FLOP DEL BONUS ENERGIA: SI E’ SPENTA LA LUCE
GENOVA: A SEI MESI DALL’APPLICAZIONE DELLO SCONTO SULLA BOLLETTA SOLO UN TERZO DEGLI AVENTI DIRITTO HA FATTO DOMANDA… LO SCONTO ERA TALMENTE ESIGUO CHE IL COSTO DELLA PRATICA SUPERAVA L’IMPORTO DA EROGARE… AL MASSIMO LO SCONTO ARRIVA A 58 EURO L’ANNO, SOLO 7.500 DOMANDE SU OLTRE 20.000 AVENTI DIRITTO… SE QUESTE SONO LE MANOVRE SOCIALI PER I MENO ABBIENTI…
Ci siamo soffermati in più di un’occasione sulle misure del Governo che avrebbero dovuto, nelle intenzioni, alleviare i problemi delle persone più in difficoltà di fronte alla crisi economica internazionale.
Dalla social card ai vari bonus, avevamo dovuto evidenziare non solo una serie di intoppi tecnici e burocratici, ma l’assoluta inadeguatezza di queste minime misure sociali.
A dimostrazione della nostra tesi. I dati evidenziavano che di fronte a una massa certa di potenziali aventi diritto, nemmeno la metà di costoro, talvolta neanche un terzo, richiedevano card e bonus vari.
Se persino una famiglia in difficoltà rinuncia a un aiuto economico le ragioni non sono molte: o la cifra è talmente misera da risultare ridicola e offensiva della dignità , o le pratiche burocratiche per ottenerla sono così incasinate da demotivare chiunque, o il rapporto costo-benefici risulta del tutto inadeguato.
L’errore è stato anche ogni volta di decantare l’elargizione di una monetina come se si fosse staccato un assegno milionario: il vendere un intervento minimo come se, con questa iniziativa, si fossero risolti i problemi di tanti pensionati sociali e di tante famiglie con figli a carico.
Di card in bonus, alla fine il cittadino ha compreso che in mano gli sarebbe rimasto quasi nulla, salvo le complicazioni, i timbri e i bolli, le certificazioni e le autodichiarazioni, le code e le maledizioni.
Sappiamo come la burocrazia in Italia farebbe incavolare anche un aspirante beato.
Tra i vari bonus di fine anno ricorderete certamente il bonus energia, uno sconto sulla bolletta, in pratica, per i ceti meno abbienti che il governo ha pubblicizzato a lungo attraverso spot ufficiali sui media. Anche qua si erano create aspettative non da poco.
A distanza di sei mesi dalla sua applicazione vediamo, in una città come Genova, come è andato questo bonus sociale con sconto automatico sull’energia.
Tanto per cambiare è stato un flop annunciato anch’esso: a fronte di un bacino potenziale di 20.000 cittadini bisognosi, le domande presentate sono state 7.500, poco più del 30%.
Più delle metà delle persone che ne avevano diritto ha rinunciato perchè lo sconto era troppo esiguo: in certi casi il costo della pratica per l’amministrazione è risultata superiore alle erogazioni concesse.
Il Comune di Genova informa che ogni pratica è costata alle casse comunali 8 euro per un totale di 60.000 euro e che “i costi di organizzazione sono stati spesso più alti dei benefici, a causa di un sistema informatico poco efficiente e di moduli di compilazione troppo difficili”.
Molti cittadini che si erano recati agli sportelli per chiedere informazioni, una volta scoperto che lo sconto arrivava al massimo a 58 euro l’anno, hanno rinunciato.
Senza contare che in molti casi la somma era di molto inferiore.
Considerando che il governo aveva trasferito il compito di erogare il bonus ai Comuni, si è messo in moto un meccanismo burocratico talmente incasinato di passaggi, comunicazioni, dichiarazioni e deleghe che quanto sia costato preferiamo non saperlo.
Non è certo così che si risolvono i problemi dei ceti meno abbienti, alla fine di rischia pure l’effetto contrario: di far sentire questi cittadini presi per i fondelli.
Era meglio un unico intervento mirato e ben finanziato che tante monetine sparse che sanno di elemosina e con cui non ci si compra neanche un panetto con la mortadella al giorno.
Spacciandolo in Tv per raffinato caviale.
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