FATIH, YOUSUF E LA PICCOLA SAMIRA, CACCIATI DAL CARA E ACCOLTI DALLA COMUNITA’ DI CACCURI: “LA SOLUZIONE E’ L’ACCOGLIENZA DIFFUSA”
SONO OSPITATI DA MANUELITA E ADOTTATI DALL’INTERO PAESE DEL CROTONESE
Sono stati accolti dalla comunità , nel crotonese, dopo essere stati cacciati dalle strutture di accoglienza sulla base del Decreto Sicurezza voluto prima di tutto dal ministro dell’Interno, Matteo Salvini.
Faith, Yousuf e la loro piccola Samila, erano diventati un simbolo delle conseguenze della legge.
Quando furono cacciati dal Cara di Isola Capo Rizzuto, Faith era incinta di tre mesi, e Yousuf spiegò: “Abbiamo protestato, ma non è servito a niente”. La loro storia rimbalzò per giorni tra giornali e televisioni. Di quel che è successo dopo si è detto e scritto poco, per lo più su testate locali.
Succede in terra di Crotone, che segna un primato rispetto a tutto ciò che negli ultimi tempi si sta muovendo sul fronte dell’accoglienza.
Sorta di laboratorio di spinte centrifughe e centripete, il 30 novembre ha visto i primi migranti – ventiquattro, in possesso di permesso di soggiorno umanitario abolito dal testo di Salvini – cacciati dal Cara di Isola Capo Rizzuto e adesso sta sperimentando l’accoglienza di tre di loro in una casa messa a disposizione da un’operatrice della Caritas diocesana.
Accoglienza diffusa, direttamente nelle case del territorio: se n’era parlato dopo la chiusura, il 31 gennaio, del Cara di Castelnuovo di Porto. Riccardo Travaglini, il sindaco della cittadina vicino Roma, ha presentato anche un piano operativo, ma per ora è tutto fermo. In provincia di Crotone, invece, l’esperimento è partito.
Oggi Faith, Yousuf e Samila vivono a Caccuri, mezz’ora da Crotone, mille e cinquecento anime, nella casa dove ha abitato la nonna paterna di Manuelita Scigliano, che lavora per la Caritas, sta ultimando un dottorato di ricerca per l’università della Calabria e un ateneo tunisino ed è stata migrante anche lei.
“Ho vissuto per quindici anni a Tunisi – spiega ad HuffPost – sono italiana e da un paio di anni sono rientrata, con mio marito che è tunisino e nostro figlio di cinque anni, nel mio paese d’origine”. A Caccuri, per l’appunto, che dal 6 dicembre ha accolto Faith, Yousuf e Samila.
Sui vent’anni lei, nigeriana, ventiquattro lui, ghanese, si sono conosciuti in Libia dove Yousuf è stato quattro anni e Faith un anno e mezzo.
In Italia sono arrivati su un barcone attraccato sulle coste calabresi e subito sono stati indirizzati al Cara di Isola Capo Rizzuto, dove sono rimasti circa diciassette mesi.
“Il giorno in cui era prevista l’uscita con gli altri ventuno migranti – racconta Manuelita – loro tre sono stati tenuti nel cortile interno della struttura e a sera tardi ci è stato concesso di andarli a prendere con un’auto, nell’anonimato più assoluto. Il clamore dei primi giorni non ha aiutato, temevano di finire per strada con la loro bambina, di essere rimpatriati”. Erano scossi, disorientati, Faith e Yousuf: lei poco dopo si sente male, perde il bambino che aspettava.
Nel frattempo, la comunità di Caccuri, tanti anche da Crotone, si mobilitano. I volontari della Caritas e dell’associazione “Sabir”, presieduta da Manuelita, ma anche il parroco, don Vincenzo Ambrosio, e la Chiesa evangelica.
C’è chi gli sta insegnando l’italiano, chi ogni tanto va a fargli visita. E Samila, che è nata a Crotone, è diventata la mascotte del paese. “Non piange mai, è sempre sorridente – spiega Manuelita – sono contenta che mio figlio possa crescere con lei. Mia nonna materna è diventata anche la loro”. Il bilancio dei primi due mesi è positivo, ma certo le difficoltà non sono mancate. Diffidenze, soprattutto. Per la lingua, le abitudini, gli usi diversi.
“È la prima famiglia di colore arrivata a Caccuri – spiega Manuelita – per cui all’inizio qualche sguardo sospettoso era inevitabile. Faith e Yousuf stanno imparando adesso l’italiano, quindi non sempre la comunicazione con i paesani è semplice. Nei loro Paesi d’origine, ad esempio, non guardare negli occhi chi parla è segno di rispetto, a noi può sembrare indifferenza – spiega Manuelita – a scongiurare il rischio di equivoci spiacevoli ci sta aiutando il mediatore culturale, un ragazzo ghanese che lavora in Caritas”. E poi il cibo, ma “siamo riusciti a trovare un compromesso tra quello che mangiano loro e quello che si può comprare da noi”. Non passa pure da questo, viene da chiedere, l’integrazione?
Con il supporto dei volontari e di quanti stanno sostenendo il processo, necessariamente biunivoco, di ambientamento, in due mesi Faith, Yousuf e Samila, in possesso di un permesso di soggiorno valido fino al 2020, hanno ottenuto l’iscrizione anagrafica nel comune calabrese, la tessera sanitaria e presto potrebbero avere anche la carta d’identità . Yousuf e Faith chiedono di poter lavorare.
In Ghana lui era agricoltore, in Libia, per pagarsi il viaggio per l’Italia, ha fatto il muratore. “Da subito ci hanno chiesto di lavorare – va avanti Manuelita – vorremmo cercare di far seguire a Yousuf un tirocinio formativo o un corso professionalizzante, ma per ora pensiamo sia meglio che continuino a studiare l’italiano ancora per un po’”. La casa ce l’hanno – i proprietari, il padre e gli zii di Manuelita, non li manderanno mai via – e l’integrazione si sta rivelando più naturale di quanto potesse sembrare.
“Chiudersi non è la soluzione, chiunque abbia un po’ di buon senso si rende conto che i fenomeni migratori non si arresteranno. Credo che la strada da seguire sia l’accoglienza diffusa, come la stiamo realizzando noi a Caccuri”, dice Manuelita.
La pensa così anche il parroco che, a Natale, ha voluto nel presepe un Bambinello di colore “per dire che Gesù si è fatto uomo in tutti gli uomini, tutti fatti a sua immagine, senza distinzione di nazionalità o colore della pelle”.
Faith, Yousuf e Samila fanno ormai parte della comunità , “e ci auguriamo possano vivere sempre meglio”. Caccuri ha aperto una strada nuova, pare di capire. “È giusto – conclude don Vincenzo – che i migranti che arrivano nel nostro Paese siano accolti bene, nelle comunità , che non messi in capannoni o fatti vivere per strada”.
(da agenzie)
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