ENRICO PAZZALI, FONDATORE DI EQUALIZE SOTTO INCHIESTA PER IL CASO DI DOSSIERAGGI ILLEGALI: DA SHELL A POSTE, DA SOGEI ALLA FONDAZIONE FIERA DI MILANO, LA GIRANDOLA DI INCARICHI DEL MANAGER VICINO AL CENTRODESTRA, TANTO CHE CIRCOLAVA IL SUO NOME COME CANDIDATO SINDACO
E’ STATO CANDIDATO A UN POSTO NEL CDA DI TIM, DOVE NON È RIUSCITO A ENTRARE. AL POSTO SUO SI È SEDUTO GORNO TEMPINI, UNO DEGLI SPIATI (FORSE NON UN CASO) DALLA FABBRICA DI DOSSIER DA LUI PRESIEDUTA
E’ il capo-fondatore della società, ed è un fatto. Ma quello che più conta è che è soprattutto il principale procacciatore di clienti e affari della premiata ditta che fabbrica dossier. Perché, come emerge, ha agganci un po’ ovunque. Politica, società, economia e non solo. Per dirla come gli investigatori, «è attivo ai massimi livelli della politica nazionale, gode di amicizie e interazioni con i vertici delle principali amministrazioni pubbliche, forze dell’Ordine, magistratura, enti locali ma anche con la stampa e l’editoria».
Enrico Pazzali, 60 anni, il fondatore di Equalize, «è il perno per le relazioni del gruppo, ne è il volto istituzionale». Una rete che si è costruito in tanti anni di cariche e poltrone. Bocconiano di studi, e oggi nel board della Bocconi, la sua carriera di manager è di lungo corso. Due anni in Shell Italia, poi entra in Compaq spa e nel 2000 nel cda del Consorzio per la creazione del Bio Parco Tecnologico di Torino e del Corep, il Consorzio per la Ricerca e l’Educazione Permanente di Torino. Poi un passaggio in Omintel-Vodafone, e in Poste Italiane.
Dopo un anno in Regione Lombardia, nel 2007 fa il suo ingresso in Fiera Milano, prima come direttore generale poi come amministratore delegato (fino al 2015). Nel frattempo però ricopre anche altre cariche: è nel board di Nolostand Spa, e tra il 2008 e il 2009 si avvicina al mondo della sicurezza informatica con un posto nel cda della romana Sogei. Una rete ben riportata in schemi negli atti d’indagine.
Nel 2015 si allontana dai palazzi meneghini per guidare Eur Spa a Roma, salvo poi rientrare a Milano nel 2019 come presidente della Fondazione Fiera. Dove durante il Covid si distingue per i tempi record con cui mette in piedi l’ospedale in Fiera che gli vale l’Ambrogino d’oro nel 2021. E dove siede fino all’autosospensione di lunedì scorso dopo l’indagine. Ma la rete di Pazzali, «Zio bello» come viene citato dai suoi soci nelle carte mentre si accordavano su chi e come spiare, è più ampia.
Perché quando un finanziere sua «talpa» gli fa la soffiata che il pm Paolo Storari «starebbe facendo accertamenti su di lui», Pazzali si agita, e con i suoi ipotizza che possa c’entrare proprio un finanziamento forse sospetto che risale a quella sua carica nel Comitato Bergamo-Brescia. Carmine Gallo gli ricorda che «Storari è una persona molto competente ma è cattivissimo l’altra volta voleva a tutti i costi commissariare Fiera Milano per quella vicenda». Pazzali, annotano i carabinieri, «è molto attivo con Gallo per costruire una strategia d’azione» nei giorni successivi al blitz: «Storari mi ha combinato un guaio incredibile, cerca di dimostrare che la Fondazione Fiera è un ente di diritto pubblico», spiega Pazzali a Gallo il 3 agosto 2022
L’ex ispettore di polizia gli consiglia di «non fare assolutamente nulla». Invece il presidente si infuria e replica con sfrontatezza: «Mi faccia arrestare, quando esco poi gli tiro un pugno in faccia». C’è persino spazio per il calcio, nella tela del 60enne, sposato, due figli. Da tifoso, è socio con Andrea Bocelli e Paolo Bonolis nella Interspac di Carlo Cottarelli, società di appassionati dell’Inter.
È grande uomo di relazioni, Pazzali, «Pazzalone» come lo chiamano alcuni conoscenti. Legami e contatti che mette a frutto nei suoi affari oggi sotto indagine. Lo fa capire quando, il 14 novembre 2022, intercettato, procaccia business grazie alle sue conoscenze: «Mi ha scritto un messaggio il mio contatto di Snam… il tipo ha scritto che ti conosce» dice all’ex ispettore di polizia Carmine Gallo suo socio in Equalize. Il quale poi prenderà contatti: «Sì certo, certo, va beh, va beh, mi metto in contatto io con lui…». Contatti, a volte «marchette» come le definiscono i suoi sodali, quando chiede una mano per trovare lavori a qualcuno che «serve per il futuro», per tessere trame e avere ancora più clienti.
Ritenuto vicino al centrodestra, tanto che circolava e anche molto il suo nome per la corsa per la prima poltrona a Palazzo Marino nel dopo Sala. Una quasi candidatura affossata ora proprio dall’inchiesta che lo vede indagato per associazione per delinquere finalizzata agli accessi abusivi alle banche dati, che venivano realizzati dalla Equalize, di cui è socio di maggioranza. Ma Pazzali era anche un uomo non inviso al centrosinistra, come dimostra l’atteggiamento a Palazzo Marino di Sala che comunque non lo ha ostacolato nella nomina alla Fondazione Fiera.
Candidato a un posto nel cda di Tim, qui invece non è riuscito a entrare. Al posto suo si è seduto Gorno Tempini, uno degli spiati — forse non un caso — dalla fabbrica di dossier da lui presieduta. Del resto dalle indagini emerge come Pazzali abbia usato la società per «danneggiare l’immagine dei competitors» o di «avversari politici» suoi e di «persone a lui legate». Su tutti, proprio il presidente di Cassa depositi e prestiti, Giovanni Gorno Tempini e il suo “uomo” per le relazioni istituzionali Guido Rivolta.
(da repubblica.it)
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