KIEV : «DA RUSSIA SOLO PROPAGANDA PER COPRIRE LA LOTTA INTESTINA»
“L’OMICIDIO DELLA DUGINA OPERA DELLA LOTTA INTESTINA TRA APPARATI DI SICUREZZA RUSSA”
Per il consigliere presidenziale ucraino, Mykhailo Podolyak, si tratta di «propaganda fantasiosa» e di «lotta intestina» dentro gli apparati di sicurezza nemici.
Per il battaglione d’Azov di cui Natalya Vovk, 43 anni, passaporto ucraino, secondo i russi farebbe parte, «l’attentato è la preparazione all’apertura del tribunale contro l’Azov». Era attesa a Kiev l’accusa per l’uccisione per la morte della figlia di Dugin.
Dunque nessuna sorpresa di fronte al profilo diffuso ieri dai servizi di sicurezza russi. A non convincere, tra gli altri elementi della ricostruzione, sono i movimenti.
Secondo i servizi di Mosca, madre e figlia sarebbero arrivate in Russia in luglio a bordo di una Mini Cooper alla quale sarebbero state applicate tre targhe diverse: la prima della Repubblica di Donetsk, per varcare il confine, la seconda del Kazakistan, usata a Mosca, e la terza dell’Ucraina per uscire dal Paese. Passaggi del genere, però, sono particolarmente complicati e monitorati, soprattutto in tempo di guerra.
La versione, non verificabile, è corredata da un video che mostra la killer attraversare il confine russo ed entrare in un edificio che si dice appartenesse alla vittima, ma l’Fsb non ha fornito altre prove fotografiche o video per corroborare le accuse né ha compiuto arresti.
Respinta anche la teoria – diffusa da hacker russi, ripresi dai media di Mosca – che la Vovk appartenga al battaglione Azov, ritenuto un gruppo terrorista di stampo nazista dalla Russia e corpo integrato da anni nell’esercito di Kiev.
«L’attentato è la preparazione all’apertura del tribunale contro l’Azov», si legge sul canale Telegram del Battaglione, con riferimento al processo che i russi vorrebbero aprire a Mariupol contro i prigionieri ucraini. Una vicenda politica e non solo militare. Sulla quale i comandanti ucraini aggiungono: «Dopotutto, in questo modo la Russia scalda l’opinione pubblica dei suoi cittadini sulla “necessità” di un simile processo».
E se in rete molti osservatori fanno notare come la divisa della donna non corrisponda a quella utilizzata dai militari dell’Azov, sono gli stessi media russi a non confermare la teoria.
Non a caso è all’agenzia russa Ria Novosti che la cugina di Natalya Vovk riferisce come la stessa Vovk appartenesse sì alle forze armate dell’Ucraina «ma con un ruolo di ufficio, ottenuto a causa della sua disabilità».
Intanto, mentre la versione ufficiale dell’attentato lascia più dubbi che risposte, a Kiev è convinzione che in Russia la morte di Dugina – anche lei come il padre fiera sostenitrice dell’annientamento dell’Ucraina – stia alimentando le voci di chi chiede una linea più dura sul fronte.
(da Corriere della Sera)
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