E NELLA MINORANZA PD SONO TUTTI CONTRO TUTTI
SE RENZI HA AVUTO MANO LIBERA E’ GRAZIE ALLO SFASCIO DELLA MINORANZA INTERNA DOVE OGNUNO TUTELA SOLO SE STESSO
Da una lettera di Gianni Cuperlo ai 150 parlamentari della sua corrente «Nell’incontro con Matteo Renzi non ho avanzato nè richieste nè proposte».
E allora, si chiedono i suoi da giorni con crescente insofferenza, i nomi per il governo dati in quota alla minoranza – il giovane turco Andrea Orlando, il bersaniano Maurizio Martina – chi li sta suggerendo?
In altre parole: c’è chi sta trattando per conto di Cuperlo?
Nell’opposizione interna del Pd, travolta dalla furia renziana, frazionata in un pulviscolo di sottocorrenti, sembra vigere ormai la regola del tutti contro tutti.
Scambi di email infuocate, accuse di verticismo, riunioni disertate per ripicca: all’ultima, ieri sera, convocata da Cuperlo per un chiarimento, si sono presentati in una ventina.
E qui, messo alle strette, l’ex presidente del partito a un certo punto avrebbe battuto i pugni sul tavolo: «Tratto io, i nomi li decido io», aggiungendo così confusione a confusione.
Sono quattro i capi d’imputazione contro l’ex rivale di Renzi: il primo, il più rilevante, è di partecipare al toto-ministri senza un vero mandato politico.
È un’accusa che il deputato Giuseppe Lauricella – quello del lodo riforma del Senato e poi l’Italicum – ha riassunto così: «Prima di individuare chi debba andare al governo andrebbe valutato se andare al governo».
La sensazione è che ogni microfrazione – Cuperlo, i bersaniani di FarePd, Giovani Turchi – stia trattando per sè gli assetti nel futuro esecutivo.
«In alcuni casi – ha denunciato il deputato siciliano – rappresentano unicamente coloro che a questi incontri partecipano».
C’è poi una seconda imputazione, che viene da chi ha smesso di riconoscersi nella leadership di Cuperlo.
È il caso della deputata lombarda Eleonora Cimbro, che ha espresso il suo dissenso pubblicamente.
Anche Alessandra Moretti, che sostenne “Gianni” alle primarie, non partecipa da tempo alle riunioni d’area.
Il terzo fronte di malcontento, il più vasto e trasversale, rimprovera a Cuperlo di prendere le decisioni consultandosi solo con pochi gruppi ristretti.
«Un po’ come faceva Bersani», fa notare un esponente dalemiano.
Due esempi, per capire: quando la minoranza il 13 febbraio decise in Direzione di togliere il sostegno a Enrico Letta la mossa venne concordata con i soli membri cuperliani presenti in Direzione, riunendo tutti gli altri a cose fatte, all’indomani.
I più marinarono con la seguente motivazione: «Quel che è successo lo abbiamo già visto in streaming».
L’insofferenza è riesplosa l’altro giorno dopo la presentazione del documento della minoranza “Fuori dalla crisi”.
Un’elaborazione programmatica per il governo che sarebbe gemmata tra pochi. Carlo Galli, che avrebbe voluto inserire un capitolo sull’abolizione degli F35, se ne è lamentato per iscritto.
Di fronte a queste critiche Cuperlo ha sentito il bisogno mercoledì scorso di scrivere una mail nella quale si dice dispiaciuto per i malumori, spiegando di aver consultato i colleghi più addentro alle tematiche Europa, Lavoro, Riforme», e promettendo in futuro di affinare il metodo, allargando il ventaglio dei contributi «alle colleghe e colleghi nelle commissioni di merito».
Basterà ?
Concetto Vecchio
Leave a Reply