ENEA, BIMBO ABBANDONATO IN OSPEDALE, IL PRIMARIO: “NON CI SIAMO ACCORTI DEL GRIDO DI AIUTO DI QUELLA MAMMA, SE CI RIPENSA E’ ANCORA IN TEMPO”
“IL BIMBO STA BENE, E’ AL SICURO”
“E’ un bel bambino sano e vispo, un bambino che è stato ben accudito e molto amato da questa mamma che ha dovuto abbandonarlo, perché evidentemente noi non siamo stati in grado di ascoltare il suo grido di aiuto. Siamo stati noi a sbagliare, dovremmo essere più in grado di intercettare il bisogno di queste donne disperate che sono costrette a compiere questo gesto”.
l primario di Neonatologia dell’Irccs Policlinico di Milano, professor Fabio Mosca, ha visto nascere migliaia di bambini, ma per il piccolo Enea, abbandonato la mattina di Pasqua nella “Culla per la vita” collegata alla clinica ostetrica Mangiagalli del grande ospedale nel centro del capolouogo lombardo, ha parole di grande commozione a 24 ore dal ritrovamento del bebé.
Non è la prima volta che il professore deve curare un neonato lasciato da una madre nel macchinario esterno all’ospedale, che svolge le funzioni che una volta faceva la “ruota dell’abbandono”.
Ma anche questa volta, il grande luminare ha parole di pietà per la donna oltre che per il bimbo: “Enea è stato curato con amore, nutrito, è autonomo e sano – spiega il professor Mosca – Pesa 2,6 chilogrammi, avrà circa una settimana di vita, era pulito e ben vestito, ha tutti gli organi a posto”. E’ stato classificato come “caucasico”, cioé di carnagione bianca. E da come è stato scritto il biglietto lasciato nella culla si caspice che la madre è italiana e probabilmente – dal tono della letterina – giovane.
Appena la madre lo ha lasciato all’interno della “culla” e ha schiacciato il pulsante che chiude la piccola cella allarmata, è arrivato l’alert nel reparto di Neonatologia e i sanitari sono subito andati a recuperarlo.
“Da quel momento è stato accudito con tutto l’amore del mondo – racconta il primario Mosca – E’ coccolatissimo, prende il latte col biberon senza alcuna fatica, latte materno della nostra Banca del latte. Gli abbiamo fatto tutti gli esami clinici necessari per capire il suo stato di salute, che sembra molto buono. Adesso starà con noi qualche tempo fino a quando le istituzioni non decideranno il suo futuro. Ma mi preme dire che questa giovane mamma è ancora tranquillamente in tempo per ripensarci e tornare a prenderlo, senza conseguenze. Noi non abbiamo capito che aveva bisogno ma adesso non si sentirà sola, sapremo aiutarla. Non deve preoccuparsi, comunque il suo gesto, lasciare questo bimbo in un luogo sicuro, già denota l’amore che ha avuto per suo figlio. Siamo noi del mondo sanitario, sono le istituzioni, sono i servizi sociali a non aver saputo cogliere i segnali di disagio. Ma c’è il tempo per recuperare”.
Il Tribunale per i minorenni di MIlano ha dato già, come da prassi normale, l’affidamento temporaneo di Enea all’ospedale Policlinico, e adesso se ne stanno occupando i medici e gli infermieri, come se fossero tutti assieme una famiglia. Nelle prossime settimane, terminati gli accertamenti, sempre il giudice individuerà una famiglia affidataria, che possa prendersene cura in attesa delle procedure di adottabiltà, prevedendo però un tempo abbastanza lungo, perché la madre potrebbe ripresentarsi.
Dal punto di vista fisiologico, respiratorio, cardiaco, Enea appare sano.
Questo è il terzo caso di abbandono di neonato alla culla per la vita del Poliniclico, dopo quello del 2012 e poi quello del 2016. Di questi precedenti bambini si sa solo che sono stati dati in affido a persone diverse dall’ospedale. Del loro destino successivo, per ragioni di privacy, si sa che una famiglia comunque per loro è stata trovata.
“Il biglietto che questa mamma ha lasciato nella culla vicino a Enea racconta tutta la sua sofferenza. Sono parole scritte col cuore – aggiunge il professor Mosca – Si percespisce il dispiacere, il dolore che l’ha portata a fare questa scelta, che non è scriteriata, ma dettata dalla convinzione, evidentemente di non potercela fare da sola. E’ un appello alla società intera, siamo noi che dobbiamo chiederci perché questa mamma si è sentita così abbandonata da fare un gesto così disperato. Deve sapere che qui lei troverà una porta aperta se volesse tornare sui suoi passi. Siamo qui per aiutarla. Il problema è la sordità delle istituzioni di fronte a problemi sociali di questa gravità, non il suo senso di difficoltà di fronte a questa nuova vita. E se non se la sente, stia tranquilla, qui il bambino è in mani sicure”.
(da Open)
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