FITTO SCHIERA LE TRUPPE: “FORZA ITALIA IMBARAZZANTE”
PER BERLUSCONI “E’ ROBA DA VECCHI DC”
La partenza non è proprio quella di una corazzata.
L’inno nazionale che si inceppa un paio di volte, i video che non partono, l’audio è quello che è, Raffaele Fitto parla a braccio, il tono non proprio di chi sta dichiarando una guerra.
Ma l’armata dei “Ricostruttori”, forse un po’ artigianale, parte comunque, a modo suo, all’arrembaggio del partito e di Silvio Berlusconi.
La folla accorsa plaude quando il suo nuovo leader affonda il coltello: «L’ultimo anno di Forza Italia è sinceramente imbarazzante», votare le riforme «è stato un suicidio e noi abbiamo avuto il grande torto di avere ragione».
L’aria è cambiata, è il sottinteso dell’intera manifestazione, dell’ex ministro pugliese, «inutile pensare che si possa fermare il cambiamento con un commissariamento regionale » e poi «sarebbe mortificante, un autogol lasciarci fuori dalle liste per le regionali».
Berlusconi tace, ufficialmente lo ignora, in privato è un vulcano.
La sala dell’auditorium Massimo, all’Eur, è gremita da più di 1.500 aficionados del leader pugliese e della sua quarantina di parlamentari.
I pullman intorno all’istituto religioso sono targati Puglia (ovvio) ma anche Campania, Toscana, alcuni vengono dalla Sicilia.
Non appena il capo del “partito nel partito” compare scendendo le scale, ecco l’inno di Forza Italia, e sa di beffa, mentre sventolano cinque bandiere cinque forziste.
È one man show , il protagonista, camicia bianca senza cravatta, auricolare con cuffia che fa molto Leopolda, cammina su e giù per il palco, la sua immagine proiettata sul maxi schermo che fa da quinta, sarà solo lui a parlare per un’ora tonda.
La giovane moglie Adriana che se lo guarda dalla prima fila, seduta al centro della platea, tra Maurizio Bianconi e Daniele Capezzone, Cinzia Bonfrisco e Saverio Romano, il toscano Roberto Tortolioltre a uno stuolo di parlamentari pugliesi.
Poco più in là siede anche il leader della Destra Francesco Storace, la battuta sempre pronta: «Qui perchè so che non incontro Renzi».
C’è pure l’ex presidente della Regione siciliana Giuseppe Drago.
Se qualcuno si attende l’annuncio dello strappo, della scissione da Forza Italia, del “colpo di grazia” contro l’anziano leader da rottamare dietro il sinonimo della «ricostruzione», resterà deluso.
«Siamo qui per rivendicare la nostra storia. Noi stavamo e stiamo dentro Forza Italia, sia chiaro a tutti», è il messaggio chiaro all’indirizzo di Arcore. L’ex governatore pugliese, tra un applauso e l’altro, scherza sulla diffida. «I quindici giorni sono quasi passati e non è arrivata la lettera di licenziamento ».
Poi si fa serio, «nessuno può cacciarci».
Fa un lungo excursus di questo anno in cui «Forza Italia non ha fatto opposizione, andava a braccetto con Renzi, stava finendo nel partito unico».
Ma il suo conto in sospeso è con Berlusconi.
«Lui può scegliere di chiudersi in atti imbarazzanti come il commissariamento della Puglia e commettere l’errore di lasciare campo a Salvini o guidare il partito dentro la Terza Repubblica».
Lasciare campo al capo leghista «sarebbe un grave errore». Si dice «deluso e dispiaciuto» per il repulisti nella sua regione che «non passerà sotto silenzio».
Invoca democrazia, a questo punto, e soprattutto primarie. Lo va facendo da quasi un anno ormai e continuerà a farlo adesso in giro per l’Italia.
La settimana prossima in Veneto, poi in Campania, in Sicilia. «Non ci fermano, andiamo avanti, non siamo contro nessuno, ma vogliamo ricostruire Fi dal basso».
Il capo è avvertito. Berlusconi osserva da Arcore, mentre i fedelissimi Toti, Gelmini, Romani tengono una contromanifestazione a Bergamo.
Nessuna dichiarazione ufficiale, solo commenti privati, serali coi dirigenti. E lì il leader forzista è sferzante.
La sortita di Fitto diventa «inutile, dannosa, autodistruttiva per il partito e il centrodestra in questo momento», la considera frutto della «cultura del correntismo post democristiano », roba per lui da l’orticaria.
«Non si rende conto che così fa solo danni?»
Berlusconi parla dell’ex pupillo pugliese ormai come di un fuoriuscito, ma non vuole fargli il «regalo» di metterlo fuori, anche perchè ritiene di averlo ormai «neutralizzato assieme ai suoi uomini in Puglia ».
La testa per adesso è rivolta ad altri pensieri, a Salvini che non molla in Veneto, soprattutto alle olgettine esplose come palloncini a rovinare la festa dell’imminente «liberazione».
Carmelo Lopapa
(da “La Repubblica”)
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