ECCO PERCHE’ E’ IMPORTANTE LA VITTORIA DEI DEMOCRATICI AL SENATO USA
LA MAGGIORANZA DA’ UN GRANDE POTERE AL PRESIDENTE BIDEN
Con la vittoria di Catherine Cortez Masto in Nevada i democratici mantengono la maggioranza in Senato e, qualora tenessero il seggio in Georgia (ballottaggio il 6 dicembre), la rafforzerebbero ulteriormente.
Se lo dovessero perdere arrivando alla parità di seggi (oggi sono 50 democratici e 49 repubblicani), avranno sempre la maggioranza perché il voto decisivo spetterà alla vice-presidente Kamala Harris.
I compiti del Senato Usa
Il Senato ha tre compiti importanti e specifici. Può procedere all’impeachment nei confronti di alti funzionari federali (compreso il presidente in carica), ma serve una maggioranza di due terzi; può esercitare il potere di consiglio e consenso sui trattati internazionali; svolge un ruolo decisivo nella conferma (o nel rifiuto) di alcune nomine, tra cui quella degli ambasciatori e dei giudici dei tribunali federali
In quest’ultimo punto è compresa l’approvazione o meno dei giudici della Corte Suprema scelti dal presidente.
Se un seggio (i Supremi sono eletti a vita) si rendesse vacante a causa di un pensionamento inaspettato o alla morte di un giudice, oggi i repubblicani non sarebbero in grado di bloccare la scelta di Biden. Come riuscirono in vece a fare nel 2016, quando l’allora leader della maggioranza del Senato Mitch McConnell riuscì ad impedire al candidato scelto da Barack Obama di entrare alla Corte Suprema.
I “padri fondatori” originariamente avevano creato il Senato “per proteggere i diritti dei singoli Stati e salvaguardare le opinioni delle minoranze in un sistema di governo progettato per dare maggiore potere al governo nazionale”.
È quel balance of power che nel corso di due secoli ha finito però per dare un grande potere ai senatori di Stati poco popolosi (come Wyoming, Vermont, Alaska, North e South Dakota, Montana) a scapito di California, Texas, Florida, New York) finendo per favorire (quasi) sempre i repubblicani.
L’impeachment
Per l’articolo I, sezione 3, clausola 6 della Costituzione “il Senato ha il potere di giudicare tutti gli impeachment ma nessuna persona potrà essere condannata senza il consenso dei due terzi dei membri presenti”. Un funzionario federale è sottoposto a impeachment quando la Camera dei Rappresentanti vota per la procedura e quindi invia l’atto di accusa (gli articoli di impeachment) al Senato, che si costituisce in giuria. Se il funzionario accusato è al di sotto del livello del presidente, il vicepresidente presiede l’impeachment. Se invece l’imputato è il presidente, è il presidente della Corte Suprema a presiedere i lavori del Senato.
Ambasciatori e Giudici
L’articolo II, sezione 2, clausola 2 della Costituzione recita: “Il presidente nominerà, con il consiglio e il consenso del Senato, gli ambasciatori, gli altri ministri pubblici e i consoli, i giudici della Corte suprema e tutti gli altri funzionari degli Stati Uniti”. I senatori hanno questo ruolo unico in seguito ad un compromesso tra i legislatori (cera chi voleva che il presidente avesse l’unico potere di nomina e chi voleva lo avesse solo il Senato) basato sull’idea che “in quanto funzionari statali sarebbero i più qualificati ad identificare i candidati adatti” .
Trattati
L’articolo II, sezione 2, clausola 2, sostiene anche che il presidente “avrà il potere, con il consiglio e il consenso del Senato, di stipulare trattati, a condizione che i due terzi dei senatori presenti siano d’accordo”.
La leadership del Senato
Il Vicepresidente è designato come “Presidente d’ufficio del Senato”. Ha il “dovere costituzionale di presiedere il Senato”, anche se non può votare in Senato (tranne che in caso di parità di voti) o parlare formalmente al Senato senza il permesso dei senatori. F
u Alexander Hamilton, uno dei “padri fondatori”, a scrivere che “per garantire risoluzioni definitive, il presidente del Senato deve essere in grado di esprimere voti di spareggio, ma gli deve essere negato il voto in tutti gli altri momenti.
Pertanto, il presidente del Senato non deve essere un membro del Senato”. Da John Adams nel 1789 a Richard Nixon negli anni Cinquanta, presiedere il Senato era la funzione principale dei vicepresidenti, che avevano un ufficio in Campidoglio. Nel 1961, il vicepresidente Lyndon B. Johnson ruppe la tradizione spostando il suo ufficio principale dal Campidoglio alla Casa Bianca. Tutti i vicepresidenti dai tempi di Johnson hanno seguito il suo esempio.
Presidente ‘pro tempore’
Il “presidente pro tempore” presiede il Senato in assenza del vicepresidente ed è il terzo nella linea di successione alla presidenza, dopo il vicepresidente e il presidente della Camera.
(da agenzie)
Leave a Reply