FINI A SORPRESA: “ANDRO’ A VOTARE AI REFERENDUM”. E ORA L’OPPOSIZIONE SOGNA LA SPALLATA
A LUNGO SNOBBATI, I QUESITI SU ACQUA, LEGITTIMO IMPEDIMENTO E NUCLEARE SI SONO TRASFORMATI IN UN ASSIST PER PROVARE A DARE UN NUOVO COLPO AL GOVERNO
L’opposizione ora sogna la “tripletta”.
Dopo il colpo assestato al primo turno delle amministrative e il micidiale cappotto rifilato alla maggioranza con i ballottaggi, all’orizzonte c’è una terza occasione per dare una spallata micidiale alla tenuta del governo.
Tra meno di due settimane, il 12 e 13 giugno, si vota infatti per i referendum. Acqua, legittimo impedimento e, forse (un grandissimo forse), nucleare. Raggiungere il quorum appare un’impresa, a maggior ragione ora che con la moratoria sull’atomo decisa con il decreto omnibus è praticamente scontata la cancellazione del quesito sul nucleare, vero traino della mobilitazione popolare.
Nell’opposizione, buona parte della quale ha in realtà snobbato fino a poco tempo fa la campagna referendaria, c’è comunque ottimismo sul fatto che l’attuale entusiasmo possa trascinare alle urne un numero di persone tale da far raggiungere il quorum.
Non è sui risultati infatti, dati ovviamente per scontati, ma sulla convalida della consultazione che si combatte la battaglia.
Per dare una spallata definitiva al governo sarebbe sufficiente quindi mobilitare un numero sufficiente di elettori.
I quesiti, se venisse confermato anche quello sull’atomo, sono infatti su temi dal valore particolare.
Solo quello sull’acqua può essere considerato un referendum “normale”. Legittimo impedimento e nucleare, dopo la centralità data dal governo al ritorno all’energia atomica in Italia, sono invece a tutti gli effetti un voto sulla politica e la persona di Silvio Berlusconi.
Non a caso Gianfranco Fini, che sino ad oggi si era tenuto debitamente alla larga dalla questione, è venuto per la prima volta allo scoperto annunciando l’intenzione di recarsi ai seggi.
“Mi auguro che gli italiani vadano a votare per i referendum – ha spiegato – perchè si tratta di una forma di democrazia diretta, con tutti i limiti”.
Un’uscita simile l’aveva avuta qualche giorno fa anche Umberto Bossi (“alcuni quesiti sono attraenti”, aveva detto), in parte desideroso di tenere sulle spine il sempre più scomodo partner di Arcore, in parte rispondendo agli umori dei comuni valligiani e della Pedemontana, tradizionale bacino elettorale leghista, in allarme per le mire dei privati sulle loro sorgenti.
E persino la Chiesa, in quella che è sembrata una crescente freddezza verso Berlusconi, si è schierata alla vigilia dei ballottaggi “per la tutela dell’acqua bene pubblico” .
Centrare il quorum resta un’impresa, anche perchè per la prima volta l’asticella viene alzata dal conteggio degli italiani all’estero, circa tre milioni di elettori, mentre rischia invece di venire meno in blocco il voto dei sardi, che sul nucleare si sono già espressi in massa con una consultazione regionale il 15 e 16 maggio.
Inoltre, malgrado paradossalmente gli italiani residenti all’estero abbiano già iniziato a votare per corrispondenza sulle schede stampate tempo fa, in realtà la cancellazione del quesito sul nucleare da parte della Cassazione viene data per scontata.
Gli ultimi sondaggi, per quanto piuttosto datati, sembrano poi lasciare spazio solo ai sogni.
All’inizio di aprile, con gli sviluppi dell’incidente giapponese ancora sulle prime pagine, il 60% dei mille intervistati nel corso di un sondaggio commissionato dal periodico Nuova Ecologia, ammetteva di non conoscere i quesiti, mentre solo un 54%, dopo essere stato debitamente informato, ha espresso l’intenzione di andare a votare.
Maggioranza fragile che difficilmente verrebbe riconfermata oggi. “Ma anche i risultati di oggi ai ballottaggi chi se li sarebbe aspettati”, chiosa sornione Francesco Ferrante, senatore del Pd tra i pochi in prima fila dal primo momento sul fronte referendario facendo proprio il desiderio dell’intera opposizione.
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