente».
Salvini annuisce entusiasta. E cita appunto Le Pen:«In effetti, la campagna effettuata da Marine Le Pen in Francia, come il motto ha: “In nome del popolo!”». Non è chiaro se è in quell’occasione a Mosca che Salvini conosce Darya Dugina. Esistono foto di loro due come vecchi amici, una pubblicata ieri da La Stampa.
Nelle mail rivelate dal Dossier Center di Mikhail Khodorkovsky e Michael Weiss, si legge che Tsargrad fungeva anche da intermediario tra i partiti e i politici di alto rango della Russia. E stava organizzando per l’autunno del 2019 un mega evento del network Dugin in Europa. Sappiamo che si sarebbe dovuto tenere al Konstantinovsky Palace, a San Pietroburgo. La cosa poi saltò, anche per una serie di scandali tra cui i contatti Lega-Russia dell’hotel Metropol.
Certo è che nei documenti leakati, il braccio destro di Malofeev e Dugin, Mikhail Yakushev, scrive:«Senza il nostro impegno attivo e il nostro sostegno tangibile ai partiti conservatori europei, la loro popolarità e influenza in Europa continueranno a diminuire».
Yakushev parla anche dell’epidemia di Covid, che è all’inizio, e può essere sfruttata: «Riteniamo che al momento ci sia ancora la possibilità di ripristinare i contatti per un lavoro sistematico con gli euroscettici per contrastare la politica sanzionatoria di Bruxelles». Di lì a poco, Vladimir Putin concorda con Giuseppe Conte la missione di aiuti russi in Italia, ormai da molti osservatori ritenuta una spy ops su suolo Nato.
(da La Stampa)
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