FDI APRE LA CRISI NELLA GIUNTA DI CENTRODESTRA GUIDATA DA SCHIFANI: A SCATENARE IL CAOS È STATO IL NO DELL’ASSEMBLEA REGIONALE ALLA LEGGE “SALVA-INELEGGIBILI”, TANTO CARA A FRATELLI D’ITALIA CHE VORREBBE EVITARE LA DECADENZA DI TRE DEI SUOI DEPUTATI
GLI ASSESSORI MELONIANI HANNO DISERTATO LA SEDUTA DI GIUNTA PER SCEGLIERE I NUOVI MANAGER DELLA SANITÀ. MA SCHIFANI È ANDATO AVANTI LO STESSO SCATENANDO LA FURIA DEI BIG SICILIANI DI FDI
In Sicilia il partito di Giorgia Meloni apre la crisi della giunta di centrodestra guidata dal forzista Renato Schifani. A scatenare la resa dei conti il no dell’Assemblea regionale alla legge “salva-ineleggibili”, cara a Fratelli d’Italia che vorrebbe evitare la decadenza di tre suoi deputati. Un no a scrutinio segreto, con il voto contrario di almeno nove franchi tiratori del centrodestra. Uno schiaffo al quale i quattro assessori meloniani — su indicazione della segreteria nazionale — hanno risposto disertando la seduta di giunta convocata per scegliere i 18 nuovi manager della sanità.
Schifani è andato avanti lo stesso, nominando i vertici di aziende sanitarie e ospedali. Un colpo di mano che ha mandato su tutte le furie i big siciliani di FdI, pronti a scaricare il presidente della Regione: «La sua decisione apre la crisi», è la nota dettata alle agenzie alle 21, dopo una giornata di guerriglia nel centrodestra.
In mattinata Schifani aveva provato a ricucire lo strappo, convocando un vertice con i segretari delle cinque forze di maggioranza in vista della seduta pomeridiana del Parlamento regionale. I meloniani hanno invocato una corsia preferenziale per il disegno di legge che offriva un salvagente ai tre deputati di FdI eletti mentre ricoprivano cariche in enti regionali, in violazione della legge.
Ma Forza Italia, Lega e Dc di Cuffaro — che già nelle settimane scorse avevano espresso dubbi sulla norma, giudicata incostituzionale dagli stessi uffici dell’Ars — hanno chiesto di procedere con il disegno di legge per l’elezione diretta di presidenti e consiglieri delle ex Province, con l’obiettivo di andare alle urne a giugno nella stessa tornata delle Europee.
A quel punto i meloniani hanno minacciato di bocciare la riforma delle Province. E Schifani ha accolto la richiesta di FdI, chiedendo al presidente dell’Assemblea regionale Gaetano Galvagno, fedelissimo di Ignazio La Russa, di mettere ai voti la norma salva-ineleggibili. Ma l’accordo non ha retto. La maggioranza è andata al tappeto con 34 no e 30 sì, sotto gli occhi di Schifani che si era presentato in aula per fare da garante all’intesa. Dopo il voto, il governatore ha abbandonato infuriato il Palazzo
(da agenzie)
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